Vi voglio raccontare una storia esemplare, la storia di mio nonno materno. Costretto a emigrare negli USA negli anni ’30 del secolo scorso lasciando a casa la moglie e le figlie, mio nonno lavorò duramente e mandò alla moglie le rimesse con cui questa minuta e rude donna d’altri tempi riuscì a mettere assieme un discreto patrimonio.
Nel 1953, alla morte di mio nonno, le figlie, tra cui mia madre, ereditarono case e terreni, uno dei quali fu utilizzato nel 1969 per effettuare una permuta dalla quale tre delle quattro sorelle ricavarono un cospicuo numero di appartamenti che donarono ai rispettivi figli. Io fui uno dei beneficiari di questa donazione e feci di due appartamenti ricevuti in dono la casa dove andai ad abitare fino ad oggi, anzi fino a ieri. Perché oggi sono stato privato di questi due appartamenti da un provvedimento della magistratura che me li ha sequestrati sospettando che essi provengano da guadagni illeciti.
Mio nonno ha lavorato duramente ma non mi risulta che lo abbia fatto anche illecitamente, eppure lo Stato che lo ha costretto nel 1930 a procurarsi altrove quello che in patria non ha potuto realizzare, ha trovato il modo, dopo 79 anni, di privare un suo erede di parte di quei beni: una piccola proprietà di famiglia, due appartamenti non di 16 (come hanno scritto i giornali) ma di 8 vani, del valore non di € 1.500.000 (come hanno scritto i giornali) ma di appena € 350.000 (compresi le polizze previdenziali e i libretti a risparmio), non “strappati ai boss”, come ha titolato qualche giornale, ma scippati a mio nonno la cui memoria è stata sfregiata da un episodio di stupido accanimento dello Stato contro un suo cittadino.
Per inciso, la stampa ha bruciato sul tempo la magistratura dando in anteprima la notizia del provvedimento di sequestro che a me non è stato ancora notificato.
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