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lunedì 2 febbraio 2015

Ma Renzi è un uomo d’onore


Bisogna dargliene atto, Renzi è un camaleonte capace di tutti i mutamenti necessari a raggiungere lo scopo. Affabulatore e non particolarmente propenso a vincoli di lealtà, piega la politica agli obiettivi  che si è posto senza tanti scrupoli e tentennamenti. Ha seminato il suo cammino di fior di vittime che si sono fatte irretire dal canto delle sue sirene, tranquillo Enrico, tranquillo Silvio, e si è visto come è andata a finire. E tranquilla anche la minoranza PD che, dopo essere stata bellamente ignorata sulla legge elettorale e adescata nella partita per  l’elezione del Capo dello Stato, tornerà puntualmente a non contare nulla.  Sulla marginalità del Nuovo Centro Destra accantonata come una ciabatta vecchia sulle decisioni più importanti, sorvoliamo per carità di patria (mi sfugge il motivo dell’esultanza con cui l’on. Alfano ha salutato l’elezione di Sergio Mattarella).  Ma, per dirla con uno che se ne intendeva, Renzi è un uomo d’onore e se ha sacrificato le sue vittime, avrà avuto i suoi buoni motivi, tanto cinismo deve necessariamente avere una sua ragione d’essere nella nobiltà degli obiettivi. E nobile è stato certamente il proposito di candidare Mattarella a sedere sullo scranno del Quirinale consumando l’ennesimo strappo alle spalle dei suoi alleati. Mattarella ha nutrito anche lui le sue brave passioni con uno spirito di parte che ha deragliato dalla sua proverbiale impassibilità, allorché si è dimesso da ministro in dissenso con la legge Mammì che aveva il torto di allargare la fascia d’informazione e intrattenimento televisivo o quando ha definito l’ingresso di Forza Italia nel PPE un “incubo irrazionale” o ha bollato con l’epiteto di fascista Buttiglione reo di aver  fatto delle scelte diverse dalle sue. Ha dunque nei suoi precordi una certa vocazione a derive manichee e non è il caso di santificarlo, tuttavia dà l’impressione di essere un uomo di cui ci si può fidare, schivo e lontano dalla politica gridata, quasi ascetico e di poche parole, lodevole per la sua mancanza di esibizione delle stimmate di parente di un martire della mafia, un uomo insomma in grado di offrire sufficienti garanzie di imparzialità e di tutela delle prerogative costituzionali. E  Renzi non si è fatta sfuggire la ghiotta occasione imponendolo e facendolo eleggere  Presidente della Repubblica, nell’interesse degli italiani certo ma anche nella convinzione che il nuovo inquilino del Quirinale, mite e poco incline a levate di scudi, non gli farà ombra. Attenzione però, nessuno ha mai visto sorridere Mattarella e chi lo conosce giura che dietro quell’aspetto grigio si nasconde una schiena dritta non disponibile a giochi che non rispettino le regole.  E’ proprio sicuro il nostro Bruto di avere fatto la scelta giusta puntando su Mattarella e di avere fatto un buon affare mortificando Berlusconi e complicandosi la vita sul percorso delle riforme, o non dovrà fare i conti con la legge del contrappasso che lo attende a Filippi?                                                                                                                                                                                             

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