Ferragosto
Il ferragosto è l’apogeo della sofferenza per alcuni nostri
concittadini.
Il giorno emblematico delle nostre vacanze ha un significato
simbolico particolare per la psiche devastata di chi, proprio in quel giorno, è
costretto alla cattività e vi è costretto nelle condizioni peggiori. Stiamo
parlando dei cittadini indegni, di coloro ai quali non vengono riconosciuti i
diritti riservati agli umani, stiamo parlano di larve che non hanno fatto in
tempo a tramutarsi in uomini e nei confronti dei quali si può impunemente
esercitare la tortura, stiamo parlando dei detenuti. Le stie piuttosto che le
celle sono la loro casa.
Mi ricordo di quando all’Ucciardone eravamo costretti a
convivere in quattro laddove ce ne potevano stare due e ci ingegnavamo di ovviare
al problema di come amministrare lo spazio stabilendo dei turni durante i quali
due restavano confinati nelle brandine per permettere agli altri due di
muoversi nello spazio liberatosi. Il guaio era che le crisi di claustrofobia,
il caldo che dava alla testa e la furbizia inducevano qualcuno a provarci e a
barare sui tempi del confinamento in branda, con il rischio che ci scappasse
l’incidente.
Mi ricordo di quando la sera ostruivamo il chiusino e
allagavamo il pavimento d’acqua. Si andava a dormire con l’illusione di godere
di un poco di frescura ma non facevamo i conti con la distrazione di chi si
dimenticava e, scendendo per andare in gabinetto, si impantanava nell’acqua e
planava col culo per terra mandando il nostro sonno a farsi benedire.
Mi ricordo di quando, alla ricerca di refrigerio, stendevamo
i materassi sul pavimento e a notti alterne ci acconciavamo a dormire per
terra. Il guaio anche in questo caso era che spesso i conti non tornavano e
nascevano discussioni sui turni non rispettati. Per non parlare poi del solito
distratto che, scendendo dalla sua branda, passeggiava sul corpo del compagno
disteso per terra. La notte echeggiava di proteste che qualche volta
degeneravano.
Delizie dell’Ucciardone e del nostro sistema carcerario.
In carcere o, meglio, nelle nostre carceri è sempre in
agguato il rischio che le larve invece di tramutarsi in uomini si tramutino in
bestie animate dagli impulsi peggiori, dall’istinto di sopravvivenza, dalla
voglia di predare una sia pur minima condizione di vivibilità ad ogni costo, ed
invece assistiamo al miracolo di larve che si tramutano in uomini veri capaci,
proprio nelle circostanze peggiori, di slanci di generosità e di solidarietà.
I nostri uomini migliori, quelli che pontificano sui vizi
dei nostri uomini peggiori e che hanno creato le condizioni di vita in carcere
dei nostri detenuti, nel giorno di ferragosto hanno taciuto, probabilmente
perché impegnati a celebrare il rito della festività. L’unico che non è andato
in vacanza è Patrizio Gonnella presidente di Antigone che nel giorno di
ferragosto ha levato la propria voce contro le condizioni di vita dei nostri
detenuti e ha denunciato la sfrontatezza dei nostri politici i quali,
nonostante i richiami dell’Europa, continuano a disertare il buon senso e a far
mancare una legge che preveda il reato di tortura.
Queste facce di bronzo che si riempiono la bocca con la Costituzione più
bella del mondo e la eludono bellamente non avvertendo il senso della vergogna
che infliggono ad esseri umani, lasciano che le cose restino come sono per
potere continuare a soddisfare la loro malsana voglia di giustizialismo e fare
strame dei diritti fondamentali dell’uomo.
"Il giorno emblematico delle nostre vacanze ha un significato simbolico particolare per la psiche devastata di chi, proprio in quel giorno, è costretto alla cattività e vi è costretto nelle condizioni peggiori.....stiamo parlando dei detenuti. Le stie piuttosto che le celle sono la loro casa....".
RispondiEliminaQuando scrive così, Dott. Mandalà, come non si può provare tristezza, come non si può essere comprensivi e quindi immedesimarsi in tutto ciò che provano questi esseri umani come noi? Io soffro al solo pensiero di chi soffre così e sono e sarò sempre solidale con chi è costretto a subire tali modi di vivere terribili. Cosa posso fare nel mio piccolo? Posso solo pregare e sperare che, in un giorno non lontano, tutto ciò possa cambiare, tutta questa sofferenza finire. Con stima e comprensione. Michele
.......che dire,solo chi ha provato certi disagi puo'capire di cosa parla,pero'bisogna mantenere la propria dignita'di uomini in tutte le condizioni,nel bel tempo e nel cattivo....
RispondiElimina