Questi giovani rampolli della
mafia non la vogliono proprio capire e continuano a sfidare con la loro
arroganza la Chiesa. Prima la nipote di Messina Danaro che
ha preteso di sposarsi addirittura nella Cappella Palatina e adesso il figlio
di Graviano che ha rischiato di profanare la Cattedrale provando a cresimarsi
sotto queste sacre volte assieme ai suoi compagni di classe come se fosse un
normale cristiano. Ce ne vuole di faccia tosta per sporcare con la sua presenza,
lui, il figlio di un mafioso che non ha diritto all’innocenza, il clima che
alita attorno alle spoglie del beato Padre Puglisi custodite nella basilica. Ma
ci ha pensato il Cardinale Romeo a stoppare il colpo di mano, impedendo che si
compisse un atto blasfemo che offendeva la memoria del santo prete. Il giovane
si cresimerà certo, ma da solo in un clima di semiclandestinità, al riparo da
occhi indiscreti, in una anonima parrocchia di serie B dove la Chiesa può fare
incetta delle anime dei fedeli senza suscitare scandalo e senza offendere il
palato delicato degli schizzinosi deboli
di stomaco. Ciò detto, ci chiediamo chi stoppa la demenza della Chiesa
Cattolica che sta facendo una marcia forzata contro i principi di misericordia che
l’hanno nutrita per duemila anni, verso una deriva rancorosa e secolare. Quale
speranza è offerta a questi giovani che hanno avuto la sorte di nascere in un
contesto problematico, se la Chiesa che dovrebbe accoglierli, li respinge e li abbandona
alla mercé di valori negativi, senza la possibilità di conoscere un’alternativa
al mito sciagurato nel quale sono cresciuti, con nell’animo il rancore per
essere stati discriminati? Padre Puglisi con la cui santità amano sciacquarsi
indegnamente la bocca i farisei, ha dato testimonianza di che cosa significa
includere giovani problematici lottando per contendere alla mafia l’innocenza
di quei giovani. Ha pagato con la morte il suo sogno e la Chiesa ha l’ardire di
praticare l’esclusione di creature innocenti nel suo nome?
No Eminenza, Padre Puglisi non
l’avrebbe approvata.
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