Il Presidente della Repubblica, in visita a San Vittore, si
è commosso di fronte alla realtà con la quale è venuto a contatto. Certo è dura
confrontarsi con i relitti di uomini affidati alla custodia dello Stato e trattati
con cura inferiore a quella che noi tutti riserviamo alle bestie. La vista di
un cagnolino maltrattato, di un somaro sottoposto a percosse, di un cardellino
rinchiuso in una gabbia angusta, suscita in noi un moto di compassione che non
riusciamo a sentire in pari misura nei confronti di uomini e donne che hanno
sbagliato ma che meritano di scontare la loro pena in un contesto di civiltà,
di una umanità dolente che soffre nelle nostre carceri e che rimuoviamo con fastidio quasi a volere seppellire nel nostro
intimo il senso di colpa per un fallimento di cui ci sentiamo confusamente
responsabili.
Questi reietti della società di cui crediamo di liberarci relegandoli
nei gulag delle nostre carceri, sono in verità parte della nostra vita perché di
essi siamo complici. Lo siamo nella misura in cui veniamo meno all’etica del
buon vivere più spesso di quanto non crediamo. Un mio conoscente che non manca
mai di scagliarsi contro i malavitosi che attentano alla sicurezza della nostra
collettività, non perde neanche l’occasione, tutte le volte che può, di
trasgredire la legge e l’imperativo morale, evadendo le tasse, barando al
gioco, taccheggiando nei supermercati, mentendo alla moglie. Certo la
criminalità professionale è tutt’altra cosa e probabilmente egli si rammarica
perché essa mette a rischio l’ovattata sicurezza del suo squallido mondo di
trasgressioni. E’ l’elasticità dell’etica. E in nome di questa elasticità
appare meno grave della criminalità organizzata per fini mafiosi la criminalità
organizzata nei cieli della nostra finanza, della nostra politica, della nostra
amministrazione pubblica. Là scorre il sangue, qua scorrono le nostre vite
violentate, il futuro dei nostri figli cancellato, la qualità della nostra vita
immiserita, le nostre tasche svuotate del necessario che serve a giungere
dignitosamente a fine mese. Cosa pensate che passi per il cuore dei nostri
figli quando sono costretti a misurarsi con il fallimento della loro vita,
quando, vegetando fra le mura di casa, sono costretti a piatire la paghetta dai
genitori in un’età in cui la paghetta dovrebbero darla loro a figli che non
hanno potuto procreare? Pensate che attribuiranno il loro fallimento ai relitti
che soggiornano nelle patrie galere o ai criminali in guanti bianchi che
imperversano impunemente nel tessuto della nostra società al riparo di
consorterie e procurano danni che si riversano su ciascuno di noi? I grand
commis i quali si tramandano di padre in figlio incarichi che appartengono al
circuito chiuso e impermeabile della burocrazia statale, i forzati dei consigli
di amministrazione che si dividono equamente e secondo un criterio di
appartenenza lobbistica comode e remunerate cadreghe in società del nostro
patrimonio pubblico, politici in uscita dal parlamento che rientrano in gioco
con incarichi istituzionali, non sottraggono forse opportunità a giovani
probabilmente più meritevoli? Amministratori infedeli verso lo Stato e
incuranti di una sana gestione delle aziende loro affidate ma fedelissimi ai
propri interessi, finanzieri d’assalto, banchieri al riparo dello scudo della
Banca d’Italia, manager incapaci quanto lautamente compensati, tutti impegnati
in manovre dai nomi altisonanti, aggiotaggio, insider trading, intenti a
rastrellare tangenti e balzelli milionari camuffati da consulenze, non impoveriscono
forse tutti noi, condannandoci ad una emarginazione sociale ed economica che
diventa sempre più intollerabile? Certo la loro capacità di procurare danni
alla società è esercitata in maniera paludata e non colpisce l’immaginario
collettivo con la stessa violenza della criminalità organizzata. Godono
peraltro della assolutoria ammirazione di una opinione pubblica affetta da
mancanza di senso civico e di etica che trova facile riversare il proprio
livore sui più comodi criminali tradizionali. Questi con l’armamentario
tradizionale di una violenza sanguinaria producono i danni che sono sotto gli occhi di
tutti, ma pagano il conto salato della loro stupidità figlia di una arroganza
ostentata. Pagano il conto marcendo in condizioni invivibili e catalizzano il
disgusto della gente distraendolo dai criminali in guanti bianchi che invece
sanno mimetizzarsi e possono impunemente uccidere le nostre vite più di quanto
non facciano la mafia, la drangheta, la camorra, quasi a costo zero.
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