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venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale

Buon Natale. Buon Natale soprattutto a chi soffre e sono i più numerosi. Quest’anno in particolare Buon Natale a chi è costretto a vivere il resto della propria vita in carcere, agli ergastolani, crudele augurio di un progetto di vita nuova a chi è condannato a dire addio alla vita.
Mente chi afferma di essere abbastanza forte da affrontare senza cedimenti la mostruosità dell’ergastolo, una tragedia che travolge parecchie vite, la propria e quella di chi è esposto alla sofferenza dell’amore, i padri, le madri, i figli, le sorelle, i fratelli, a vario titolo coinvolti nell’ergastolo e destinati ad un futuro tragico e immenso.
Il credente il quale afferma che bisogna sapere accettare questo castigo, il laico che esibisce forza d’animo affermando che essa è un baluardo alla cui nobiltà non bisogna mai rinunciare, mentono.
L’uomo è lontano dalla santità e indulge piuttosto al rancore, verso se stesso, verso lo Stato, verso Dio per qualcosa che è difficile da capire e da accettare, quel male e quel dolore sui quali ci interroghiamo ma la cui dimensione autentica percepiamo solo allorché ci imbattiamo in essi e comprendiamo in ritardo con che cosa ci stiamo confrontando.
I fantasmi dell’ergastolo affollano la mente e spingono verso una realtà consunta fatta di rimorsi e attraversata da tentazioni perverse, in cui la scelta è obbligata alla resa, in cui ogni giorno, ogni istante sono vissuti all’insegna del fallimento. Esso è analizzato, sezionato, indagato fino al parossismo e al passo successivo, la follia. La solitudine deflagra in tutto il suo fragore ed è lontana dalla feconda fuga dal mondo di un Montaigne.
Buon Natale dunque agli ergastolani nella misura in cui sapranno rigenerare la loro vita e farsi santi.

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