Qualcuno dice che non dobbiamo più chiamarlo Totò, nome
inghiottito dal primo capitolo di una
vita finita dietro le sbarre. Non ho mai conosciuto il Totò dei fasti ma
conosco bene il Cuffaro smagrito di Rebibbia, ne ravviso il volto scavato e lo
sguardo consapevole di chi ha visitato l’inferno e scoperto se stesso.
Lo
riconosco quando tributa il suo amore per i compagni e declina la fierezza
umile di una ritrovata condizione. Mi rivedo in lui quando scrive: “Scrivo e
riprendo i miei pensieri che, altrimenti, condannati a rimanere sconosciuti, si
perderebbero per sempre”, parole che echeggiano il contenuto della nota d’autore
del mio romanzo in cui scrivo: “I personaggi che incrociavo, i fatti che
attraversavano la mia vita in carcere, le emozioni per gli episodi e gli
affetti che via via mi andavano coinvolgendo, presero il sopravvento e con essi
la voglia di fissarli come a custodire un bene prezioso che sentivo di dovere
salvare………. che mettevo su carta freneticamente nel timore che qualcosa andasse
perduto…..”. In queste parole c’è l’angoscia
per la propria condizione, c’è l’ansia di aggrapparsi alla zattera della
scrittura e di ghermire i pensieri che scorrono veloci, il timore di non
riuscirci e di dover convivere col vuoto della mente, c’è il linguaggio che
accomuna nella medesima accezione tragica coloro che hanno vissuto l’esperienza
del carcere, ne descrivono la sofferenza e ne sono ambasciatori, c’è lo
strumento di chi attraverso i Cuffaro e i Mandalà comunica al mondo il proprio
dolore, c’è il resoconto della intimità ritrovata dopo l’insulto inflitto ad
essa da una vita banale, c’è il diario della libertà conquistata tra le mura
del carcere che ti fa librare oltre le sbarre, c’è la scelta che ti fa
imboccare la via della resurrezione quando devi decidere se vivere o morire.
Lo immagino Cuffaro mentre, a contatto con
l’inferno dei primi giorni, decide di resistere e di combattere e volare alto
verso vette mai prima raggiunte. Al nuovo Cuffaro che esce dal carcere auguro
di possedere gli anticorpi necessari ad affrontare il ritorno al mondo civile.
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