Avrei voluto esserci. Ho motivo di gratitudine nei suoi
confronti perché il giornale da lui
fondato, Live Sicilia, è stato l’unico che, per la penna di Roberto Puglisi,
non si è abbandonato al gioco al massacro nei miei confronti e su di me si è
imposto un laico dubbio. Se un giornalista può andare contro corrente rispetto
al clima di caccia all’untore che imperversa in un certo ambiente appiattito
sulle posizioni della Procura, il merito non è solo del giornalista ma del
giornale che ne ospita la firma senza cesoie censorie. Non dimentico la
temperatura incandescente all’epoca della mia condanna in appello, quando a
tutti faceva comodo sparare alzo zero contro il mostro mafioso fino al punto di
augurarsi, per bocca di qualche irriducibile, che finissi i miei giorni in un
gulag. Puglisi no, Puglisi scrisse: “E’
rischioso scrivere di Nino Mandalà. Si sfiorano i limiti della coscienza e del
baccano. C’è il pericolo della topica… Non si dovrebbe mai abbandonare il
dubbio, nemmeno sull’innocenza a margine di una colpevolezza confermata in
appello….Vale la pena di ricamare un pensiero sui pensieri senza che si sappia
se provengono da un demonio o da una persona? Forse si. Ma è un rischio grave
con l’abisso a un centimetro.” Ricordo
l’emozione alla lettura di quell’articolo e il sollievo generato da quell’unica
isola di titubanza in un mare di certezze omologate. Potevo essere “un diavolo
o una persona” ma qualcuno si faceva venire il dubbio andando oltre le
apparenze e tentando letture che avevano a che fare con la coscienza del
giornalista onesto. La sentenza di condanna definitiva si è successivamente
incaricata di dichiararmi un “diavolo” ma resta il valore di una analisi onesta
che nessuna sentenza può annullare. Da quel momento non ho più smesso di
leggere Live Sicilia, non c’è mattina che, come prima cosa, non dia una
occhiata alla sua testata, affascinato dalla sua mancanza di timore nei
confronti dei potenti, divertito dalla birichina impertinenza contro chi conta
e te la può fare pagare, irretito dallo spessore delle firme che non hanno
avuto bisogno di emigrare perché qui hanno trovato le condizioni per esercitare
degnamente il loro mestiere e hanno arricchito la nostra società, incantato
dalla leggerezza e puntualità dell’informazione. Ho maturato un senso di
ammirazione e di gratitudine per chi ha reso possibile tutto questo, e di pena
e rabbia per una scomparsa proditoria che
impoverisce tutti, mi è balenato il desiderio di partecipare ai suoi funerali,
ma ho ricacciato indietro il mio desiderio, un “demonio” non ha diritto a certe
confidenze.
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