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venerdì 4 ottobre 2013

Addio alla pietà

Stamattina trecento esseri umani hanno bussato alla mia coscienza di europeo cristiano ed erede dei lumi e mi hanno chiesto notizie a proposito dei diritti umani. Ho avvertito la sgradevole sensazione di avere coltivato un mito senza misericordia e di essere retrocesso nel limbo degli impotenti costretti a prendere atto della propria inadeguatezza.
Trecento morti alle porte di casa nostra sono una sconfitta per ciascuno di noi ma sono soprattutto una sconfitta per la civilissima Europa orgogliosa delle sue conquiste nelle dorate contrade della sua opulenza, chiusa nei recinti del suo egoismo, che bacchetta con farisaica prosopopea l’Italia per le sue infrazioni ai canoni del bon ton europeo, ma lascia questa stessa Italia sola alle prese con l’orda di infelici che assediano i confini a sud della Sicilia dimenticando che sono confini europei.
Non salgo sul pulpito starnazzando con aria scandalizzata, perché sono il primo a chiedermi che cosa ho fatto per questi miei simili più sfortunati e a riconoscere la mia incapacità. L’unica capacità che ho è quella di percepire un senso di colpa e di chiedere conto a chi ha il dovere e gli strumenti per prevenire una simile tragedia, del perché  non lo ha fatto. Centinaia di disperati alla mercé di pochi scafisti incompetenti e senza scrupoli sono una realtà ricorrente e nota a tutti, come è possibile che nessuno abbia in qualche modo posto rimedio a questa insensatezza ed evitato tragedie annunciate?

So che i migranti che riescono ad approdare sulle nostre coste, finiscono per confluire e fermarsi per la maggior parte nei Paesi del nord Europa dove trovano una sistemazione più dignitosa rispetto a quella offerta dall’Italia, ma questo riguarda l’eccellenza organizzativa e il welfare di quei Paesi, non il loro cuore che con pilatesca indifferenza resta sordo alle tragedie che si consumano alla periferia d’Europa. Con queste tragedie si misura la sensibilità e la generosità della nostra gente che incrocia il proprio destino con quello di sconosciuti e conosce una sofferenza che non gli appartiene ma che fa sua, impegnandosi a fianco di uomini e donne sventurati nella battaglia per contendere la vita alla morte e piangendo calde lacrime quando deve arrendersi alla morte. 

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