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martedì 14 giugno 2011

Riflessioni in libertà

Mi sono ritrovato impegnato in una accesa discussione con il titolare del supermercato dove sono solito fornirmi. Debbo ammettere che ho innescato questa discussione con un pizzico di perfidia perché, conoscendo l’avversione del mio interlocutore per Berlusconi, l’ho provocato complimentandomi con lui per l’esito dei risultati elettorali. “ Contento che Berlusconi è stato battuto?” gli ho detto. Apriti cielo, mi è piovuta addosso una cascata di improperi contro il Cavaliere, causa di tutti i mali del mondo e soprattutto dell’infelice destino dei suoi due figli, ancora disoccupati, ma per fortuna spazzato via dai referendum nei quali egli ha votato quattro “si”, perché “non esiste che l’acqua sia di proprietà privata, che l’atomo debba portare il mondo alla catastrofe, che il sig. Berlusconi la debba far franca con il libero impedimento che mentre impedisce il giudizio lascia andare in prescrizione il reato”. Ma non si contentava il nostro di preconizzare solo la morte politica, si augurava addirittura la morte fisica di Berlusconi, “lo voglio vedere morto, solo allora avrò pace”! Mi è parso troppo e tentai di protestare che stava esagerando, ma mal me ne incolse, perché il mio agguerrito interlocutore mi aggredì con il sangue agli occhi e lo sguardo spiritato accusandomi di essere il solito reazionario che non lascia parlare gli altri. Mi ritrassi intimidito e mi rifugiai nelle mie riflessioni, lì non rischi di essere aggredito.
Pensai a noi padri che, in una stagione di egoismo, saccheggiammo le risorse pubbliche e mettemmo al sicuro il nostro futuro fottendo il futuro dei nostri figli senza dovere aspettare le nefandezze di Berlusconi, ai messaggi che una cultura di parte ha potuto tranquillamente trasmettere mistificando sull’atomo che da risorsa del mondo è stato promosso al rango di nemico del mondo, imbrogliando su falsi progetti di privatizzazione dell’acqua, barando sul concetto di libero impedimento e prescrizione. Il risultato mi appariva sotto le sembianze del mio negoziante, intransigente nelle sue certezze, indurito nel suo ardore di parte, implacabilmente assiso sul carro dei trionfi referendari. Lo vedevo mentre faceva dei miei eccessi verbali ( magari nella discussione con lui posso essermi infervorato ) l’occasione per demonizzarmi relegandomi tra gli arnesi della reazione e la mente è corsa ad Asor Rosa e ai cattivi maestri, all’agora che continua a mandare a morte Socrate, alla ragione ingoiata dalla pancia, alla libertà dei moderni che, con buona pace di Constant, ciclicamente si lascia assoggettare dalla libertà degli antichi, alla volontà generale di Rousseau che ci rimanda ad una democrazia improbabile, a Locke e alla sua tolleranza mandata a farsi benedire in un universo ormai concesso a tutti, in cui tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, soprattutto possono prevaricare. Vedevo il trionfo della superiorità morale che obbedisce all’etica bacchettona e manichea secondo cui il mondo è diviso tra buoni e cattivi, l’appiattimento delle coscienze e l’annullamento di tutto ciò che non sia politicamente corretto, il trionfo della demagogia e delle costruzioni ideologiche che hanno come scopo di difendere privilegi radicati, vedevo l’individuo allontanarsi sfocato all’orizzonte e mi tenevo ben stretta la mia povera coscienza che, pur rinculando, continua a dire la sua grazie ad uno spiraglio di ragione.

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