La sentenza Cucchi
La sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma ha
assolto tutti gli imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi. Il reato è stato indubbiamente consumato ma la
sentenza non è riuscita a individuare i colpevoli, dunque nessuna condanna. Non
solo, ma alla incapacità di rendere giustizia al povero Cucchi, si aggiunge lo
scherno di affermazioni di dubbio gusto del tipo: “La sua fine è frutto di una
vita dissoluta” ( Tonelli, segretario del sindacato di polizia ). Dunque, se
uno ha condotto una vita dissoluta merita di essere massacrato! Ma l’oscenità non si
ferma qui. Basta leggere le dichiarazioni con cui gli imputati e i loro
difensori hanno salutato la sentenza di assoluzione. “Insieme ai miei colleghi sono stato accusato
di barbarie………non auguro a nessuno di subire quello che abbiamo subito noi…….ma
io, noi siamo innocenti” ( l’agente Minichini ), “Il punto nodale era ed è che
esistono dubbi sulla causa della morte di Cucchi, e questo esclude la
responsabilità dei medici” ( l’avvocato Gaetano Scalise, difensore del primario
Fierro ), “L’effetto mediatico che qualcuno ha voluto portare alla ribalta non
ha sortito alcun effetto, se avessero avuto più coraggio i primi giudici
avrebbero emesso la sentenza di assoluzione” ( Corrado Oliviero, legale di uno
degli agenti ). Tutti per bene, tutti innocenti! Ora, che un imputato proclami la propria
innocenza ci può stare, io stesso ho contestato la sentenza che mi ha condannato
per mafia ritenendola ingiusta, ma ho pagato il mio conto. Qua, non solo nessuno
paga niente ma gli imputati che in qualche modo hanno avuto a che fare con
questa vicenda e ne sono responsabili ( qualcuno sicuramente lo è anche se non
è stato individuato ), hanno, come si dice a Napoli, la spudoratezza di fottere
e piangere, incassano l’assoluzione e frignano, con l’aria di cadere dalle
nuvole, perché la loro reputazione di galantuomini è stata messa a repentaglio,
gridando al torto subito e dimenticando che l’unico ad avere subito un torto è stato
Stefano Cucchi, con l’aggravante che il torto non ha autori. Le immagini di Stefano in tutta la loro crudezza sono lì a
parlare di un delitto e, nonostante ciò, nessun colpevole, tutti a negare le loro responsabilità a
dispetto della decenza. I signori imputati erano in tutt’altre faccende
affaccendati e quel povero ragazzo pestato e lasciato morire dentro le mura delle
istituzioni è un accidente del caso che non sfiora le loro coscienze. I soli colpevoli restano Cucchi vittima della sua “vita dissoluta” e della sorte
avversa che lo ha condannato ad una morte senza autori, e lo Stato, vittima della propria impotenza, nel
cui seno si annidano uomini alcuni dei quali hanno sicuramente mentito nel più
puro stile mafioso, obbedienti ad uno
spirito di corpo omertoso.
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