Bisogna dargliene atto, Renzi è un camaleonte capace di
tutti i mutamenti necessari a raggiungere lo scopo. Affabulatore e non
particolarmente propenso a vincoli di lealtà, piega la politica agli
obiettivi che si è posto senza tanti scrupoli
e tentennamenti. Ha seminato il suo cammino di fior di vittime che si sono
fatte irretire dal canto delle sue sirene, tranquillo Enrico, tranquillo
Silvio, e si è visto come è andata a finire. E tranquilla anche la minoranza PD
che, dopo essere stata bellamente ignorata sulla legge elettorale e adescata
nella partita per l’elezione del Capo
dello Stato, tornerà puntualmente a non contare nulla. Sulla marginalità del Nuovo Centro Destra
accantonata come una ciabatta vecchia sulle decisioni più importanti,
sorvoliamo per carità di patria (mi sfugge il motivo dell’esultanza con cui
l’on. Alfano ha salutato l’elezione di Sergio Mattarella). Ma, per dirla con uno che se ne intendeva,
Renzi è un uomo d’onore e se ha sacrificato le sue vittime, avrà avuto i suoi
buoni motivi, tanto cinismo deve necessariamente avere una sua ragione d’essere
nella nobiltà degli obiettivi. E nobile è stato certamente il proposito di
candidare Mattarella a sedere sullo scranno del Quirinale consumando l’ennesimo
strappo alle spalle dei suoi alleati. Mattarella ha nutrito anche lui le sue
brave passioni con uno spirito di parte che ha deragliato dalla sua proverbiale
impassibilità, allorché si è dimesso da ministro in dissenso con la legge Mammì
che aveva il torto di allargare la fascia d’informazione e intrattenimento
televisivo o quando ha definito l’ingresso di Forza Italia nel PPE un “incubo
irrazionale” o ha bollato con l’epiteto di fascista Buttiglione reo di aver fatto delle scelte diverse dalle sue. Ha
dunque nei suoi precordi una certa vocazione a derive manichee e non è il caso
di santificarlo, tuttavia dà l’impressione di essere un uomo di cui ci si può
fidare, schivo e lontano dalla politica gridata, quasi ascetico e di poche
parole, lodevole per la sua mancanza di esibizione delle stimmate di parente di
un martire della mafia, un uomo insomma in grado di offrire sufficienti
garanzie di imparzialità e di tutela delle prerogative costituzionali. E Renzi non si è fatta sfuggire la ghiotta
occasione imponendolo e facendolo eleggere Presidente della Repubblica, nell’interesse
degli italiani certo ma anche nella convinzione che il nuovo inquilino del
Quirinale, mite e poco incline a levate di scudi, non gli farà ombra.
Attenzione però, nessuno ha mai visto sorridere Mattarella e chi lo conosce
giura che dietro quell’aspetto grigio si nasconde una schiena dritta non
disponibile a giochi che non rispettino le regole. E’ proprio sicuro il nostro Bruto di avere
fatto la scelta giusta puntando su Mattarella e di avere fatto un buon affare mortificando
Berlusconi e complicandosi la vita sul percorso delle riforme, o non dovrà fare
i conti con la legge del contrappasso che lo attende a Filippi?
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