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giovedì 6 giugno 2013

Solitudine

Una vita in solitudine può essere una dannazione oppure  no a seconda che essa sia o no accompagnata dalla voglia di vivere.
Può chiudersi in un delirio d’onnipotenza se si arrocca sulle proprie certezze e d’impotenza se insegue i propri fantasmi oppure può aprirsi al mondo ed essere fecondo di creazioni se decide di essere duttile e accogliente.
Riflettevo sulla mia solitudine seduto al bar di Francesco. E’ un piccolo bar di fronte a casa mia, con pochi tavoli all’aperto a mala pena protetti da una incerta copertura che traballa al vento, d’inverno e non basta a difendere dai raggi del sole, d’estate. E’ lì che mi rifugio quando ho bisogno di staccare la spina e accomiatarmi provvisoriamente dai miei pensieri,  lì vivo l’atmosfera ancestrale della piazza del mio paese, il cuore pulsante che ripropone da secoli la centralità dell’agorà greca. Ogni volta mi prende una emozione che mi commuove e mi rimanda ai luoghi dell’infanzia, ogni volta mi lascio cullare da un brusio che mi salva dalla solitudine.
Ascolto voci sussurrate che mi sfiorano appena e mi accarezzano concilianti e complici, e voci  urlate con una sguaiataggine gergale che affascina e respinge, respiro odori, osservo gesti e sguardi, mi calo nella fisicità del contatto con i miei simili quasi a volermi sincerare che sono vivo e partecipo della vita.
Il vecchietto tosto che con malcelato orgoglio tuona di avere raccomandato un parente nientedimeno che al prof. Veronesi, l’incallito militante di sinistra che, il volto paonazzo e sconvolto dall’ira, grida il suo odio contro Berlusconi, l’ascetico maestro di karate che ha abbandonato da tempo le arti marziali per prendere possesso tutti i giorni, dall’alba al tramonto, della sua postazione nel solito tavolino d’angolo e dedicarsi, indifferente a tutto e a tutti, alla navigazione virtuale in direzione di chissà quali siti alimentandosi di sola birra, una coppia di novantenni che inscenano con coetanei altrettanto onusti e battaglieri un’aspra disputa su temi che scelgono di volta in volta e concludono la recita della loro contesa con gagliarde bevute fingendo di litigare persino su chi deve pagare la consumazione, avventori occasionali che trangugiano velocemente il loro caffè con l’aria di commiserare l’umanità stanziale che bivacca nel bar e fuggono trafelati verso la loro giornata frenetica, è questa l’umanità con la quale convivo quasi ogni giorno.

A volte sorrido, a volte no, provo gioia e sgomento come succede a chi ha a che fare con la razza umana, ma tutte le voci, i gesti, gli sguardi, servono a scongiurare la mia impotenza e a ridimensionare la mia onnipotenza. Gli uomini di questa piccola comunità diventano linfa per la mia solitudine, si trasformano in pensieri che fisso su carta, sono il forcipe di idee che si trasformano in caratteri che prendono vita e forma, diventano scrittura e, se buona scrittura, l’unica felicità fine a sé stessa, come ebbe a scrivere Garcia Marquez. 

6 commenti:

  1. Bellissima questa verace descrizione di tante persone che si ritrovano in questo toccante post Dott. Mandalà. Comprendo la solitudine, pur non essendo solo ma essendo figlio unico e avendo avuto un'infanzia non semplice.... Il suo scritto induce a riflettere e sembra di vivere realmente, di toccare con mano, le diverse situazioni da Lei descritte così minuziosamente.
    Cordialmente, con stima
    Michele

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  2. Riflettendo ancora, Dott. Mandalà, anche oggi da uomo sposato e con figli, tante sono le volte che mi sento solo. Mi sento solo tutte quelle volte che la società che mi circonda mi invidia perché ho raggiunto i miei piccoli traguardi dopo aver penato tanto, o quando non vengo creduto se affermo di soffrire per i vari problemi, piccoli o grandi che siano, che essere genitori ed avere una famiglia comporta. Mi sento solo quando, preso dall’ansia o lamentandomi dei miei acciacchi, dico al collega di lavoro incredulo di non sentirmi troppo bene. Mi sento solo, quando vedo il menefreghismo delle persone o la burocrazia della sanità di fronte ai non facili problemi che purtroppo ho con mio figlio più grande. A volte mi chiedo: ma che vita è questa? Ma viviamo veramente o “sopravviviamo”? Ma tutte queste cose, come diceva Einstein cercando di far comprendere i suoi stati d’animo, “… non possono essere veramente conosciute se non che da colui che le ha vissute”. Credo che Lei possa comprendere quanto da me scritto e chiedo scusa se, leggendo il Suo post, ho scritto quest’altro mio commento ed ho potuto recarLa fastidio. Confidando in un suo parere, di nuovo saluti carissimi, con stima
    Michele

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  3. Signor Michele, lei mi sopravvaluta. Affronta nientemeno che il tema del disagio esistenziale con tutte le problematiche ad esso connesse, il mistero della vita, del male, del nostro destino, problematiche, ahinoi, mai risolte. L'unica soluzione a nostra disposizione è la capacità d'accettare la vita così com'è vivendola con forza d'animo e fedeltà a valori fondamentali, siano essi etici che religiosi, ma senza troppe illusioni. La saluto.

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    1. Non si tratta di sopravvalutare. Mi dispiace di essere stato frainteso. Quello che voglio significare è che dopo tutte le sue vicissitudini, e tutto ciò che molte persone le hanno scritto di così offensivo e maleducato, anche su questo stesso blog, deve certamente avere una forza d’animo immensa per non lasciarsi abbattere, per non rimanere profondamente sconvolto di tanta malvagità e mancanza di rispetto. Per questo dicevo ed affermo che Lei può comprendere benissimo e concordare pienamente su tutto quello che le scrivevo. Sicuramente, farò tesoro dei suoi utilissimi suggerimenti e sono sinceramente intenzionato a metterli in pratica per vivere meglio. Saluti Carissimi, con stima

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  4. Le chiedo scusa, Dott. Mandalà, se posso esserle sembrato invadente o averLa infastidito con i miei commenti/risposte. Non era assolutamente nelle mie intenzioni. Cordialmente
    Michele

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  5. G.le signor Michele,
    non c' è motivo che lei mi chieda scusa. Non è stato invadente e non mi ha infastidito, anzi, ha dimostrato una sensibilità che ho gradito. La ringrazio e continui a commentare a suo piacimento i miei post. Cordialmente

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