Il golpe
Il cittadino ha nelle Istituzioni la garanzia di essere
tutelato.
E’ una garanzia che ha il suo costo nel limite alla libertà
di ciascuno a favore dell’interesse collettivo. Se non fosse così chiunque si
avventerebbe sul conseguimento del proprio bene a scapito del bene comune. Ma
laddove è posto un limite alla libertà di, deve essere data una uguale garanzia
alla libertà da. Il limite alla libertà positiva di decidere a proprio
piacimento deve essere compensato dall’impegno dello Stato a garantire la
cosiddetta libertà negativa, la libertà cioè di fare senza costrizioni o
impedimenti che non siano previsti dalla legge.
Purtroppo qui, come si suole dire, casca l’asino perché c’è una
incapacità da parte delle attuali istituzioni di garantire questo tipo di
libertà.
In questi giorni si è visto come cittadini che palesano una
preoccupante ignoranza dei principi basilari che governano la democrazia, siano
caduti vittime di affabulatori che ne hanno manipolato le coscienze. Privi
degli anticorpi che li aiutino a fronteggiare le insidie del plagio, si sono
sentiti tutelati più che dalle istituzioni, da personaggi che hanno preteso di
intestarsene la volontà. Stiamo parlando, sia ben chiaro, della volontà di una
minoranza che obbedisce al richiamo della foresta e che affida ad un
qualunquismo antico e duro a morire, le proprie ragioni. L’utopia rousseauiana
della democrazia diretta a volte ritorna nonostante si sia infranta a più
riprese contro le verifiche della storia tra le cui macerie giacciono le farneticazioni
degli arbitrari dittatori della volontà popolare. Confusamente interprete di
questa utopia, l’universo grillino, composto per buona parte da orfani della
sinistra, ha sostituito la cultura di riferimento della intellighenzia
tradizionale con l’incultura dei guru che hanno cavalcato l’indignazione, hanno
rimestato nel coacervo di disperazione, frustrazione, odio, nella volatilità e
frammentazione di opinioni ed hanno manipolato la protesta a loro piacimento.
Il popolo del web, alla ricerca di chi assecondasse la sua ira, ha individuato
un capo e si è accucciato ai suoi piedi accettando il dispotismo con cui egli
prende in tutta segretezza le sue decisioni. Abbiamo appreso gli esiti
misteriosi delle cosiddette “quirinarie” senza sapere nulla dei numeri che
hanno prodotto questi esiti. Quando finalmente, ad elezioni del Capo dello
Stato avvenute, i numeri sono stati svelati, abbiamo scoperto che gli aventi
diritto al voto sono stati 48.292, i votanti effettivi 28.518 e che il prof.
Rodotà ha corso per il Quirinale avendo come base elettorale ben….4.677 voti.
Alla faccia della democrazia!
E tuttavia non si può non comprendere l’ira della gente e la
voglia di protesta, troppa rabbia in giro e troppa tentazione del tanto peggio,
tanto meglio. Solo che quando il malcontento tracima e, invece di montare
attraverso i canali istituzionali, si consegna nelle mani di pochi mestatori
che agitano la piazza straparlando di golpe solo perché un Parlamento
legittimamente eletto ha votato a maggioranza, allora c’è di che preoccuparsi,
perché le insidie rischiano di provenire proprio dalla piazza che abdica alle
regole della democrazia e diventa luogo di incubazione dei germi che possono
generare un golpe.
La morale purtroppo è che siamo un popolo irredimibile che
ha mandato allo sfascio le istituzioni, che ha privato lo Stato della capacità
di intercettare le istanze che salgono dal basso e di garantire la libertà
dalle sirene dei Grillo e dei Casaleggio. E la colpa non è, come oggi è di moda
dire, della politica, la colpa è di come siamo fatti.
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