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giovedì 25 aprile 2013


Il golpe

Il cittadino ha nelle Istituzioni la garanzia di essere tutelato.
E’ una garanzia che ha il suo costo nel limite alla libertà di ciascuno a favore dell’interesse collettivo. Se non fosse così chiunque si avventerebbe sul conseguimento del proprio bene a scapito del bene comune. Ma laddove è posto un limite alla libertà di, deve essere data una uguale garanzia alla libertà da. Il limite alla libertà positiva di decidere a proprio piacimento deve essere compensato dall’impegno dello Stato a garantire la cosiddetta libertà negativa, la libertà cioè di fare senza costrizioni o impedimenti che non siano previsti dalla legge.  Purtroppo qui, come si suole dire, casca l’asino perché c’è una incapacità da parte delle attuali istituzioni di garantire questo tipo di libertà.
In questi giorni si è visto come cittadini che palesano una preoccupante ignoranza dei principi basilari che governano la democrazia, siano caduti vittime di affabulatori che ne hanno manipolato le coscienze. Privi degli anticorpi che li aiutino a fronteggiare le insidie del plagio, si sono sentiti tutelati più che dalle istituzioni, da personaggi che hanno preteso di intestarsene la volontà. Stiamo parlando, sia ben chiaro, della volontà di una minoranza che obbedisce al richiamo della foresta e che affida ad un qualunquismo antico e duro a morire, le proprie ragioni. L’utopia rousseauiana della democrazia diretta a volte ritorna nonostante si sia infranta a più riprese contro le verifiche della storia tra le cui macerie giacciono le farneticazioni degli arbitrari dittatori della volontà popolare. Confusamente interprete di questa utopia, l’universo grillino, composto per buona parte da orfani della sinistra, ha sostituito la cultura di riferimento della intellighenzia tradizionale con l’incultura dei guru che hanno cavalcato l’indignazione, hanno rimestato nel coacervo di disperazione, frustrazione, odio, nella volatilità e frammentazione di opinioni ed hanno manipolato la protesta a loro piacimento. Il popolo del web, alla ricerca di chi assecondasse la sua ira, ha individuato un capo e si è accucciato ai suoi piedi accettando il dispotismo con cui egli prende in tutta segretezza le sue decisioni. Abbiamo appreso gli esiti misteriosi delle cosiddette “quirinarie” senza sapere nulla dei numeri che hanno prodotto questi esiti. Quando finalmente, ad elezioni del Capo dello Stato avvenute, i numeri sono stati svelati, abbiamo scoperto che gli aventi diritto al voto sono stati 48.292, i votanti effettivi 28.518 e che il prof. Rodotà ha corso per il Quirinale avendo come base elettorale ben….4.677 voti. Alla faccia della democrazia!
E tuttavia non si può non comprendere l’ira della gente e la voglia di protesta, troppa rabbia in giro e troppa tentazione del tanto peggio, tanto meglio. Solo che quando il malcontento tracima e, invece di montare attraverso i canali istituzionali, si consegna nelle mani di pochi mestatori che agitano la piazza straparlando di golpe solo perché un Parlamento legittimamente eletto ha votato a maggioranza, allora c’è di che preoccuparsi, perché le insidie rischiano di provenire proprio dalla piazza che abdica alle regole della democrazia e diventa luogo di incubazione dei germi che possono generare un golpe.
La morale purtroppo è che siamo un popolo irredimibile che ha mandato allo sfascio le istituzioni, che ha privato lo Stato della capacità di intercettare le istanze che salgono dal basso e di garantire la libertà dalle sirene dei Grillo e dei Casaleggio. E la colpa non è, come oggi è di moda dire, della politica, la colpa è di come siamo fatti.

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