L’immagine del bambino curdo raccolto
dalle mani pietose di un soldato turco è un emblema di cui faremmo
volentieri a meno. C’è bisogno di tanto strazio perché turchi e
curdi si stringano nell’abbraccio che la foto ci consegna in tutto
il suo enorme valore simbolico e la coscienza dell’Europa si
svegli ritrovando i valori che fanno parte del suo bagaglio storico
ma che sembra avere dimenticato? La signora Merkel che avevamo
definito “massaia dedita al bilancio familiare”, ha avuto un
sussulto e ha finalmente tirato fuori dal marsupio delle sue
potenzialità di eterna promessa, la sua statura di statista. Chapeau
a frau Merkel! Siamo convinti che la cancelliera di ferro abbia obbedito,
oltre che agli impulsi del cuore, alla sua vocazione di donna capace
di volare alto, oltre i miopi confini del contingente, per realizzare
costruzioni ardite. Il nuovo approccio della signora Merkel a
proposito dell’immigrazione (che è indubbiamente generoso ma
soddisfa anche le esigenze dell’economia tedesca a corto di
lavoratori) è però un primo passo cui devono seguirne altri in una
ottica universale che riproduca in Europa una rinascita delle
coscienze oltre che dell’economia. Se parliamo di Europa intesa
quale soggetto politico che si propone di superare gli egoismi di
parte, intendiamo una unica Nazione che si faccia carico di una problematica complessa che va armonizzata senza diseguaglianze tra
cittadini di serie A e B. Se il Nord d’Europa virtuoso fa valere i
suoi conti in ordine per rifiutarsi di soccorrere le economie meno
virtuose del Sud d’Europa, ciò vuol dire che la costruzione
europea ha fallito e non si può parlare di una unica Nazione. Chi si
mette assieme per costruire una casa comune e firma un patto, assume
l’impegno di andare oltre gli errori commessi da altri non mancando
al dovere della solidarietà e non fuggendo, davanti alle prime
difficoltà, dalle responsabilità che il patto comporta. In una
Nazione ci sono identità diverse che sono altrettante peculiarità
tutte utili alla casa comune. Se, prendendo ad esempio l’Italia, la
situazione economica italiana fa arricciare il naso ai tedeschi o
agli olandesi, non è certamente con atteggiamenti di spocchiosa
intransigenza che si risolve il problema. L’Italia, oltre ai conti
malconci, porta in dote il suo patrimonio artistico e naturale, le
sue bellezze, il suo talento, seppure disordinato, tutte risorse che
appartengono all’Europa e che essa deve avere la sapienza di sapere
utilizzare. E’ in quest’ottica che, per parafrasare Massimo
D’Azeglio, costruita l’Europa, bisogna costruire gli europei.
Coltivare le diverse identità bilanciando aspetti positivi e
negativi, porre rimedio alle carenze di chi segna il passo
valorizzandone allo stesso tempo le opportunità, è la strada
maestra da percorrere. Pare che la signora Merkel l’abbia capito e
tutti ci aspettiamo che si impegni sui diversi fronti di una sfida
che appare epocale. C’è il problema di una maggiore flessibilità
rispetto al rigore delle regole in campo economico e finanziario, c’è
il problema di un’Europa orientale che sembra non avere superato i
postumi del rancore per i torti subiti nel suo sventurato passato e
ha tutta l’aria di volerli far pagare ai nuovi sventurati,
dimenticando l’esodo dei suoi profughi che fuggivano dalle angherie
sovietiche e trovavano rifugio nel resto d’Europa. E c’è il
problema enorme dei diritti umani spesso disattesi in alcuni angoli
d’Europa. Quando ci commuoviamo per la tragedia degli esuli e
davanti allo spettacolo terribile del cadavere di un bambino riverso
su una spiaggia mentre viene lambito dalla risacca del mare, o dei
migranti inghiottiti dal Mediterraneo, dovremmo ricordare che
tragedie altrettanto terribili si verificano nelle contrade della
civilissima Europa. Sempre per restare in Italia, in che cosa
differisce la visione del cadavere del bambino curdo dalle immagini
del corpo di Stefano Cucchi devastato dalle percosse? E gli
sventurati ammassati nelle carrette del mare o costretti a viaggiare
in tir che spesso si tramutano nella loro tomba, non evocano forse la
condizione di alcuni nostri detenuti murati vivi nelle carceri a
regime speciale, devastati nel fisico e nella psiche e ridotti ad uno
stato vegetale che molto spesso è l’anticamera del suicidio? E allora ben venga
la signora Merkel e, con buona pace del nostro Renzi il quale
protesta che non intende farsi dettare l’agenda da Bruxelles, detti
le regole della convivenza civile in Europa richiamandola alla sua
tradizione e al rispetto dei diritti di ciascuno, dia un’anima
all’Europa, costruisca una Nazione e formi i cittadini europei.
Ottimo post Dott. Mandalà che, insieme a quello su "La Bella Italia", ho commentato inviandoLe una mail che, mi auguro, sia giunta. Nell'attesa di un Suo gentile riscontro, La saluto con sincera stima. A presto. Michele Nardelli
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