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sabato 13 giugno 2015

Le sentenze che si rispettano

Quando si parla di Cuffaro si tende a dimenticare che egli sta saldando il suo debito con la giustizia rispettando la sentenza che lo ha condannato definitivamente e scontando la pena in maniera esemplare. Agli sciacalli in agguato, sempre pronti a banchettare con le spoglie dei cadaveri, tutto questo non basta. Su Cuffaro si accaniscono come se si sentissero truffati dal fatto che egli continui a vivere e lo faccia tenendo un comportamento forte e onorevole nel momento più drammatico della sua vita. Per i giacobini con la bava alla bocca chi ha sbagliato non ha possibilità di redenzione e deve essere accompagnato fino alla fine dei suoi giorni dalla gogna. Non paghi delle sentenze di condanna vomitano un livore mai sazio e sempre assetato di sangue. A qualcuno sfugge che le sentenze della magistratura non pronunciano verità assolute. Esse sono definitive per le pene che producono ma per il resto hanno un valore relativo perché sono il frutto del convincimento del giudice il quale ha sicuramente gli elementi per emettere una sentenza equa e lo fa nella maggior parte dei casi, ma può anche sbagliare in perfetta buona fede e, in alcuni casi, persino in malafede, come succede quando egli traduce il libero convincimento in arbitrio, obbedendo a pregiudizi e a un malinteso senso della sua funzione. In presenza di una sentenza che ci appare ingiusta e che per questo motivo non condividiamo, possiamo essere indotti a non rispettarla cedendo ad una tentazione che però non possiamo permetterci, perché le sentenze, qualunque sia la percezione che nutriamo nei loro confronti, sono le pronunce di uno Stato che ci siamo scelti e vanno rispettate. Fermo restando ciò, deve essere però altrettanto chiaro che le sentenze non possono e non debbono essere il viatico per la demonizzazione del reo. A parte il dubbio nei confronti di una verità di cui non si ha certezza assoluta ma che produce danni assoluti per la vita di un uomo, si impone la pietà dovuta a chi cade e, quando egli imbocca la via del riscatto, anche l’onore delle armi. I moralisti in servizio perenne che non si rassegnano alle sentenze dei giudici e pretendono di andare oltre allestendo tribunali speciali nelle piazze e facendo giustizia sommaria, commettono una mostruosità, perpetuando una pena che vanifica il già accidentato cammino della redenzione. A questi miserabili va tutto il disprezzo dovuto a chi fa mercato delle vite umane.

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