L’odio nella sua implacabile deriva ha prodotto l’intransigenza giacobina dei professionisti dell’antimafia. Basta assistere ad un processo di mafia per imbattersi nella ringhiosa, schiumante indignazione di giovani urlanti che mischiano la loro rabbia con l’angoscia dei familiari di mafia. L’inflessibile severità di questi giovani privi di dubbi, assisi sulla certezza della loro superiorità morale, esplode in tutta la sua spietatezza allorchè la lettura delle sentenze di condanna, nei ricorrenti processi per estorsione, è accolta da boati di approvazione e di gioia. Nessun imbarazzo per la sofferenza che si consuma a pochi passi da loro, nessuna pietà per le lacrime delle spaurite donne di mafia che pur condividono lo stesso tempo, lo stesso spazio, un pezzo di vita comune.
L’odio prende il posto della misericordia e non riconosce il dolore negando all’uomo la sua umanità.
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