Augurare Buon Natale in questo scorcio di un anno terribile
come il 2012, può apparire provocatorio e irridente nei confronti degli
italiani che, per la maggior parte, non hanno motivi per vivere un buon Natale.
Cosa c’è infatti di buono in un Natale che nega la possibilità di dar fondo
all’animo caritatevole che per l’occasione si accende persino nel più duro
degli uomini? L’occasione purtroppo manca perché mancano le risorse che diano
le ali ai nostri buoni propositi.
Quando, uscendo dai confini del quartiere in cui vivo in un
contesto sobrio per tutto l’anno e ancor più parco in questo periodo, mi sono
concesso una puntata nel centro storico per respirare, come un sub in debito d’ossigeno,
l’atmosfera baluginante di luci e di colori del cuore festante della città, mi
sono imbattuto in un clima opaco e in un panorama di negozi vuoti, di
saracinesche abbassate, di piazze e vie deserte, di buio pesto per le strade e
sui volti dei rari passanti. Un paesaggio lunare dal quale mi sono sentito
tradito.
L’aspetto lunare del paesaggio tuttavia non è paragonabile al
deserto della nostra anima impotente a dare risposte alle nostre domande.
A chi per esempio dovremmo chiedere conto di ciò che
proviamo allorché vogliamo regalare il nostro cuore ai nostri cari e non possiamo
perché il cuore è sprovvisto di doni come gli scaffali di un negozio in
liquidazione?
A chi dovremmo chiedere conto di ciò che proviamo quando sui
marciapiedi e agli ingressi dei supermercati schiviamo con senso di colpa le
richieste d’aiuto per i più poveri avanzate con dolce garbo dagli angeli del
volontariato, quando osserviamo la rabbia quasi ferina e violenta con cui i
passanti assillati da richieste di elemosine si rivoltano contro i postulanti,
a chi del senso di frustrazione dei nonni privati della gioia di stupire gli
occhi carichi di attesa dei nipoti e dei genitori costretti a misurarsi con le
rimanenti risorse dell’ultima settimana del mese che, maledizione, coincide con
il Natale?
A chi dovremmo chiedere conto della pena inflitta ai nostri
cuori dallo spettacolo dei fagotti umani sparsi per i marciapiedi delle nostre
città sotto il cielo livido di un inverno insolitamente più severo del solito,
dalla dignitosa indigenza dei nuovi poveri che si affacciano sempre più
numerosi alle mense della Caritas, dallo sguardo smarrito e carico di
rimprovero dei nostri figli che si aggirano fra le pareti domestiche covando
vergogna e rancore per essere stati scippati del loro futuro da una generazione
di padri scellerati?
A chi, in questo Natale privo di pietà, dobbiamo chiedere conto
della nostra incapacità di commuoverci alla vista di Pannella ischeletrito, di
provare rimorso per la sorte di nostri simili condannati alla sofferenza in
carceri-lager a due passi da casa nostra, della rabbia e del vuoto che
avvertiamo?
Forse a noi stessi artefici della nostra perduta umanità, a
noi spensierati complici dei nostri carnefici ai quali per anni abbiamo dato
licenza di ucciderci e che continuiamo a
tollerare mentre tornano a proporsi volteggiando con imperterrita sfrontatezza
sui nostri capi.
E allora se Buon Natale deve essere, Buon Natale sia per
loro, per gli assassini delle nostre speranze che ci hanno regalato la strenna
avvelenata di una festa senza gioia i quali, essi si, hanno motivo per
festeggiare.
Spesso siamo un po' vittime e un po' carnefici, parte di un meccanismo che non riusciamo a controllare .
RispondiEliminaBuon Natale :)
Grazie, anche a Lei.
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