I delinquenti da salvare
Grazie a Dio c’è ancora qualcuno
che si ricorda che esistono diritti fondamentali sui quali non si può
transigere e si batte affinché anche a quanti hanno commesso reati sia
concessa, senza mettere in discussione la legittimità della carcerazione, la
tutela della loro dignità e l’opportunità di redimersi. Lo so che è difficile
condividere una simile battaglia perché i detenuti sono percepiti con un senso
di diffidenza quasi che il loro errore li abbia resi degli appestati dai quali
stare alla larga. A pochi passi da casa nostra si consumano realtà drammatiche
che ignoriamo perché non le conosciamo, o perché, pur conoscendole, le viviamo
con un senso di disagio e tendiamo a rimuoverle. E allora è opportuno proporre
le testimonianze di personaggi che, data la loro statura, non autorizzano alcun
retro pensiero.
Ecco alcuni stralci di una lettera inviata al Corriere della
Sera dal professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e alta coscienza
morale:
“ Caro direttore, il messaggio del Presidente Napolitano
sulla situazione umanamente inaccettabile delle nostre carceri e
sull’opportunità di adottare provvedimenti di emergenza è in linea con
l’evoluzione civile e il progresso culturale del nostro Paese. Il Movimento
Scientifico for Peace – che riunisce intorno all’obiettivo di opposizione ad
ogni forma di violenza sull’uomo molte donne e uomini di scienza, fra cui 21
Premi Nobel – appoggia la proposta del nostro Presidente, che va molto al di là
di un gesto politico. In primo luogo è un atto di tutela della nostra
Costituzione, che all’articolo 27 recita: “L’imputato non è considerato
colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in
trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del
condannato” e all’articolo 13 ribadisce: “E’ punita ogni violenza fisica e
morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.
Ma le nostre carceri traboccano di detenuti costretti a
vivere in condizioni disumane e molti di loro sono in attesa di giudizio,
quindi soltanto presunti colpevoli. ……..E’ legittimo togliere ad un uomo la
libertà, non è legittimo togliergli la dignità……..Crediamo in una giustizia non
vendicativa ma rieducativa……..La vendetta, che si accompagna al desiderio di violenza
e di sopraffazione, appartiene alla legge del taglione……..Esiste per tutti gli
esseri umani, in possesso di cellule staminali proprie, la possibilità di
cambiare, di ravvedersi….., la persona
che abbiamo messo un giorno in prigione potrebbe non essere più la stessa,
cinque o dieci anni dopo, se la sua mente è stata educata. Ma come prendersi
cura di una persona in una situazione di sovraffollamento e degrado?.........Il
sistema scandinavo che considera il carcere una misura estrema, intesa, appunto,
come scuola di recupero, che non ha nulla di punitivo e tantomeno vendicativo”
adotta “per la maggior parte dei reati altre misure, arresti
domiciliari,sanzioni, servizi sociali. Il risultato è un tasso di criminalità e
soprattutto di recidiva molto basso”.
Mi pare che non ci sia molto da aggiungere se non che anche
sul tema del sovraffollamento nelle carceri noi italiani non siamo capaci di
porci con animo sereno e su di esso riversiamo una certa gaglioffaggine che ci
fa essere crudeli persino nei confronti della sofferenza. Allenati a
preoccuparci di ciò che conviene a noi, in nome dell’ interesse di parte e di
una forma di crudeltà gratuita, abbiamo educato il nostro animo ad una
intransigenza che strumentalizza tutto, anche il dolore.
Dopo il messaggio del Capo dello Stato, abbiamo assistito
alla fiera dell’ovvio dei soliti politici attenti a cavalcare, per motivi di
bottega, gli umori dell’opinione pubblica disorientata da un problema che non
conosce veramente, piuttosto che a spiegare che cosa è giusto fare in nome
della nostra civiltà giuridica e della nostra coscienza civile come ci
ammonisce il Professor Veronesi.
Al signor Renzi che ha definito l’amnistia e l’indulto un autogol e a
quanti sono insorti contro queste misure di clemenza, raccomando la lettura della lettera del professor Veronesi.
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