La casta
Partecipano agli stessi rituali e si muovono nei loro
recinti dorati. E’ la casta dei noti e meno noti che si aggirano con passi
felpati nelle ovattate stanze del potere e guardano al resto dell’umanità con
compatimento. Occupano le cadreghe che contano e se le scambiano a turno in
attesa di cederle agli eredi, parcheggiano le loro natiche nei circoli
esclusivi, organizzano convegni in cui l’unico pass è il quarto di nobiltà
piuttosto che la competenza e cinguettano con la erre blesa simbolo di una
sciccheria cui li obbliga il rango. Hanno sostituito Marx con Keynes e,
all’insegna del loro nuovo mito, hanno pompato la spesa pubblica con l’alibi
della redistribuzione e ne hanno fatto la greppia con cui hanno soddisfatto i
loro appetiti e scardinato il sistema.
Mentre continua ad aumentare il numero dei nuovi poveri che
rovistano nei contenitori dell’immondizia, mentre i pensionati non arrivano più
neanche alla terza settimana del mese e i “giovani” attempati bivaccano in casa
dei genitori meditando sulla precarietà del loro futuro, mentre le aziende
falliscono a causa del mancato incasso dei crediti vantati nei confronti dello
Stato reso insolvente dall’allegro saccheggio del denaro pubblico, i nostri
veleggiano in mari tranquilli a bordo di barche lussuose, fottendosi della
moralità ma in compenso ostentando moralismo. Con la stessa improntitudine con
cui mescolano la supponenza culturale dei pochi con la tendenza modaiola dei
molti cortigiani incolti, con cui vestono casacche dimesse giocando a fare i
progressisti al riparo del loro mondo dorato e pretendono di far calare
dall’alto quel che hanno stabilito essere utile all’interesse del popolo bue, i
sacerdoti dell’ortodossia politica e sociale vivono una concretissima vita di
privilegi, esibiscono con nonchalance i feticci effimeri dell’apparire,
spendono per l’acquisto del ninnolo di
tendenza la somma che serve a un cassintegrato per vivere un mese, sacrificano
sull’altare della loro presunzione il destino di tutti con decisioni che si
traducono puntualmente in disastri.
Le cerimonie con cui
i boiardi del sistema istituzionale e intellettuale lucidano il pedigree
dei nocchieri che hanno mandato la nave a incagliarsi, sono altrettante
manifestazioni di una sfrontatezza esibita senza alcun pudore.
In questo clima si sta consumando il dramma/farsa di una
crisi istituzionale che appare senza ritorno, con al centro un velleitario e
sprovveduto Berlusconi che si è chiamato fuori dalla casta pretendendo di
sostituirsi ad essa e di combatterne i poteri e che ha finito per cacciarsi in
un cul de sac. In preda ad un evidente
stato confusionale è transitato dalla tagliola della casta a quella dei cattivi
consiglieri ed è riuscito nell’impresa di fornire un assist provvidenziale a
quanti, in concorso con lui, hanno sfasciato l’Italia ma, grazie al suo passo
falso, possono assumere l’aria innocente di chi è capitato nei paraggi per caso
proponendosi nelle vesti dei soli che hanno a cuore il bene del Paese e si
stanno adoperando per porre rimedio ai guasti fatti da Berlusconi.
Un bel capolavoro, non c’è che dire!
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