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martedì 9 dicembre 2014

Loris e dello sciacallaggio



Un innocente è stato ucciso, disgustosamente trucidato in una maniera che evoca precedenti infami, e la sua morte manda in scena il solito grand guignol squallido e cialtrone che non ha rispetto per la sacralità di un dramma senza fine. Bisognerebbe che tutti avessimo il buon gusto di assumere un atteggiamento più sobrio di quello mostrato nella circostanza, di fronte ad una vicenda che ci coinvolge ma non ci da il diritto di dare la stura ai nostri peggiori istinti trasformando la scena della tragedia in una stia in cui starnazziamo vomitando in giro la nostra morbosità. Dovremmo starcene zitti e attoniti in rispettosa attesa dell’evolversi delle indagini invece di assecondare la nostra attitudine al cicaleccio che non si ferma davanti a nulla e trasforma un fatto reale e terribile in un miserabile talk show in cui facciamo a gara, con aria disgustosamente e falsamente compunta, a chi la spara più grossa pur di guadagnare la nostra fetta di visibilità. Quello che è accaduto a Loris può accadere a qualunque nostro nipotino e sfido chiunque ad affermare che accetterebbe senza fare una piega la fiera del pessimo gusto, l’assedio asfissiante e osceno che si sono scatenati attorno alla vicenda. Il dovere di cronaca, la foglia di fico con cui certi giornalisti, pur di guadagnare copie, coprono l’ansia di compiacere la morbosità della gente, in questa vicenda è andato ben oltre i confini del deontologicamente consentito, i limiti etici che, al di là delle regole, la nostra coscienza ci dovrebbe imporre. Si è spenta drammaticamente una vita e pare che non basti, si assiste ad una sorta di caccia al dettaglio pruriginoso in cui non c’è posto per la pietà, in cui la cronaca della vicenda si avventura senza tanti scrupoli nella narrazione di quello che la gente vuol sentirsi dire ed alimenta pruriti insani. La morbosa eccitazione frutto di un voyeurismo malato è cavalcata da un certo giornalismo senza regole contro il quale Piero Ostellino ci ha a suo tempo messo in guardia definendolo bassa  macelleria. Come vediamo, i fatti si incaricano di non smentirlo.

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