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lunedì 21 ottobre 2013

I delinquenti da salvare

Grazie a Dio c’è ancora qualcuno che si ricorda che esistono diritti fondamentali sui quali non si può transigere e si batte affinché anche a quanti hanno commesso reati sia concessa, senza mettere in discussione la legittimità della carcerazione, la tutela della loro dignità e l’opportunità di redimersi. Lo so che è difficile condividere una simile battaglia perché i detenuti sono percepiti con un senso di diffidenza quasi che il loro errore li abbia resi degli appestati dai quali stare alla larga. A pochi passi da casa nostra si consumano realtà drammatiche che ignoriamo perché non le conosciamo, o perché, pur conoscendole, le viviamo con un senso di disagio e tendiamo a rimuoverle. E allora è opportuno proporre le testimonianze di personaggi che, data la loro statura, non autorizzano alcun retro pensiero.
Ecco alcuni stralci di una lettera inviata al Corriere della Sera dal professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e alta coscienza morale:
“ Caro direttore, il messaggio del Presidente Napolitano sulla situazione umanamente inaccettabile delle nostre carceri e sull’opportunità di adottare provvedimenti di emergenza è in linea con l’evoluzione civile e il progresso culturale del nostro Paese. Il Movimento Scientifico for Peace – che riunisce intorno all’obiettivo di opposizione ad ogni forma di violenza sull’uomo molte donne e uomini di scienza, fra cui 21 Premi Nobel – appoggia la proposta del nostro Presidente, che va molto al di là di un gesto politico. In primo luogo è un atto di tutela della nostra Costituzione, che all’articolo 27 recita: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e all’articolo 13 ribadisce: “E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.
Ma le nostre carceri traboccano di detenuti costretti a vivere in condizioni disumane e molti di loro sono in attesa di giudizio, quindi soltanto presunti colpevoli. ……..E’ legittimo togliere ad un uomo la libertà, non è legittimo togliergli la dignità……..Crediamo in una giustizia non vendicativa ma rieducativa……..La vendetta, che si accompagna al desiderio di violenza e di sopraffazione, appartiene alla legge del taglione……..Esiste per tutti gli esseri umani, in possesso di cellule staminali proprie, la possibilità di cambiare, di ravvedersi…..,  la persona che abbiamo messo un giorno in prigione potrebbe non essere più la stessa, cinque o dieci anni dopo, se la sua mente è stata educata. Ma come prendersi cura di una persona in una situazione di sovraffollamento e degrado?.........Il sistema scandinavo che considera il carcere una misura estrema, intesa, appunto, come scuola di recupero, che non ha nulla di punitivo e tantomeno vendicativo” adotta “per la maggior parte dei reati altre misure, arresti domiciliari,sanzioni, servizi sociali. Il risultato è un tasso di criminalità e soprattutto di recidiva molto basso”.
Mi pare che non ci sia molto da aggiungere se non che anche sul tema del sovraffollamento nelle carceri noi italiani non siamo capaci di porci con animo sereno e su di esso riversiamo una certa gaglioffaggine che ci fa essere crudeli persino nei confronti della sofferenza. Allenati a preoccuparci di ciò che conviene a noi, in nome dell’ interesse di parte e di una forma di crudeltà gratuita, abbiamo educato il nostro animo ad una intransigenza che strumentalizza tutto, anche il dolore.
Dopo il messaggio del Capo dello Stato, abbiamo assistito alla fiera dell’ovvio dei soliti politici attenti a cavalcare, per motivi di bottega, gli umori dell’opinione pubblica disorientata da un problema che non conosce veramente, piuttosto che a spiegare che cosa è giusto fare in nome della nostra civiltà giuridica e della nostra coscienza civile come ci ammonisce il Professor Veronesi.
Al signor Renzi che ha definito l’amnistia e l’indulto un autogol e a quanti sono insorti contro queste misure di clemenza, raccomando la lettura della lettera del professor Veronesi.

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