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lunedì 12 gennaio 2015

Francesco Foresta



Avrei voluto esserci. Ho motivo di gratitudine nei suoi confronti  perché il giornale da lui fondato, Live Sicilia, è stato l’unico che, per la penna di Roberto Puglisi, non si è abbandonato al gioco al massacro nei miei confronti e su di me si è imposto un laico dubbio. Se un giornalista può andare contro corrente rispetto al clima di caccia all’untore che imperversa in un certo ambiente appiattito sulle posizioni della Procura, il merito non è solo del giornalista ma del giornale che ne ospita la firma senza cesoie censorie. Non dimentico la temperatura incandescente all’epoca della mia condanna in appello, quando a tutti faceva comodo sparare alzo zero contro il mostro mafioso fino al punto di augurarsi, per bocca di qualche irriducibile, che finissi i miei giorni in un gulag.  Puglisi no, Puglisi scrisse: “E’ rischioso scrivere di Nino Mandalà. Si sfiorano i limiti della coscienza e del baccano. C’è il pericolo della topica… Non si dovrebbe mai abbandonare il dubbio, nemmeno sull’innocenza a margine di una colpevolezza confermata in appello….Vale la pena di ricamare un pensiero sui pensieri senza che si sappia se provengono da un demonio o da una persona? Forse si. Ma è un rischio grave con l’abisso a un centimetro.”  Ricordo l’emozione alla lettura di quell’articolo e il sollievo generato da quell’unica isola di titubanza in un mare di certezze omologate. Potevo essere “un diavolo o una persona” ma qualcuno si faceva venire il dubbio andando oltre le apparenze e tentando letture che avevano a che fare con la coscienza del giornalista onesto. La sentenza di condanna definitiva si è successivamente incaricata di dichiararmi un “diavolo” ma resta il valore di una analisi onesta che nessuna sentenza può annullare. Da quel momento non ho più smesso di leggere Live Sicilia, non c’è mattina che, come prima cosa, non dia una occhiata alla sua testata, affascinato dalla sua mancanza di timore nei confronti dei potenti, divertito dalla birichina impertinenza contro chi conta e te la può fare pagare, irretito dallo spessore delle firme che non hanno avuto bisogno di emigrare perché qui hanno trovato le condizioni per esercitare degnamente il loro mestiere e hanno arricchito la nostra società, incantato dalla leggerezza e puntualità dell’informazione. Ho maturato un senso di ammirazione e di gratitudine per chi ha reso possibile tutto questo, e di pena e rabbia per una scomparsa proditoria  che impoverisce tutti, mi è balenato il desiderio di partecipare ai suoi funerali, ma ho ricacciato indietro il mio desiderio, un “demonio” non ha diritto a certe confidenze.

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