Ma in che razza di Paese viviamo?
E’ un Paese normale quello in cui un Procuratore della
Repubblica incappa in una intercettazione predisposta dallo stesso ufficio che
egli coordina mentre sta parlando con un indagato al quale si sospetta stia
dando notizie sull’indagine che lo riguarda?
E’ un Paese normale quello in cui un magistrato definisce
sentenza politica una sentenza della Consulta che, a suo parere, risponde alle
esigenze di una parte, sia pure autorevole quale quella del Capo dello Stato,
piuttosto che a esigenze di verità? Ma non ci è stato sempre detto che le
sentenze vanno accettate ? E invece proprio un magistrato contesta la sentenza
della Consulta con queste parole:”Le ragioni della politica hanno prevalso su
quelle del diritto. La sentenza della Corte costituzionale rappresenta un
brusco arretramento rispetto al principio di uguaglianza e all’equilibrio fra i
poteri dello Stato”. E’ un chiaro attacco alla capacità di indipendenza e
all’autorevolezza del massimo organo di garanzia, che getta un’ombra sulla
imparzialità di una istituzione fondamentale dello Stato. Ma allora, se un
magistrato tanto autorevole ci dice che dobbiamo diffidare persino della Corte
costituzionale, a quale Stato ci siamo consegnati? Ed è un Paese normale quello
in cui sempre il nostro infaticabile magistrato, sebbene in piena attività di
servizio, non esita a schierarsi marcatamente a favore di una parte politica
nello stesso tempo in cui in tribunale sostiene l’accusa contro un esponente di
primo piano dello schieramento politico che egli avversa e, scendendo sul terreno
di una contesa in una arena turbolenta quale è quella di un seguitissimo talk show, espone se stesso e le
istituzioni che rappresenta all’epiteto di mascalzone?
E’ un Paese normale quello in cui un ex Presidente del Consiglio
che ha fatto il suo tempo, che ha dato al suo Paese un contributo, gli storici
diranno se positivo o negativo, ma che adesso non ha nient’altro da dire se non
a favore di un dialogo costruttivo e privo di veleni, che dovrebbe aver
maturato la consapevolezza dei propri limiti, dovrebbe avvertire la sobrietà di
un Cincinnato e vivere un bucolico dignitoso crepuscolo invitando i seguaci ad
un percorso di ragionevolezza che non ripeta gli errori e gli eccessi del
passato e guardi all’interesse della Patria nel momento del suo maggior
pericolo, è normale che un simile uomo scompagini equilibri faticosamente
raggiunti e getti sulla bilancia la sua spada come un Brenno qualsiasi?
E’ normale un Paese in cui un popolo ridotto allo stremo
trovi la risposta alla propria
disperazione in un comico che, beninteso, non ha il suo limite nella comicità
che anzi, quando non era stata ancora sostituita dalla politica, ci ha regalato
momenti di genialità, bensì nella ovvietà e impraticabilità del suo populismo,
mentre uomini che hanno fatto dell’attività politica il loro mestiere e sono
pagati per trovare soluzioni ai problemi della gente, si sono dati alla
latitanza e hanno abbandonato il campo quando la situazione stava precipitando
passando la mano ai cosiddetti tecnici, salvo, come dei bambini capricciosi
smaniosi di tornare in possesso del giocattolo, dar loro il benservito dopo che
questi hanno cavato le castagne dal fuoco in loro vece salvando l’Italia dal
fallimento e dandole credibilità ?
E’ normale un Paese che sta smottando sempre più verso la
povertà e allarga sempre più la forbice tra ricchi e poveri svolgendo una
funzione che non ha il diritto di esercitare, appaltandosi impropriamente il
diritto di pilotare l’economia e riuscendo nell’impresa di tutelare i più
abbienti a scapito dei meno abbienti?
E’ questo un Paese normale?
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