Durante un duello televisivo con Severgnini, Marco Travaglio
ha sentenziato: “Due istituzioni, FMI e Bankitalia non sono elettivi e non
possono permettersi di dire ai governi quali leggi devono fare, quali devono
mantenere, quali non possono cambiare e quali possono cambiare. Avrebbero
semmai potuto dire che le stime di crescita del governo sono troppo
ottimistiche e questo è quello che hanno detto agli altri governi. Invece con
questo governo hanno fatto qualcosa di più, hanno detto che cosa non si può
toccare. Io capisco che a tanti non importa che la maggioranza degli elettori
chieda che siano riformati il iobs Act e la legge Fornero e sia introdotto il
reddito di cittadinanza ma, purtroppo, fino a quando nella Costituzione ci sarà
scritto che la sovranità appartiene al popolo, la sovranità apparterrà al
popolo e non a Bankitalia o al FMI. Quando il popolo si pronuncia e premia due
forze che vogliono riformare delle leggi queste ultime vanno riformate. Si può
criticare quelle forze che non trovano le coperture ma non gli si può dire che
cosa possono o non possono fare, perché quelle scelte riguardano la politica”.
In un suo editoriale apparso sul Corriere dell’altro ieri il prof. Cassese
sostiene esattamente il contrario. Egli infatti, commentando la dichiarazione
dell’on. Di Maio che invita Bankitalia a candidarsi alle prossime elezioni
affermando che solo ricevendo il mandato dalla volontà popolare essa può
sindacare l’azione del governo, scrive: “Per il vicepresidente del Consiglio tutto
il potere discende dal popolo ed è sempre il popolo che, mediante le elezioni,
deve pronunciarsi. La democrazia è ridotta ad elezioni e anche i vertici della
Banca d’Italia debbono presentarsi all’elettorato o sottostare alla volontà del
governo. Questa è una versione romanzata della democrazia che, invece, ha al
suo interno poteri e contropoteri, non tutti con una investitura popolare
diretta. Le corti giudiziarie, la Corte costituzionale, le autorità
indipendenti, le università, sono corpi autonomi, alcuni garantiti come tali
dalla Costituzione.” E procede spiegando che cosa è il pluralismo in
democrazia, come si impedisce la tirannide della maggioranza e si garantiscono
i diritti individuali nei confronti dell’opinione e dei sentimenti prevalenti
grazie ai pesi e contrappesi che servono a equilibrare i poteri dello Stato,
come ci hanno insegnato pensatori quali Alexis de Tocqueville e Stuart Mill le
cui idee sono state alla base della democrazia moderna. La lezione del prof.
Cassese dovrebbe servire a far capire a Travaglio che la sovranità popolare non
può tutto e va esercitata solo entro i confini posti dal dettato costituzionale
il quale peraltro attribuisce ad altri poteri altrettanta sovranità non
condizionabile. Che è vero che agli eletti dal popolo non si può dire quello
che debbono fare ma è altrettanto vero che gli si può benissimo dire quello che
non possono fare. E una cosa che non
possono fare, neanche in omaggio alla volontà del popolo, è sfasciare lo Stato.
Ci sono gli anticorpi costituzionali che l’impediscono e dovrebbe esserci anche
il buonsenso degli stessi eletti i quali debbono sapere esercitare il loro
ruolo di guida e discernere ciò che la dura realtà consente di fare,
contrastando l’assalto all’albero della cuccagna dei loro stessi elettori e scoraggiando
istanze che, ahinoi, appartengono al libro dei sogni. E’ nobile tentare di
correggere una realtà che tutti riconosciamo ingiusta e fanno bene i nuovi
governanti a tentare di farlo purché non si lascino prendere la mano dalle loro
buone intenzioni e non ci raccontino la favola dell’abolizione della povertà. Di
buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno tanto per citare il buon Marx
e non è il caso di buttare con l’acqua sporca anche il bambino. E tanto per
essere chiari, come fa giustamente notare il prof. Cassese, 16 milioni di
votanti che hanno premiato i due partiti di governo, non sono la maggioranza
degli italiani aventi diritto di voto.
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