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sabato 13 ottobre 2018

Travaglio


Durante un duello televisivo con Severgnini, Marco Travaglio ha sentenziato: “Due istituzioni, FMI e Bankitalia non sono elettivi e non possono permettersi di dire ai governi quali leggi devono fare, quali devono mantenere, quali non possono cambiare e quali possono cambiare. Avrebbero semmai potuto dire che le stime di crescita del governo sono troppo ottimistiche e questo è quello che hanno detto agli altri governi. Invece con questo governo hanno fatto qualcosa di più, hanno detto che cosa non si può toccare. Io capisco che a tanti non importa che la maggioranza degli elettori chieda che siano riformati il iobs Act e la legge Fornero e sia introdotto il reddito di cittadinanza ma, purtroppo, fino a quando nella Costituzione ci sarà scritto che la sovranità appartiene al popolo, la sovranità apparterrà al popolo e non a Bankitalia o al FMI. Quando il popolo si pronuncia e premia due forze che vogliono riformare delle leggi queste ultime vanno riformate. Si può criticare quelle forze che non trovano le coperture ma non gli si può dire che cosa possono o non possono fare, perché quelle scelte riguardano la politica”. In un suo editoriale apparso sul Corriere dell’altro ieri il prof. Cassese sostiene esattamente il contrario. Egli infatti, commentando la dichiarazione dell’on. Di Maio che invita Bankitalia a candidarsi alle prossime elezioni affermando che solo ricevendo il mandato dalla volontà popolare essa può sindacare l’azione del governo, scrive: “Per il vicepresidente del Consiglio tutto il potere discende dal popolo ed è sempre il popolo che, mediante le elezioni, deve pronunciarsi. La democrazia è ridotta ad elezioni e anche i vertici della Banca d’Italia debbono presentarsi all’elettorato o sottostare alla volontà del governo. Questa è una versione romanzata della democrazia che, invece, ha al suo interno poteri e contropoteri, non tutti con una investitura popolare diretta. Le corti giudiziarie, la Corte costituzionale, le autorità indipendenti, le università, sono corpi autonomi, alcuni garantiti come tali dalla Costituzione.” E procede spiegando che cosa è il pluralismo in democrazia, come si impedisce la tirannide della maggioranza e si garantiscono i diritti individuali nei confronti dell’opinione e dei sentimenti prevalenti grazie ai pesi e contrappesi che servono a equilibrare i poteri dello Stato, come ci hanno insegnato pensatori quali Alexis de Tocqueville e Stuart Mill le cui idee sono state alla base della democrazia moderna. La lezione del prof. Cassese dovrebbe servire a far capire a Travaglio che la sovranità popolare non può tutto e va esercitata solo entro i confini posti dal dettato costituzionale il quale peraltro attribuisce ad altri poteri altrettanta sovranità non condizionabile. Che è vero che agli eletti dal popolo non si può dire quello che debbono fare ma è altrettanto vero che gli si può benissimo dire quello che non possono fare. E  una cosa che non possono fare, neanche in omaggio alla volontà del popolo, è sfasciare lo Stato. Ci sono gli anticorpi costituzionali che l’impediscono e dovrebbe esserci anche il buonsenso degli stessi eletti i quali debbono sapere esercitare il loro ruolo di guida e discernere ciò che la dura realtà consente di fare, contrastando l’assalto all’albero della cuccagna dei loro stessi elettori e scoraggiando istanze che, ahinoi, appartengono al libro dei sogni. E’ nobile tentare di correggere una realtà che tutti riconosciamo ingiusta e fanno bene i nuovi governanti a tentare di farlo purché non si lascino prendere la mano dalle loro buone intenzioni e non ci raccontino la favola dell’abolizione della povertà. Di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno tanto per citare il buon Marx e non è il caso di buttare con l’acqua sporca anche il bambino. E tanto per essere chiari, come fa giustamente notare il prof. Cassese, 16 milioni di votanti che hanno premiato i due partiti di governo, non sono la maggioranza degli italiani aventi diritto di voto.

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