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lunedì 23 maggio 2011

Strauss-Kahn

Le foto di Strauss-Kahn in manette sono una immagine forte che, al di là del turbamento in se insito nella crudele prassi dei ceppi, colpisce ancora di più perché riguarda un uomo fino all’altro ieri potente. Ci si chiede stupiti come tanta umiliazione possa osare attingere a vette così alte e trascinare in una condizione di comune crudeltà un uomo finora ritenuto fuori dal comune. Si è scatenata la soddisfazione spietata di quanti danno la stura alla voglia di macelleria annidata in complessi di inferiorità che aspetta l’occasione per esplodere o più semplicemente obbediscono ad un calvinismo intransigente così diffuso nei paesi anglosassoni. Ma, specie al di qua dell’Atlantico, contro l’umiliazione riservata a Strauss-Kahn hanno prevalso una indignazione e una pietà che puzzano tanto di ipocrisia e di incoerenza. Se si fosse trattato di un qualsiasi carneade, ci sarebbe stato la stessa indignazione? Le manette hanno mai suscitato la stessa compassione a favore di comuni mortali che non hanno l’appeal di Strauss-Kahn?
Chiarisco subito che ritengo indegna, nei confronti di chiunque, la vergogna del perp walk invalsa nel costume statunitense, una gogna che la dice tutta sulla ringhiosa sete di linciaggio di un giacobinismo che vive la caduta del reo come un’ordalia che colpisce l’imputato ancor prima che questi sia riconosciuto colpevole. Grazie a Dio però in aula la musica cambia e il sistema giudiziario statunitense obbedisce ad altrettanta intransigenza nella tutela delle garanzie dell’individuo. Nonostante la gravità delle imputazioni, Strauss-Kahn è già stato scarcerato, sorvegliato a vista 24 ore su 24, ma libero di vivere nell’abitazione che si è scelto.
Gli europei dal cuore tenero e dagli scheletri nell’armadio che ammiccano ai potenti e hanno un concetto strabico della giustizia, si abbandonano a facile indignazione dimenticando:
- gli italiani, che gli imputati di casa nostra sono anch’essi sottoposti alla passerella davanti ai fotografi e alle folle osannanti e sono costretti a subire lunghi anni di detenzione prima della sentenza, che siamo stati protagonisti e vittime della mitica stagione di tangentopoli in cui l’abuso delle manette mandava in orgasmo qualche magistrato, che in Italia ha potuto verificarsi una infamia come la vicenda Tortora senza che nessuno abbia pagato il conto;
- i francesi, che sono gli eredi delle tricoteuses che durante la rivoluzione francese sghignazzavano all’indirizzo dei condannati a morte che venivano portati alla ghigliottina, hanno rinnovato i loro fasti giacobini con l’affare Dreyfus, sono i portatori di una morale ondivaga che assolve o condanna a seconda che in ballo ci siano le disinvolte convivenze di Mitterand e le assatanate concupiscenze di Strass-Kahn o il sesso orale di Clinton e le allegre serate del Cavaliere, hanno protetto un assassino come Battista il quale ha potuto tranquillamente pontificare in terra gallica coccolato dalla inossidabile intellighènzia di manica larga che lo ha fatto passare per un perseguitato politico.
Negli Stati Uniti la crudeltà come la giustizia sono uguali per tutti, in Europa sono variabili che mutano a seconda del destinatario.

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