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venerdì 13 maggio 2011

Le nuove categorie del diritto

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di lunedì 9 maggio, argomentando a proposito della (mancanza di) identità italiana con il suo solito acume, a un certo punto, descrivendo le immagini festanti delle folle americane per la morte di Bin Laden e marcando la differenza tra il popolo americano e il nostro, scrive: “ Ancora una volta, che differenza rispetto a noi. Rispetto alla cautela perbenistica del nostro discorso pubblico, alla nostra ostentazione di umanitarismo legalitario a ogni piè sospinto, alla nostra eterna incertezza morale nel riconoscere il bene e il male sulla scena del mondo”. A Galli della Loggia fa eco Elie Wiesel il quale afferma:”Osama era il male, banale o no andava eliminato!”. Che dire, credevamo che eliminare il male neutralizzando la causa di esso senza necessariamente affidare alle armi ma al diritto il compito di comminare o meno la pena capitale, appartenesse al patrimonio dei valori consolidati e che si possa giubilare per la soluzione del problema non per la morte di un uomo. Evidentemente ci sbagliavamo e dobbiamo abituarci alle nuove categorie in base alle quali l’uccisione di Gheddafi, di Assad e di tutti i tiranni del mondo rientra nella nuova morale della normativa che è destinata a regolare le relazioni internazionali.
Il ragionamento di Galli della Loggia, mi fa venire in mente una mia vicenda personale.
Ogni tanto mi avventuro in tours masochistici navigando nel florilegio delle contumelie che mi inseguono sul web e puntualmente mi imbatto in una lettera aperta, sempre la stessa, indirizzatami l’anno scorso dalla signora Chelli, presidente dell’associazione vittime della strage di Firenze, a commento di un mio post sul 41 bis che ha suscitato tanto scandalo. Allora, comprendendo la rabbia della signora Chelli, non volli rispondere, ma, visto che la lettera è destinata a restare in rete a perenne memoria della mia nefandezza, non posso continuare a tacere.
Ecco uno stralcio della lettera della signora Chelli: “ Egregio signor Nino Mandalà, ancora una volta mi trovo costretta a scrivere una lettera…..soprattutto in questo caso, cioè nel caso del 41 bis…..Da 17 anni la mafia combatte il 41 bis. Lo ha fatto con odio, con cattiveria, con crudeltà inedita in via dei Georgofili a Firenze……Da allora continua a pretendere di dire la sua ogni giorno sul 41bis, e sempre allo stesso modo……Noi abbiamo redatto un comunicato nel quale abbiamo scritto che alla mafia il 41 bis sta bene, molto bene, e che Lei dovrebbe dire a chi di dovere come fare a catturare Matteo Messina Denaro…..senza perdere tempo a distribuire proclami sulla crudeltà del 41 bis….Le ribadisco che….nulla di crudele vi è nel regime carcerario del 41 bis…è necessario perché la mafia non può e non deve mai comunicare con l’esterno….Si legga gli atti processuali del processo di Firenze per le stragi del 1993, e insieme a Lei lo facciano tutti quelli che fanno finta che il 41 bis sia disumano per i mafiosi….Riparliamo di crudeltà quando e se avrà capito quale sia il grado di crudeltà in cui vivono ogni giorno i sopravvissuti per colpa Sua e dei condannati per mafia come Lei….”
Ora io ho il massimo rispetto per il dolore della signora e dei parenti delle altre vittime degli attentati. Come non capire la loro rabbia, peraltro composta, di fronte alla barbarie consumata da belve indefinibili che hanno causato tante vittime innocenti! Si rimane sbigottiti di fronte a tanta ferocia che ci rimanda a quando l’uomo non aveva ancora percepito la propria umanità, e le parole mancano. Tuttavia alla signora dico in punta di piedi: “E’ giusto paragonarmi a simili bestie? Il dolore Le da il diritto di ferire il Suo prossimo senza fare le dovute verifiche? Ha Lei gli elementi per decidere che io debba essere incluso in simile contesto? Io non ho studiato le carte processuali sulle stragi di Firenze ma non ce n’è bisogno per conoscere la crudeltà della mafia, ci sono tanti altri episodi, l’uccisione del piccolo Matteo su tutti. E questo significa che lo Stato deve scendere sullo stesso terreno della mafia e consumare vendette? Non basta già la mafia a sfregiare il diritto e la dignità dell’uomo? Lei piuttosto ha studiato le mie carte processuali si da apprendere che, dopo 13 anni, io sono ancora nel guado di una vicenda giudiziaria che non ha ancora deciso se sono o no mafioso e mi espone alle Sue terribili affermazioni secondo cui io non avrei la sensibilità per capire “il grado di crudeltà in cui vivono ogni giorno i sopravvissuti per colpa mia e dei condannati di mafia come me”? Non è altrettanto crudele da parte sua attribuirmi simili responsabilità e insensibilità? C’è una sentenza definitiva che dica che io sono mafioso o una imputazione che mi contesti rapporti con Messina Denaro tanto da poterne agevolare la cattura? Posso sperare che il Suo dolore sia speso, oltre che per le vittime della furia disumana che alberga fuori dal consorzio civile, anche per le vittime come me della disumanità che alberga dentro il consorzio civile e mi da in pasto alle ire della piazza senza decidersi, dopo 13 anni, a stabilire cosa vuole fare della mia vita? Mi dica, è giusto tutto questo? Ed è giusto che io, che ho conosciuto la sofferenza del carcere e so che cosa significa patire il 41 bis perché ho un figlio sottoposto a questo regime, non possa schierarmi alla luce del sole e civilmente per la sua abolizione, anche sbagliando, senza essere azzannato come un animale o invitato a finire i miei giorni in un gulag? Le pare che conduca questa battaglia con metodi mafiosi? E se non è così, perché nella Sua lettera io vengo accostato a degli stragisti che combattono il 41 bis “con odio, con cattiveria,con crudeltà inedita in via dei Georgofili”? Non è un po’ troppo? Si parla tanto dell’abolizione della pena di morte e finalmente si è raggiunta una moratoria su di essa, si parla tanto dell’abolizione dell’ergastolo senza scandali, perché parlare dell’abolizione del 41 bis è tanto scandaloso? Uno Stato che funziona sa trovare gli strumenti per evitare che si attivino rapporti dei detenuti con l’esterno senza ricorrere a tanto. La verità, gentile signora, è che non costa seppellire gli ingombranti protagonisti di una stagione dissennata che, colpevoli quanto si vuole, disumani quanto si vuole, sono ormai diventati figli di un Dio minore, anzi figli di nessuno”
Questo sento di dire alla signora Chelli. Al prof. Galli della Loggia dico che c’è certamente una bella differenza tra il popolo americano e quello italiano ma, se si fa passare il concetto che il diritto possa essere sostituito con la violenza, questa differenza presto sarà colmata, anzi la lettera della signora Chelli, esempio civile di ben altra deriva forcaiola che non va tanto per il sottile, ci dice che noi italiani siamo ben lontani dall’”umanitarismo legalitario” lamentato dal prof. Galli della Loggia e che la differenza è già stata colmata.

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