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martedì 28 settembre 2010

Esecuzioni di Stato

L’articolo di Franco Venturini apparso sul Corriere della Sera di sabato 25 settembre invita gli europei e gli italiani in particolare ad essere meno timidi nel pretendere il rispetto della moratoria della pena di morte firmata in sede ONU, da parte dei paesi in cui essa è ancora in vigore e che comprendono indifferentemente democrazie e totalitarismi come dimostrano l’esecuzione di Teresa Lewis in USA e il rischio della lapidazione o dell’impiccagione di Sakineh in Iran.
Venturini rivendica l’orgoglio di essere cittadino di un’Europa in cui la pena capitale è bandita, vantando addirittura un sentimento di superiorità civile rispetto ad altre appartenenze macchiate dalla barbarie delle esecuzioni di Stato. Certo Venturini non può fare a meno di rilevare comportamenti ai limiti del rispetto dei diritti umani anche in Europa portando ad esempio il modo in cui viene condotta la lotta alla immigrazione clandestina e la piaga “ delle organizzazioni criminali che in Italia non esitano a versare fiumi di sangue”. Ma, conclude, “lo Stato non uccide, la legge non uccide ed è questo lo spartiacque etico e giuridico a dividerci da una massa di Paesi” in cui vige la pena di morte.
Lo Stato italiano dunque non uccide secondo Venturini. Ne è proprio sicuro o non ha dimenticato tra i comportamenti ai limiti del rispetto dei diritti umani alcune barbarie inflitte dallo Stato italiano ai suoi cittadini che vanno ben al di là dei limiti del rispetto umano? Kant sosteneva che il rispetto è la premessa della virtù e che se esso manca, manca anche la virtù. E allora vediamo se lo Stato italiano è stato più o meno virtuoso nei confronti dei suoi cittadini.
Permettere l’infamia del 41 bis che mura vivi degli uomini privandoli degli elementari diritti relazionali persino con gli affetti più intimi per decenni e che ha fatto dichiarare al presidente della Corte Europea dei diritti dell’uomo, Jean Paul Casta: “Ancora per l’Italia la Corte ha sollevato dubbi sul frequente ricorso alla detenzione in isolamento di condannati per reati gravi come l’associazione mafiosa, con pesanti rischi per la salute psichica del carcerato”, è un comportamento virtuoso?
Permettere che continui ad essere in vigore l’ergastolo, spietato in se e ancora più spietato per le condizioni in cui viene scontato in Italia da detenuti storditi per decenni da ore, giorni, mesi, anni sempre uguali, instupiditi dalla solitudine, ossessionati dai loro passi, che coltivano conficcato nel cuore e nella mente il “ pensiero onirico latente” di quell’appuntamento estremo che è il suicidio, è un comportamento virtuoso?
Costringere 69.000 detenuti a vivere nello spazio sufficiente a ospitarne 43.000 “dentro prigioni tecnicamente fuori legge e tali dichiarate dalla Corte dei diritti dell’uomo fino ai tribunali di Sorveglianza di Cuneo e Napoli, stipati in attesa di giudizio come in nessun altro Paese d’Europa tranne la Turchia” ( Luigi Ferrarella nella stessa pagina in cui appare l’articolo di Venturini ), dove, aggiungo io per esperienza diretta, detenuti costretti a contendersi il poco spazio a disposizione vivono come polli in una stia, bivaccando per la maggior parte della giornata nella branda e aspettando il turno per andare in gabinetto, muovendosi con cautela per evitare che invasioni di campo nel clima esasperato di una convivenza forzata in così poco spazio possa sfociare in risse, condividendo l’aria viziata, gli odori, le flatulenze, le intimità più sconce della natura umana, privati di un minimo di intimità che fa la differenza con le bestie, è questo un comportamento virtuoso?
E il suicidio che sempre più frequentemente e sinistramente scandisce la vita di questi uomini, è o no una esecuzione di Stato?

5 commenti:

  1. Buongiorno!
    Ho scoperto solo stamattina, leggendone su "la Repubblica", il suo blog e sono stato piacevolmente colpito dal suo modo di scrivere.
    E' per questo motivo che ho deciso di seguirla: leggere qualcosa in un bell'italiano è per me uno dei massimi piaceri.
    Per quanto riguarda le sue idee politiche, beh!, io mi colloco ai suoi antipodi (leggi IDV).
    Concordo invece su quanto sostiene in "esecuzioni di stato", salvo per quanto riguarda il 41bis e l'ergastolo relativamente ai reati di mafia.

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  2. Anche io l'ho scoperto su repubblica.
    Pur apprezzando lo stile di scrittura e la capacità espositiva, devo dissentire sui contenuti di questo specifico intervento.

    Intanto noi, in quanto esseri umani e non bestie, dobbiamo avere memoria storica per ricordare le cause che ci portano agli effetti odierni.

    Se da una parte posso essere daccordo sull'affermazione che vuole che la civiltà di un paese si basa sulle condizioni delle carceri (e infatti siamo in Italia, tutto torna perfettamente), dall'altra non dobbiamo perdere la memoria storica e ricordare perchè quelle persone sono finite in carcere.

    Non dobbiamo dimenticare i bambini sciolti nell'acido e le autostrade sventrate.
    Non dobbiamo dimenticare le donne, gli uomini, i bambini a cui non è stato dato un futuro, a cui è stato interrotto il presente e di cui, oggi si vorrebbe perfino dimenticare il passato.

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  3. Non dobbiamo nemmeno dimenticare che in carcere raramente ci vanno tutti quelli che lo meritano.

    E quelli che ci vanno sono eroi se non parlano: poveri loro, altrimenti, se gli viene negato lo status di pentito.

    Il 41 bis andrebbe sottratto a ogni possibile forma di controllo politico: può essere efficacemente utilizzato per ridurre al silenzio chi ha molto, e molte cose scomode, da dire.

    Diventa necessario, quindi, evitare in tutti i modi che la magistratura possa essere condizionata dai partiti. Specialmente di destra, che ogni giorno gridano contro le toghe rosse e sparano contro quelle oneste.

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  5. Grazie innanzitutto per i toni civili. Per uno come me abituato a prendere calci in bocca è una bella sensazione.
    A Guglielmo Pinton rispondo a proposito del 41 bis e dell’ergastolo così detto ostativo che alla barbarie della mafia lo Stato non può rispondere con altrettanta barbarie e che egli non è politicamente ai miei antipodi perché non sa quali sono le mie posizioni politiche visto che non le conosco neanche io!
    All’Osservatore dico che non possiamo dimenticare le infamie della mafia ma non possiamo neanche dimenticare che lo Stato ha una sua dimensione che non deve ignorare gli elementari diritti dell’uomo.
    A sevencapitalsins rispondo: è sacrosanto che la magistratura non subisca alcuna forma di condizionamento ma è proprio sicuro che i tentativi in questa direzione provengano soprattutto da destra?

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