La morte di Osama Bin Laden si presta ad alcune riflessioni.
La prima ci suggerisce la domanda se sia stato giusto uccidere un uomo disarmato che si opponeva alla cattura con furia inerme. Probabilmente nella concitazione del blitz questo dettaglio era difficilmente verificabile e non si son voluti correre rischi. Oppure non è andata così e un uomo è stato ucciso perché questa era la decisione presa fin dall’inizio allo scopo di evitare un processo pieno di insidie. In questo caso è stato calpestato il principio della superiorità del diritto sulla violenza e stabilito un precedente che lascia facilmente intuire quale sarà il destino di Gheddafi. D’altronde un esempio di come vanno intese le necessità della guerra si è avuto con l’uccisione di tre nipotini del Rais,vittime della tanto decantata civiltà occidentale, considerati solo degli inevitabili effetti collaterali.
E a proposito di civiltà, una seconda riflessione ci fa chiedere se è vero che è stato combattuto quello “scontro di civiltà” teorizzato da Lewis e Hungtingon secondo cui si oppongono in un conflitto sanguinoso valori antitetici fatti di cultura, religione, identità diverse e in-conciliabili che coinvolgono intere civiltà e se questo scontro si è concluso con la morte di Bin Laden.
Ritengo che il terrorismo islamico non coincida col sentire dell’intero mondo arabo e che, se scontro c’è stato, esso sia rimasto confinato entro le ridotte di una posizione minoritaria degli estremisti del terrore e della guerra ad esso portata dall’Occidente. Ritengo anche che la morte di Bin Laden abbia reso palese la distanza del mondo arabo dagli estremisti.
Basta vedere quali sono state le reazioni di questo mondo nell’apprendere la notizia e come la maggioranza di esso abbia tirato un sospiro di sollievo. Tuttavia questo non significa che i rischi di un conflitto siano cessati. Sicuramente il tempo del terrore non si è concluso, perché la struttura di Al Qaeda è frastagliata in tanti centri di potere locale che prescindono dalle direttive di un unico capo e che dunque continueranno a elaborare e realizzare le loro strategie del terrore ed anche perché non è da sottovalutare il pericolo di ritorsioni da parte di chi vuole vendicare la morte di Bin Laden.
Il pericolo è reale e incombente ma di corto respiro come tutte le grandi passioni minoritarie destinate a spegnersi. Il vero pericolo, nel tempo, risiede nella eventualità che le diverse culture dell’Occidente e dell’Islam pacifico non trovino un terreno d’intesa.
Seppure minoritario, il terrorismo ha potuto attecchire anche perché ha avuto il suo terreno di coltura in una profonda e diffusa religiosità che ha saputo esasperare chiamando l’Islam ad una guerra santa con lo stesso spirito dei cristiani che tra l’ XI e il XIII secolo combatterono le crociate proprio contro l’Islam.
Il problema dunque a mio avviso è il rigore religioso del mondo islamico che deve essere affrontato sapendo che su questo terreno si gioca il destino di una convivenza che può essere pacifica e fruttuosa per entrambe le parti ma può
anche sfociare in quello scontro teorizzato da Huntington e che in questo caso coinvolgerebbe due intere civiltà.
La storia ha una sua logica che impone una eterogenesi dei fini con cui dobbiamo fare i conti. Come in un ricorso storico le nostre contrade sono invase dalle pacifiche crociate di masse di emigranti che provengono dai paesi arabi e che portano con se il retaggio di una diversa religione, diversi usi, diverse convinzioni e ideali, che possono spaventarci.
Il multiculturalismo, temuto dai più, è certo un grosso problema perché investe un diverso approccio a valori che affondano le loro radici in secolari sedimentazioni difficili da rimuovere. Spetta sicuramente a chi giunge nel Paese che l’ospita uniformarsi ai valori che ivi trova, i diritti civili, il rispetto per la dignità dell’uomo, la tolleranza, le leggi, i principi democratici, frutto di lotte che hanno dato una identità alle nazioni occidentali. Al riguardo non
possono esserci equivoci, ma non ci debbono essere nemmeno equivoci sul fatto che noi occidentali dobbiamo avere rispetto per la religiosità altrui e considerazione per certi aspetti della cultura araba, come di altre etnie, cui dobbiamo sapere guardare con curiosità e tolleranza.
Gli arabi invasero la Sicilia e la Spagna meridionale offrendo un esempio di convivenza civile e lasciando tracce di una grande civiltà. Proviamo a ispirarci alla lezione di quella esperienza.
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