E’ forte la tentazione di unirsi alla
canea che ha investito Crocetta. L’uomo si è distinto in passato
per il cinismo con cui ha tentato di macchiare la reputazione di
galantuomini pur di lustrare la sua patente di antimafioso
inflessibile, e dunque viene spontaneo l’impulso di ripagarlo con
la stessa moneta senza stare tanto a sottilizzare. Ma anche nei
confronti di un uomo simile, contro il quale si ha ragione di nutrire
sacrosante riserve per mille motivi, la cautela è d’obbligo non
per riguardo alla persona ma al dovere dell’onestà. Quanti hanno
a cuore le garanzie di chi è sottoposto ad accuse senza riscontri
certi, non possono prestarsi al furore dei linciaggi, e la legge del
contrappasso che Crocetta sta subendo dopo aver maramaldeggiato per
anni, è una questione tra duri e puri che non può riguardare chi,
come i comuni mortali, con la purezza non ha molta dimestichezza.
Coloro che hanno subito esecuzioni sommarie, anche ad opera del
signor Crocetta, sanno che cosa significa finire nel frullatore di
certa stampa al servizio di ragioni non sempre chiare e a caccia di
colpevoli sulla cui responsabilità non c’è ancora il timbro
definitivo della magistratura, e non possono condividere gli insulti
della canaglia in rete. L’Espresso sostiene di essere in possesso
di una intercettazione che inchioderebbe Crocetta a responsabilità
morali stomachevoli, la Procura di Palermo sostiene che non c’è
alcuna traccia di una simile intercettazione. Vedremo chi dice il
vero, anche se non c’è bisogno di attendere le verifiche sulle
frasi attribuite a Tutino, per essere preoccupati. Dalle
intercettazioni in mano agli inquirenti emerge infatti, stavolta
senza alcun dubbio, il comparaggio, che evoca scenari inquietanti,
tra Crocetta e Tutino, all’ombra del quale veniva decisa la
spartizione degli incarichi da affidare. Che dire, si rimane
sconcertati non tanto perché scopriamo che il santo martire della
lotta al malaffare usa gli stessi metodi di coloro che dice di
combattere, ma perché avvertiamo un senso di impotenza di fronte ad
un gattopardismo duro a morire che ci irride attraverso la
sfrontatezza del nostro governatore. Non ci resta che ripagarlo col
senso di ripulsa che suscita la sua panza ballerina.
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