Premesso che il fascismo è indifendibile perché una
dittatura non è mai difendibile.
Premesso che Berlusconi è indifendibile perché non può
essere difeso uno che, prima di parlare, non si collega con il cervello e dimostra
un’abissale ignoranza della storia o mala fede affermando che nella scelta
delle leggi razziali Mussolini “ preferì essere alleato alla Germania piuttosto
che contrapporvisi nel timore che la potenza tedesca si concretizzasse in una
vittoria generale” e lasciando intendere che le leggi antiebraiche fasciste
andarono a rimorchio di quelle naziste a guerra iniziata, quando invece è a
tutti noto che esse risalgono a prima della guerra e furono quindi una scelta
autonoma del fascismo.
Premesso che per ogni esternazione, specie se discutibile e
provocatoria, bisogna avere la sensibilità di evitare luoghi e momenti sacri e
dolorosi.
Tutto ciò premesso, si ha la sensazione sgradevole che il
coro di prefiche avventatosi sul black-out
mentale di Berlusconi voglia speculare su di esso per fini di bottega elettorale
enfatizzando ad arte una infelice uscita del Cavaliere e ostentando una indignazione
farisaica gabellata per esternazione di solidarietà nei confronti di uomini e donne che hanno già subito tanti torti
dalla follia dei loro simili e non meritano di subire anche il torto dello
sciacallaggio.
Sempre fatte salve le premesse di cui sopra, la
dichiarazione di Berlusconi che il fascismo ha fatto qualcosa di buono, merita
tanto scalpore? Forse che un regime
dittatoriale, per il fatto che è una dittatura, deve essere rimosso al punto da
non prendere atto, allo stesso modo in cui se ne rinnega la natura e ci si
rammarica che sia esistito, che esso è tuttavia esistito e non lo si può
ignorare, come non si può ignorare il merito di alcune sue realizzazioni che
sono sotto gli occhi di tutti e che ancora oggi non sono state rinnegate, anzi
continuano a regolare la vita di tutti noi? Riconoscere l’efficacia di alcune
leggi del fascismo significa forse accreditarlo come una democrazia? Nell’infuocata
deflagrazione di critiche piovute su Berlusconi, una, quella di Alfonso
Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, afferma che “la
dittatura è dittatura, la storia non si può cambiare”. Giusto, la storia non si
può cambiare e non si può negare che sia esistita una dittatura con tutto il
male ad essa connesso ma anche con quel poco di buono che le appartiene. E’
necessario, pur di fare esercizio di purezza democratica strumentale, demonizzare
tutto facendo un torto alla storia e buttando con l’acqua sporca il bambino?
Abbiamo mai sentito i post comunisti, così intransigenti in
fatto di democrazia, i quali, quando erano comunisti, andavano in brodo di
giuggiole al cospetto di quel birbantello di Stalin autore di qualche milioncino
di vittime, dissociare la loro storia da quella della loro ex casa madre
sovietica? Forse che la “democrazia” di Stalin avevano una matrice ideologica e
morale che sfugge ai più?
O forse la sventatezza di Berlusconi serve come foglia di fico
per tentare di nascondere le marachelle di un P.D. pescato con le mani nella
marmellata nel pasticcio M.P.S. e che, nonostante l’evidenza, si ribella alle
critiche liquidandole come messaggi mafiosi nel momento stesso in cui , per
bocca del suo segretario, manda a sua volta messaggi mafiosi minacciando di
sbranare chi lo critica?
E non si imporrebbe un poco più di decenza, specie da parte
di personaggi impresentabili che se la tirano con ipocrita indignazione per le
gaffe di Berlusconi e non hanno il pudore di sparire assieme a lui dalla scena
nella speranza di far dimenticare i guasti prodotti al Paese?
Tanto per parafrasare Don Basilio, demonizzate, demonizzate,
qualcosa resterà!
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