E’ di questi giorni una polemica tra Piero Ostellino,
prestigiosa firma del Corriere della Sera, e il dottor Oscar Maggi, presidente
della IV sezione del Tribunale di
Milano, che ha emesso la sentenza di condanna contro Paolo e Silvio Berlusconi
per divulgazione di segreto d’ufficio nella vicenda Unipol. Ostellino accusa
Maggi di avere emesso “una sentenza surreale……e che pur di condannare
Berlusconi si sia arrivati ad inventarsi un’accusa ideologica” , Maggi replica
che si è limitato ad applicare la legge in presenza di un reato. Dico subito
che sto dalla parte di Ostellino precisando, come fa lui, che di Berlusconi non
me ne può fregare più di tanto ma mi frega, eccome, se il dottor Maggi condanna
i Berlusconi per un reato che non hanno commesso. I Berlusconi si sono limitati
a pubblicare una notizia che proprio perché era giunta fino a loro era già
stata privata della sua segretezza altrove e da altri. Il reato era già stato consumato
e l’autore di esso andava cercato presso chi aveva fornito una notizia coperta
da segreto istruttorio e nel luogo in cui il segreto era stato violato e cioè
presso le stanze del Palazzo di Giustizia di Milano.
Si dice che le sentenze vanno accettate e sono d’accordo
perché non ci si può sottrarre alla coazione della norma, ma accettarle non significa
non poterne dissentire. In definitiva si tratta pur sempre di verità
processuali e quindi di verità relative che nascono dal libero convincimento
del giudice soggetto a fallire. Ne so qualcosa perché ho subito una condanna
sulla base del libero convincimento del mio giudice il quale ha ritenuto
attendibile un collaboratore di giustizia che un altro giudice, in altro
processo, con altro imputato, ma in relazione a identiche circostanze, non ha
ritenuto attendibile giungendo ad una sentenza di assoluzione. Uno dei due
giudici evidentemente ha sbagliato ed io che non sono nato sotto una buona
stella mi sono ritrovato dalla parte sbagliata.
La morale è che siamo costretti a fare i conti con
l’anomalia di una giustizia che valuta in maniera strabica episodi analoghi,
che assolve o condanna un imputato con sentenze che evocano scenari altalenanti,
che emette una sentenza di condanna nei confronti dei Berlusconi per
divulgazione di segreto d’ufficio ma non esercita pari severità nei confronti
del dilagante costume di far apparire sui giornali notizie coperte dal segreto
istruttorio che l’indagato apprende dai giornali prima che dalle fonti
ufficiali. In questo modo la certezza del diritto spesso paga pegno all’ondivaga
valutazione del magistrato che decide che cosa è reato o no in omaggio non alla
legge ma “alle domande di giustizia diventate domande sociali” come acutamente
osservato dal Presidente di sezione della Cassazione G. Maria Berruti.
Quando il giudice invece di ubbidire alla legge, ubbidisce
alla propria rabbia, alla suggestione, al politicamente corretto, agli
orientamenti della piazza e ideologici, ad un malinteso senso della propria
funzione, può accadere che il pregiudizio prenda il posto del libero convincimento.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaMa quand'è che ci sarà una "vera" riforma della giustizia, dott. Mandalà? Quando si potrà vivere sicuri da "angosce" come quella a cui sono sottoposte tante persone a cui nella giustizia, come dice Lei, "il pregiudizio prende il posto del libero convincimento"? Fa molta impressione tutto ciò, in quanto sembra un potere, quello della giustizia, se usato nei modi da Lei descritti e che noi vediamo, più forte di quelli (dalla giustizia stessa) tanto criticati e disprezzati.
RispondiEliminaConfido in una Sua gentile risposta. Cordialmente. Michele
In pratica, Dott. Mandalà, se le cose funzionano in questi termini, senza una "riforma" nel senso più serio che vogliamo intendere a tale parola, alcuni personaggi del "potere" giustizia potranno fare il bello ed il cattivo tempo. Questa cosa non riesco a mandarla giù, non ci riuscirò mai, e, nel mio piccolo sarò sempre al fianco di chi ha subito condanne sulla base del libero convincimento del giudice di turno, senza alcun timore di esprimere liberamente tale pensiero. Cordialmente. Michele
RispondiElimina