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mercoledì 25 settembre 2013

Don Mazzi

Don Mazzi è noto per essere il fondatore di Exodus comunità benemerita che nasce come centro di recupero dei tossicodipendenti e che, col tempo, ha allargato la sua missione al recupero dei peccatori in genere. Un programma ambizioso quanto è ambizioso il suo apostolo che non perde occasione per esternare, spesso sovrapponendosi al suo progetto. Basta seguire i talk show per vederlo impegnato in appassionati dibattiti.  La sua ultima esternazione riguarda Berlusconi al quale il nostro ha rivolto l’invito di espiare la condanna ai servizi sociali nella sua comunità. Di questo noto peccatore il debordante prete dice di volersi occupare in prima persona ma, prima di occuparsene, ci fa sapere cosa ne pensa: “ Berlusconi almeno nell’ultima parte della sua vita può finalmente smontare il suo idolo e trovare il modo di fare cose utili “ e ancora: “ Deve liberarsi di tutte quelle donnacce che ha avuto intorno fino ad ora. Deve smettere di fare il personaggio idolatrato e così anche noi smetteremo di maledirlo “ e ancora, sempre su Berlusconi: “ Nessuno ha dentro una bestia che non può essere abbattuta “. Sul rapporto di Berlusconi con la Pascale poi il nostro Savonarola è ancora più tranciante: “ Si vede che quello di Berlusconi con la Pascale è tutto tranne che amore “ e a proposito della Pascale:  “ Vada a lavorare a Napoli in pizzeria“.
Non sono tipo da scandalizzarsi facilmente, ma debbo ammettere con un po’ di sconcerto che non mi aspettavo il dispiegamento di tanta saccenteria né che un prete confessasse in tutta tranquillità di avere maledetto un suo simile. Sono fermo al Vangelo che  parla di un Cristo che non giudica e perdona, mi risuona nella mente la frase: “ Chi sono io per giudicare? “, mi sto appena riconciliando con la Chiesa grazie a un Papa che predilige la pastorale alla dottrina e ci fornisce ogni giorno esempi di umiltà, ed ecco che un prete sale sul pulpito, ci impartisce lezioni di morale come un qualsiasi bacchettone e mette in crisi un cammino faticosamente percorso.

I preti come Don Mazzi che sono animati dalla voglia di esibire il loro ego e inciampano nella loro foga moralistica dimenticando il verbo evangelico, dovrebbero dismettere la loro tonaca. Gli saremmo grati lo stesso per le opere di beneficenza che compiono e gli perdoneremmo il peccato della vanità nel quale spesso i comuni mortali incorrono. A un laico si può, ad un prete no, a un prete non si possono perdonare le debolezze dei laici, da un prete ci aspettiamo sobrietà e specie da quelli di frontiera, come Don Mazzi, ci aspettiamo che tengano a bada l’autocompiacimento e la tentazione di maramaldeggiare con pruriti moralistici. Salvare vite umane non autorizza a ritenersi unti dal Signore, il demiurgo è solo nella mente di Platone.

martedì 17 settembre 2013

Italiani brava gente

La rissa tra destra e sinistra ci dà la misura del livello d’eccellenza raggiunto dalla nostra politica. Un esempio ci viene fornito da Renzi il quale, con una battuta da bar dello sport, ha dichiarato che, in caso di elezioni anticipate, “asfalterà” il PDL. Non c’è che dire, una bella dimostrazione di stile da parte di chi aspira a guidare il Paese!
Viene da chiedersi in che modo riuscirà a funzionare la democrazia rappresentativa in un Paese che non ha più rappresentanti in grado di rappresentare alcunché al di fuori della loro improntitudine.
Come si è arrivati a questo punto? Senza farla troppo lunga, si può senza dubbio dire che tutto nasce dalla mancanza di una identità del popolo italiano, incapace di munirsi durante la sua storia di un profilo che ne determinasse in via più o meno definitiva i connotati. Siamo un popolo senza Patria se per Patria si intende comunanza di ideali che contemperi le diversità, siamo apolidi e privi di un sogno comune.
Quando siamo nati come nazione, potevamo scegliere tra illuminismo ideologico e illuminismo pragmatico, tra la dottrina che avrebbe prodotto i dispotismi del Novecento e quella che stava producendo le grandi democrazie liberali.
La sinistra italiana ha imboccato la prima via e ha issato una bandiera che la storia si è incaricata di sbrindellare ma che non ha impedito agli sconfitti di assumere una identità orgogliosa e continuare a esibirla sostituendo il loro sogno fallito con la rivendicazione di una pretesa superiorità morale e culturale. Il vecchio Partito Comunista Italiano, quando ha pattuito con la Democrazia Cristiana la spartizione del patrimonio della Repubblica, si è accaparrato i santuari della cultura e ha posto le basi per orientare la coscienza della gente e determinare che cosa è politicamente corretto. Da quel momento è stata una corsa alla manipolazione in cui sono state impiegate le leve sfornate nelle fucine dei centri culturali appaltati dalla sinistra, i giornali, i maitres à penser, alcuni magistrati, tutti protesi a normalizzare le coscienze e a costruire le “verità”.
Dall’altra parte non c’è stata altrettanta vivacità e lungimiranza. Dopo gli approcci autenticamente liberali di Cavour e il decennio giolittiano, la destra italiana è stata travolta dagli eventi e dalla sua insipienza. Il corpaccione senza anima e senza identità della nostra borghesia ha, tutto sommato, accettato il fascismo e, nel dopoguerra, tenuta insieme unicamente dal collante dell’anticomunismo, si è fatta rappresentare dalla Democrazia Cristiana che tutto aveva tranne una vocazione liberale. Si è riaffacciata sulla scena nel 1994 per esprimere Berlusconi e in questa scelta ha palesato la sua anima mercantile, incapace di volare nei cieli di ideali universali. Priva di una identità culturale legata a tradizioni che altrove, in Europa e nel mondo, hanno partorito solide democrazie, attenta al proprio particulare, ha espresso quello che si meritava, quel Berlusconi che non ha realizzato le riforme epocali promesse, che ha barattato le garanzie di tutti con leggi e ad personam, che, in tema di giustizia, ha emanato leggi liberticide cavalcando una intransigenza che serviva a lustrare la sua reputazione compromessa, fottendosi dei diritti fondamentali ai quali ci richiamano le censure dell’Europa, e dimenticando i proclami liberali con cui si riempie la bocca. Alla fine la legge del contrappasso gli ha presentato il conto e l’on. Alfano dovrebbe avere i l buon gusto di non affliggerci con i suoi starnazzamenti sul diritto sfregiato, lui che da ministro di Grazia e Giustizia ha contribuito a sfregiarlo. Robespierre ha trovato qualcuno più giustizialista di lui.
Ma destra e sinistra hanno perduto entrambi la partita. Padrona del campo è rimasta solo la casta dei magistrati. Come giustamente osserva Angelo Panebianco, “il diritto penale è, fra tutte le forme del diritto, la più primitiva e barbarica…..e quando diventa il mezzo dominante di regolazione dei rapporti sociali, allora ciò che chiamiamo civiltà moderna è a rischio estinzione”. La coazione che è pur sempre una violenza, va usata quando è assolutamente necessaria e su ciò bisogna vigilare.
E invece una politica tremebonda e in preda ad una sorta di cupio dissolvi, anziché vigilare, si è persino privata dell’immunità e ha consegnato sé stessa e il Paese nelle mani di un Potere senza controllo che può decidere a suo piacimento di “regolare i rapporti sociali” e di determinare la sorte di vite umane e di imprese.





giovedì 5 settembre 2013

I pruriti moralistici

I pruriti moralistici sono le ipocrisie con cui ci produciamo in fughe in avanti agitando la presunzione di una etica superiore.
Un esempio di ipocrisia istituzionale è quello fornitoci dalla nostra Costituzione che all’art. 3  recita così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Prima dei nostri padri costituenti ci avevano pensato Hobbes e Hegel a teorizzare lo stato etico e non si sentiva certo il bisogno che la nostra Costituzione, grazie allo zelo di alcuni suoi redattori campioni di una ideologia dura a morire, fornisse ai cultori del diritto teleologico l’alibi per imperversare con la pretesa di redimere il mondo e sciogliere il nodo uguaglianza o libertà a favore della prima.
I pruriti moralistici hanno inoltre generato una casta moralmente superiore che esercita il razzismo etico, divide gli uomini in buoni e cattivi e stabilisce la primazia dei principi che devono regolare il mondo. Grazie all’equivoco dei buoni propositi uomini da cui dipendono le nostre sorti ci hanno catapultato nel buio di un tunnel di cui non vediamo l’uscita. Dilettanti della ragione che barano con i buoni sentimenti ci hanno mandato allo sbaraglio perché non hanno saputo adottare l’arte del possibile ed essere, quando era il momento, giustamente cattivi.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In nome delle buone intenzioni i nostri governanti hanno sperimentato un qualunquismo egalitario e ci hanno apparecchiato la forbice allargata a dismisura di una diseguaglianza sempre più accentuata, spalmando, in questo caso in misura veramente uguale, la cosiddetta decrescita felice Sullo scenario internazionale i pruriti moralistici hanno prodotto guai ancora maggiori. Incerti tra Antigone e Macchiavelli, i potenti della terra alla fine hanno fatto la scelta peggiore. Rincorrendo pietismi nei confronti di un terzo mondo vessato dai tiranni, si sono prodotti in una strategia confusionale che ha sostituito il male col peggio, hanno pasticciato sul vero senso della politica e, infischiandosi della ragion di Stato e degli interessi superiori, ci hanno regalato l’Iraq, la Libia, l’Egitto e per ultima la Siria, una via senza uscita nella quale Obama si è cacciato sproloquiando di linea rossa e di principi morali.
Non voglio certo tessere l’elogio del cinismo e chiudere gli occhi davanti all’orrore di innocenti massacrati da Assad con le armi chimiche né ignorare gli ideali di libertà che anche nel mondo arabo hanno dato segni di vita. Pur avvertendo il terribile valore simbolico delle morti procurate dall’impiego di gas chimici, non dobbiamo scandalizzarci per esse più di quanto non ci scandalizziamo per quelle più numerose procurate dalle armi tradizionali, e dobbiamo essere più cauti nelle scelte proprio per il rispetto dovuto a quegli ideali. Gli aneliti di libertà rivendicati dai giovani della primavera araba sono costretti a misurarsi con la realtà di un conflitto tra fazioni che con la libertà non hanno nulla da spartire, e una presa di posizione a favore dell’una o dell’altra parte non è sempre la scelta a favore di un mondo migliore.
Gli USA che hanno una loro responsabilità agli occhi del mondo, debbono riflettere di più prima di abbandonarsi alla sindrome dello sceriffo che spesso praticano in maniera dilettantesca a spese di tutti.

I pruriti  moralistici sono un lusso che ciascuno di noi si può permettere nel chiuso del proprio orticello ma che non ha il diritto di far pagare all’intera collettività.