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giovedì 23 gennaio 2014

Realtà a confronto

E’ di questi giorni la notizia che Marcello dell’Anno, ergastolano in regime di 41 bis, laureatosi in legge con lode all’Università di Pisa, è stato chiamato a fare da relatore in un corso di formazione giuridica per avvocati. Un’altra notizia ci informa che alcuni politici sono sotto indagine per peculato. La contemporaneità delle due notizie mi ha suggerito un confronto tra due realtà che, partendo da contesti parimenti illeciti, seppur con i debiti distinguo, si dipanano con uno stile completamente diverso. La vicenda di Dell’Anno richiama una realtà che certamente è più scellerata rispetto all’altra, ma che almeno non finge e in qualche caso riesce persino a riscattarsi. La vicenda dei politici indagati, con tutte le doverose cautele nei confronti di una indagine che è solo all’inizio, richiama realtà già viste, cialtrone e sfrontate che confermano quasi sempre il peggio di se.
Dell’Anno e quelli che, come lui, si sono chiamati fuori dalle regole della convivenza legale, non si nascondono dietro il dito di un perbenismo che sanno di non poter vantare, hanno fatto la loro scelta, la declinano senza inganni, ne pagano le conseguenze, se vogliono e possono, tentano un riscatto, ma non fanno proclami e non dicono di essere quelli che non sono. Si può paradossalmente dire che con la loro disonestà conclamata ci fanno respirare una boccata d’onestà.
I politici disonesti, al contrario, ci hanno abituato a rivendicazioni d‘onestà, a fughe in avanti e captatio benevolentiae  accorate e solenni  smentite poi dai fatti. In essi c’è l’ipocrisia di un perbenismo di facciata che sale in cattedra raccontandoci di come è prioritario il bene comune, che tuona impartendoci lezioni di integrità, che a parole prende la distanze dal malaffare e giura sulla indipendenza da collusioni e patti scellerati, salvo poi farsi beccare con le mani nella marmellata intento a intrallazzare con grandi e piccoli misfatti. Spesso con piccoli, miserabili furterelli che la dicono tutta sulla differenza rispetto ai giganti del passato capaci di pensare e agire in grande nel bene come nel male. E’ la zona grigia e insulsa di un mondo di mestatori che trafficano con l’illecito e con la nostra credulità, che millantano superiorità morale e si fanno censori dei vizi altrui, ma non hanno il coraggio di essere sé stessi. Rubino ma che almeno non ci ammorbino con le esalazioni di improbabili proclami sulla loro onestà.

Ho una proposta per chi vuol raccoglierla: qualche uomo politico delle nostre contrade, invece di impegnarsi in crociate moralistiche pronunciando autodafé con cui mettere al bando i temerari che non scodinzolano alla sua corte, inviti Marcello Dell’Anno nei palazzi del potere a tenere una lectio magistralis  sul rispetto dei diritti civili.

venerdì 3 gennaio 2014

I miei amici in carcere

Intrattengo rapporti epistolari con alcuni miei ex compagni di detenzione ancora in carcere, e in questo periodo mi sforzo di essere più presente del solito perché so, per esperienza, che durante le feste di Natale e Pasqua la nostalgia di casa diventa più pungente del solito, i detenuti avvertono ancora di più il loro isolamento dal mondo esterno, le sensibilità si accentuano e può accadere di tutto, nel male e nel bene. Quest’anno ho ricevuto una lettera da uno dei miei assidui corrispondenti, che testimonia come anche in  condizioni estreme possono accendersi sensibilità positive, un lirismo che commuove e sprazzi di cultura insospettabili. Di essa vi propongo uno stralcio e la poesia di Mandela che il mio ex compagno ha voluto regalarmi.
“Il tuo processo continua a restare in bilico come se il tuo destino debba ancora essere deciso da Lachesi. La dispettosa figlia di Zeus sembra prendersi gioco di te e fa e disfa i fili con cui intreccia il tuo destino, allungando a suo piacimento la durata della tua attesa. Le decisioni delle Moire, come tu ben sai, sono immutabili tanto da non potere essere cambiate neanche dagli dei, ma sono certo che ai capricci di Lachesi saprai opporre la tua fierezza. Intanto goditi questa poesia di Mandela che ho scelto per te e che indica ai perseguitati dalla giustizia la rotta da seguire”:
                                                        
                                                              Dal profondo della notte che mi
                                                              avvolge,
                                                              buio come un pozzo senza
                                                              uscita,
                                                              ringrazio qualsiasi Dio esista
                                                              per la mia anima invincibile.

                                                              Nella feroce stretta delle
                                                              circostanze
                                                              non ho sussultato né ho gridato
                                                              forte
                                                              sotto i colpi d’ascia della sorte
                                                              il mio capo è sanguinante, ma
                                                              indomito.

                                                              Oltre questo luogo d’ira e di
                                                              lacrime
                                                              si profila il solo orrore delle
                                                              ombre
                                                              e ancora la minaccia degli anni
                                                              mi trova, e mi troverà, senza
                                                              paura.

                                                              Non importa quanto stretto è il
                                                              passaggio,
                                                              quanti castighi dovrò ancora
                                                              sopportare,
                                                              io sono il padrone del mio
                                                              destino:
                                                              io sono il capitano della mia
                                                              anima.

Bella, vero? Ed è bella l’anima del mio amico che ha saputo trovare la via d’uscita dal “profondo buio della notte”.