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martedì 12 novembre 2013

Vuoti a perdere

E’ di qualche giorno fa la notizia che, dopo parecchi anni, due vicende giudiziarie si sono concluse con l’assoluzione degli imputati. La notizia è stata accompagnata da  interviste, da commenti indignati sul lungo calvario degli imputati, da lettere degli interessati ospitate generosamente sulle più importanti testate, da articoli sulla inciviltà della carcerazione preventiva, dalla descrizione del dramma vissuto e accompagnato da tentazioni estreme.
Come mai tanta enfasi in relazione a notizie, tutto sommato banali, che rientrano nella normale dinamica delle vicende giudiziarie ma che in genere vengono ignorate? Perché in questi due casi tanto clamore? Semplicemente perché questi casi riguardano illustri personaggi, l’ex sindaco di Firenze Domenici e l’ex governatore della Campania Bassolino. Anche l’indignazione ha le sue logiche inesorabili, a chi tanto, a chi niente! Lo dice lo stesso Domenici quando chiude la sua lettera ammettendo che “molti vengono stritolati senza neppure potere far sentire la propria voce”.  
Scusate se sono incontentabile ma non riesco a fare salti di gioia perché finalmente Domenici è stato folgorato sulla via di Damasco e, solo dopo avere vissuto sulla sua pelle l’esperienza di una vicenda giudiziaria dolorosa, ha maturato la sensibilità necessaria a scoprire che “delle inchieste si fa un uso cinico, che il sistema giudiziario italiano funziona male, che per la loro lunghezza i processi si svuotano di contenuto e alterano l’applicazione del principio di giustizia” e denunciare “l’impatto politico-mediatico delle inchieste e il ruolo del Pubblico Ministero”. Bravo Domenici, giusta la sua indignazione, ma le chiedo: perché insorge solo adesso e, soprattutto, si è mai chiesto se il mondo al quale lei appartiene è indenne da colpe per lo sfascio che denuncia?
Bassolino a sua volta è essenziale, lui non ha nulla da denunciare e si limita a raccontarci di come, provato dall’esperienza della sua vicenda, ha accarezzato l’idea del suicidio mentre era in vacanza sulle Dolomiti. Dunque l’on. Bassolino ha rovinato le sue vacanze pensando al suicidio, un vero e proprio dramma! Solo che la sua lacrimevole captatio benevolentiae, caro on. Bassolino, non convince, non la assolve dalle sue responsabilità politiche ed è un insulto all’idea della morte che accompagna autenticamente disgraziati costretti ad aspettare per anni l’esito della loro vicenda, non in comodi resort ma nel chiuso di una cella, con all’orizzonte lo spicchio di cielo consentito dalle gelosie anziché i cieli sterminati delle dolomiti, e che al suicidio molto spesso giungono realmente.
E mentre la piaggeria di una stampa attenta al tornaconto delle tirature, enfatizza miserabili sceneggiate tentando di coinvolgerci nella pietà per la sorte del potente in disgrazia, nessuno che si sporchi le mani, che scenda negli inferi dove si consumano vite umane, che, reprimendo il disgusto che sale alla gola, narri le storie spietate di uomini a perdere e denunci lo schifo che ci assedia. Agli uomini a perdere tocca fare i conti con la spietatezza dei cacciatori di taglie che nei loro confronti teorizzano soluzioni finali e pretendono, oltre al seppellimento del fisico e della coscienza, anche la damnatio memoriae.
La morale è che può accadere che la giustizia abbia un lapsus, dimentichi che essa ha a cuore solo l’interesse del più forte e colpisca inopinatamente anche i potenti, ma a questi ultimi concede la riparazione di una ribalta costernata e contrita, ai figli di nessuno solo la gogna e l’oblio.





   

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