A conclusione del talk show “Virus”
di qualche sera fa, il fisico Carlo Rovelli, ospite della
trasmissione, ha dato a Porro del becero per il taglio, a suo avviso
scorretto, dato dal conduttore alla trasmissione. Porro ha risposto
da par suo ma a me non è bastato. Debbo dirlo senza perifrasi, sono
incazzato contro la tendenza al politicamente corretto che assolve
l’Islam dalle sue colpe e considera i musulmani vittime
dell’Occidente. L’Occidente ha commesso i suoi errori ma i
musulmani sono vittime soprattutto di se stessi tanto è che la
mattanza maggiore è quella che si scambiano i Sunniti e gli Sciiti,
e dare del becero con la pretesa che bisogna porsi col cappello in
mano nei confronti dell’Islam, è un modo fuorviante di affrontare
il problema. Un conto è il dialogo, un altro conto è cospargerci il
capo di cenere e andare a Canossa autoaccusandoci di errori che sono
solo frutto dei nostri complessi di colpa e inducendo i nostri amici
musulmani a equivocare sulle nostre debolezze. Se scegliere Voltaire
rispetto all’oscurantismo, non accettare la religione di conquista
che pretende di possedere una sua superiorità rispetto ad altre
confessioni religiose e guarda con disprezzo alle altrui fedi, non
accettare che la religione si mischi alla politica e il culto alla
vita civile generando forme di teocrazia e dunque che la religione
sia istituzionalizzata e imposta ad un’intera società come avviene
in alcuni Stati arabi, non accettare che la professione di fede si
trasformi in consegna della propria anima a odiose derive religiose,
significa essere becero, ebbene io mi dichiaro becero. Discutendo con
amici liberal, mi sono sentito rimproverare affettuosamente per avere
espresso questo mio punto di vista. Mi hanno contestato che esiste un
islamismo fatto di persone normalissime ( ci mancherebbe altro ), di
amici con cui si possono intrattenere rapporti civilissimi e di cui
ci si può fidare come e più di altri amici di fede diversa. Mi
hanno parlato di professionisti, di artigiani, di giovani e meno
giovani con cui condividono piacevoli serate, parlando del più e del
meno senza che mai faccia velo la diversità di fede e con un
approccio tollerante dell’uno nei confronti dell’altro. E’
vero, io stesso conosco queste persone degnissime e già parlarne
come se fossero una eccezione che stupisce, le offende. Però, c’è
un però. C’è che quando, dialogando con i miei amici musulmani,
sento elogiare la normalità del Corano nelle parti in cui esso
recita che le punizioni corporali sono inflitte solo a chi crea
scompiglio ad una comunità regolata dalla legge di Dio, in cui
recita che l’apostata deve vivere in privato la sua nuova fede per
evitare di sconvolgere l’ordinamento nazionale, in cui recita che
la proibizione della musica serve ad evitare distrazioni dallo studio
del Corano e deviazioni da comportamenti equilibrati, realizzo con
preoccupazione che il mondo musulmano ruota esclusivamente attorno
alla dimensione religiosa al cui dogma è sottomessa la coscienza
dell’individuo (e sennò si rischia addirittura di “sconvolgere
l’ordinamento nazionale”), e mi cadono le braccia se tutto ciò è
ritenuto normale da persone di cui non si può sospettare nulla che
non sia ragionevole e che ti appaiono come normalissimi amici della
porta accanto. Proprio questi amici di cui ammiriamo lo spiccato
senso civico, la pacatezza delle argomentazioni e i costumi comuni a
qualsiasi cittadino europeo, trovano normale rinunciare alla propria
identità e alla propria libertà di pensiero. In un clima simile
può accadere che giovani fermi nella convinzione di possedere la
verità definitiva, infettati dal virus della follia jihadista,
strumentalizzati e mandati al massacro da chi ha un progetto
politico ben chiaro, decidano di punire gli infedeli o i non
ortodossi e di condurre la loro guerra santa soprattutto al loro
interno ( tra Sciiti e Sunniti ) ma anche fuori dai loro confini, nei
confronti dei cristiani imbelli che disprezzano. E’ allora che
l’amico della porta accanto diventa il nemico della porta accanto.
Quante volte ci siamo chiesti come sia potuto accadere che persone
che non avremmo mai sospettato si siano trasformate in mostri? E’
un fatto che, come ha scritto Oriana Fallaci citando il saudita Abel
Rahman al Rashed, non tutti gli islamici sono terroristi ma tutti i
terroristi sono islamici. Ci sarà un motivo. Il motivo è che nella
loro storia ai nostri amici musulmani è mancato un passaggio
fondamentale della loro formazione, sono mancati i valori
dell’Illuminismo che duecento anni fa hanno dato all’individuo
la coscienza di sé e dei propri diritti fondamentali, e che questi
nostri amici scontano un ritardo di duecento anni. Questo non ci
autorizza a delirare straparlando di guerre di religione e di
imbecilli pretese di noi occidentali di esportare la democrazia,
proprio noi che abbiamo da farci perdonare le coglionate che abbiamo
fatto nel corso dei secoli proprio nei confronti dell’Islam e
continuiamo a fare ancora ai giorni nostri in nome del petrolio
(riforniamo l’Isis persino di armi!). Ma non ci autorizza neanche a
rifugiarci in un buonismo che serve a esorcizzare i nostri sensi di
colpa e perde di vista la vera natura del problema consegnandoci ad
un masochismo velleitario e carico di conseguenze suicide. Dobbiamo
combattere la nostra battaglia in difesa della nostra civiltà con
approccio laico, senza autoassoluzioni ma anche senza arrenderci alle
colpe degli altri, e dobbiamo combatterla con a fianco gli amici
musulmani della porta accanto che hanno a cuore i diritti che si sono
conquistati assieme a noi, che debbono avere un ruolo fondamentale
nel disinnescare senza esitazioni e manifestazioni di vittimismo
peloso (lamentano le difficoltà di trovare spazi al loro credo in un
Occidente che invece è tollerante e che anzi a volte si abbandona a
forme di piaggeria servile, mentre invece negli Stati islamici i
cristiani sono perseguitati) l’integralismo dei loro correligionari
e debbono dialogare con noi per costruire un avvenire fatto di
confronto civile anziché di conflitto sanguinoso.
il musulmano della porta accanto diventa un nemico quando è travolto dall'ignoranza, dalla frustrazione, dal disagio sociale. Quando viene ghettizzato o lui da solo si ghettizza E' lo stesso percorso compiuto dai ragazzini napoletani o siciliani assorbiti dalle realtà criminali che caratterizzano i loro territori. Per loro però si è creato una specie di circo fatto di società civile e antimafia di facciata ormai diventati un business. Perchè non si parla di buonismo anche a questo riguardo ma si cerca di comprendere ? Solo perchè non hanno una ideologia o una religione estranea alle "nostre radici cristiane" e al presepe, che anzi sono parte integrante del tessuto criminale con certi rituali come l'inchino e la bibbia sul comodino ?
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