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martedì 1 ottobre 2013

La casta

Partecipano agli stessi rituali e si muovono nei loro recinti dorati. E’ la casta dei noti e meno noti che si aggirano con passi felpati nelle ovattate stanze del potere e guardano al resto dell’umanità con compatimento. Occupano le cadreghe che contano e se le scambiano a turno in attesa di cederle agli eredi, parcheggiano le loro natiche nei circoli esclusivi, organizzano convegni in cui l’unico pass è il quarto di nobiltà piuttosto che la competenza e cinguettano con la erre blesa simbolo di una sciccheria cui li obbliga il rango. Hanno sostituito Marx con Keynes e, all’insegna del loro nuovo mito, hanno pompato la spesa pubblica con l’alibi della redistribuzione e ne hanno fatto la greppia con cui hanno soddisfatto i loro appetiti e scardinato il sistema.
Mentre continua ad aumentare il numero dei nuovi poveri che rovistano nei contenitori dell’immondizia, mentre i pensionati non arrivano più neanche alla terza settimana del mese e i “giovani” attempati bivaccano in casa dei genitori meditando sulla precarietà del loro futuro, mentre le aziende falliscono a causa del mancato incasso dei crediti vantati nei confronti dello Stato reso insolvente dall’allegro saccheggio del denaro pubblico, i nostri veleggiano in mari tranquilli a bordo di barche lussuose, fottendosi della moralità ma in compenso ostentando moralismo. Con la stessa improntitudine con cui mescolano la supponenza culturale dei pochi con la tendenza modaiola dei molti cortigiani incolti, con cui vestono casacche dimesse giocando a fare i progressisti al riparo del loro mondo dorato e pretendono di far calare dall’alto quel che hanno stabilito essere utile all’interesse del popolo bue, i sacerdoti dell’ortodossia politica e sociale vivono una concretissima vita di privilegi, esibiscono con nonchalance i feticci effimeri dell’apparire, spendono  per l’acquisto del ninnolo di tendenza la somma che serve a un cassintegrato per vivere un mese, sacrificano sull’altare della loro presunzione il destino di tutti con decisioni che si traducono puntualmente in disastri.
Le cerimonie con cui  i boiardi del sistema istituzionale e intellettuale lucidano il pedigree dei nocchieri che hanno mandato la nave a incagliarsi, sono altrettante manifestazioni di una sfrontatezza esibita senza alcun pudore.  
In questo clima si sta consumando il dramma/farsa di una crisi istituzionale che appare senza ritorno, con al centro un velleitario e sprovveduto Berlusconi che si è chiamato fuori dalla casta pretendendo di sostituirsi ad essa e di combatterne i poteri e che ha finito per cacciarsi in un cul de sac.  In preda ad un evidente stato confusionale è transitato dalla tagliola della casta a quella dei cattivi consiglieri ed è riuscito nell’impresa di fornire un assist provvidenziale a quanti, in concorso con lui, hanno sfasciato l’Italia ma, grazie al suo passo falso, possono assumere l’aria innocente di chi è capitato nei paraggi per caso proponendosi nelle vesti dei soli che hanno a cuore il bene del Paese e si stanno adoperando per porre rimedio ai guasti fatti da Berlusconi.

Un bel capolavoro, non c’è che dire!

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