E’ di qualche giorno fa la notizia che, dopo parecchi anni,
due vicende giudiziarie si sono concluse con l’assoluzione degli imputati. La
notizia è stata accompagnata da
interviste, da commenti indignati sul lungo calvario degli imputati, da
lettere degli interessati ospitate generosamente sulle più importanti testate,
da articoli sulla inciviltà della carcerazione preventiva, dalla descrizione
del dramma vissuto e accompagnato da tentazioni estreme.
Come mai tanta enfasi in relazione a notizie, tutto sommato
banali, che rientrano nella normale dinamica delle vicende giudiziarie ma che
in genere vengono ignorate? Perché in questi due casi tanto clamore? Semplicemente
perché questi casi riguardano illustri personaggi, l’ex sindaco di Firenze
Domenici e l’ex governatore della Campania Bassolino. Anche l’indignazione ha
le sue logiche inesorabili, a chi tanto, a chi niente! Lo dice lo stesso
Domenici quando chiude la sua lettera ammettendo che “molti vengono stritolati
senza neppure potere far sentire la propria voce”.
Scusate se sono incontentabile ma non riesco a fare salti di
gioia perché finalmente Domenici è stato folgorato sulla via di Damasco e, solo
dopo avere vissuto sulla sua pelle l’esperienza di una vicenda giudiziaria
dolorosa, ha maturato la sensibilità necessaria a scoprire che “delle inchieste
si fa un uso cinico, che il sistema giudiziario italiano funziona male, che per
la loro lunghezza i processi si svuotano di contenuto e alterano l’applicazione
del principio di giustizia” e denunciare “l’impatto politico-mediatico delle
inchieste e il ruolo del Pubblico Ministero”. Bravo Domenici, giusta la sua
indignazione, ma le chiedo: perché insorge solo adesso e, soprattutto, si è mai
chiesto se il mondo al quale lei appartiene è indenne da colpe per lo sfascio
che denuncia?
Bassolino a sua volta è essenziale, lui non ha nulla da
denunciare e si limita a raccontarci di come, provato dall’esperienza della sua
vicenda, ha accarezzato l’idea del suicidio mentre era in vacanza sulle Dolomiti.
Dunque l’on. Bassolino ha rovinato le sue vacanze pensando al suicidio, un vero
e proprio dramma! Solo che la sua lacrimevole captatio benevolentiae, caro on.
Bassolino, non convince, non la assolve dalle sue responsabilità politiche ed è
un insulto all’idea della morte che accompagna autenticamente disgraziati
costretti ad aspettare per anni l’esito della loro vicenda, non in comodi
resort ma nel chiuso di una cella, con all’orizzonte lo spicchio di cielo
consentito dalle gelosie anziché i cieli sterminati delle dolomiti, e che al
suicidio molto spesso giungono realmente.
E mentre la piaggeria di una stampa attenta al tornaconto
delle tirature, enfatizza miserabili sceneggiate tentando di coinvolgerci nella
pietà per la sorte del potente in disgrazia, nessuno che si sporchi le mani, che
scenda negli inferi dove si consumano vite umane, che, reprimendo il disgusto che
sale alla gola, narri le storie spietate di uomini a perdere e denunci lo
schifo che ci assedia. Agli uomini a perdere tocca fare i conti con la
spietatezza dei cacciatori di taglie che nei loro confronti teorizzano soluzioni
finali e pretendono, oltre al seppellimento del fisico e della coscienza, anche
la damnatio memoriae.
La morale è che può accadere che la giustizia abbia un
lapsus, dimentichi che essa ha a cuore solo l’interesse del più forte e
colpisca inopinatamente anche i potenti, ma a questi ultimi concede la riparazione
di una ribalta costernata e contrita, ai figli di nessuno solo la gogna e
l’oblio.
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