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mercoledì 3 ottobre 2012



Non tutte le mafie sono uguali

La reazione al mio post sul 41bis da la misura di come è sentito il fenomeno mafioso in Italia.
Basta scorrere la letteratura che si occupa di mafia per avere una idea di ciò che pensano gli italiani sul’argomento, basta leggere i commenti che hanno accompagnato il mio blog fin dalla sua nascita per percepire l’odio che alberga nell’animo dei blogger in giro per la rete, nei confronti dei mafiosi, dei presunti tali e di quelli che sono appena sfiorati da un minimo sospetto.
Niente da obiettare, l’indignazione è sacrosanta anche se risente di una enfatizzazione che rimanda  ad una regia sospetta. Nelle proteste di un popolo ferito che insorge contro il malaffare si mischia assieme all’ira genuina, la manipolazione di quanti utilizzano lo sdegno degli onesti per guadagnare dimensioni altrimenti impensabili. Personaggi destinati all’anonimato si ritagliano una loro visibilità pontificando dall’alto di una superiorità morale che spesso è usurpata, maratoneti delle fughe in avanti si segnalano fra i più attivi nello sforzo di cancellare con pennellate di intransigenza le tracce di un passato che vogliono far dimenticare, abili press agents di se stessi lucrano sulle disgrazie altrui o sulla simulazione delle proprie promuovendo carriere e affari, letterati mediocri e chierici d’assalto sfruttano la gallina dalle uova d’oro per soddisfare vanità e coltivare interessi.
Agli intransigenti in buona fede ma a tema unico sottopongo alcune riflessioni.
L’ Italia ha subito dalla mafia ferite difficilmente rimarginabili, di più, offese agli affetti più cari dei propri cittadini e oltraggi alla propria immagine, attentati al proprio ordinamento civile che l’hanno indotta a provvedimenti ai limiti della legittimità giuridica. Non voglio accendere in questa sede un ulteriore dibattito sulla giustezza o meno dei provvedimenti adottati ma credo di poter dire, senza ombra di dubbio, che essi sono stati, giusti o no, di una durezza senza precedenti. Si è ritenuto che le circostanze richiedessero una risposta adeguata, che la collettività corresse dei rischi e non si è andato tanto per il sottile. Ma, chiedo ai crociati antimafia: è solo la mafia che attenta alla dignità del nostro popolo, alle istituzioni e all’ordinamento civile? E dunque è solo la mafia che merita tanta intransigenza e, in compagnia dei soli movimenti eversivi, provvedimenti così disumani?
Osservo la realtà che mi circonda e mi chiedo perché tante sacche di malcostume che aggrediscono la nostra società con la stessa forza devastante della mafia possono tranquillamente prosperare senza suscitare una indignazione che vada oltre il solito vezzo degli italiani per la protesta sterile.
Dove sono i comitati anticorruzione che, sfilando per le vie delle città, invochino la reclusione in regime di massima sicurezza per i sicari della nostra economia e dei nostri destini? Dove una commissione che, come la Commissione Antimafia, combatta le altre mafie che soffocano il libero funzionamento della nostra democrazia, la burocrazia che tiene prigioniera la politica, privilegia gli appartenenti al cerchio magico e impedisce le riforme, le organizzazioni consortili che blindano assetti consolidati, i potentati finanziari che hanno sostituito la produzione con la speculazione saccheggiando realtà imprenditoriali e vanificando la crescita di tutti noi, i politici che hanno assolto al solo compito di realizzare rendite di posizione personali, enclaves di impunità, prebende la cui scandalosa gestione esplode in una Piedigrotta grottesca che mette a nudo la loro inadeguatezza persino nel malaffare, che aprono le maglie della legge agli appetiti dei disonesti e che, per il resto, hanno portato il Paese allo sfacelo continuando imperterriti a riproporsi al palato accomodante di noi italiani, i cosiddetti poteri forti, mitici burattinai di un mondo misterioso che non devono rendere conto a nessuno, i responsabili di una giustizia civile e penale che ci regala ogni cinque giorni il consueto annunciato suicidio in carcere e arranca in coda alla graduatoria dell’efficienza e dell’equità in Europa e nel mondo, i manipolatori delle nostre coscienze che si avvalgono del loro potere mediatico per imporci le loro verità.
In che cosa queste mafie differiscono dalla mafia comunemente intesa? Certamente nella veste paludata che non richiama l’immagine cruenta di Cosa Nostra, ma non nella loro crudeltà, perché esse sono, se possibile, più crudeli e letali di Cosa Nostra, sono più invasive, hanno saccheggiato il futuro dei nostri giovani e cancellato il passato dei nostri vecchi, ci hanno spogliato della dignità di cittadini trasformandoci in sudditi, hanno ucciso la nostra facoltà di scegliere e l’ hanno sostituita con l’unica opzione oggi possibile, la rincorsa affannosa agli espedienti per sbarcare il lunario, ci hanno rubato la serenità necessaria a un minimo di qualità di vita, ci fanno convivere con l’incertezza del diritto e  la certezza delle ingiustizie diffuse, ci condannano all’impotenza e alla frustrazione in uno scenario senza speranza.
E allora, perché a questi mafiosi non si infliggono le stesse pene dei mafiosi tradizionali?
Perché i mafiosi tradizionali li precipitiamo in tombini dove chiunque passi può sputare, li rimuoviamo come si fa con qualcosa che sentiamo estranea e ci imbarazza, e invece ai mafiosi paludati ammicchiamo con indulgente complicità come a dei geniali birbanti? Forse perché di questi birbanti invidiamo l’abilità e le fortune e alla loro famiglia sentiamo, tutto sommato, di appartenere privi come siamo di un minimo di senso civico? O forse  perché uomini delle istituzioni e colpevoli si nutrono dello stesso brodo di coltura, frequentano gli stessi luoghi, appartengono alle stesse caste, si sposano fra di loro e contraggono omertose connivenze avendo cura di distogliere la rabbia della gente dal proprio mondo e indirizzarla contro i soliti iloti figli di un dio minore?

2 commenti:

  1. I metodi dei mafiosi tradizionali sono piu' cruenti degli altri e generano una serie di reati di portata anche maggiore sia per visibilita' che efficacia, narcotraffico riciclaggio etc. La spettacolarita' delle loro azioni, ci permette di prendere le distanze e scagliarci contro . I reati nella pubblica amministrazione indignano, ma non permettono grandi manovre a quelli che campano di campagne anti-mafia . Il sangue reale fa piu' effetto di quello virtuale . La trattativa stato-mafia in un certo senso ha costituito uno spartiacque, perche' la gente ha finalmente capito che bisogna cercare chi c'e' dietro la storiella della mafia cicoria e ricotta . E anche il fatto che quando ci riferiamo ai mafiosi tradizionali, non pensiamo mai alla mafia come mentalita' e cultura, quindi non ci sentiamo coinvolti, perche' materialmente noi non ammazziamo . Mentre per politici e amministratori corrotti, siamo un po' responsabili perche' li abbiamo mandati noi la'. Chiedere il 41bis per loro, sarebbe come chiederlo per noi stessi .

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  2. Egr. Dott. Mandalà,

    E' un bellissimo post il Suo, in cui mi ritrovo in tutto. Sono rimasto affascinato e colpito dalla chiarezza espositiva e soprattutto da come Lei riesca a far "vedere", o meglio "percepire" al lettore interessato queste tristi realtà, queste tremende verità.
    Con stima, cordialmente
    Michele

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