Non tutte le mafie sono uguali
La reazione al mio post sul 41bis da la misura di come è
sentito il fenomeno mafioso in Italia.
Basta scorrere la letteratura che si occupa di mafia per
avere una idea di ciò che pensano gli italiani sul’argomento, basta leggere i
commenti che hanno accompagnato il mio blog fin dalla sua nascita per percepire
l’odio che alberga nell’animo dei blogger in giro per la rete, nei confronti
dei mafiosi, dei presunti tali e di quelli che sono appena sfiorati da un
minimo sospetto.
Niente da obiettare, l’indignazione è sacrosanta anche se
risente di una enfatizzazione che rimanda
ad una regia sospetta. Nelle proteste di un popolo ferito che insorge
contro il malaffare si mischia assieme all’ira genuina, la manipolazione di
quanti utilizzano lo sdegno degli onesti per guadagnare dimensioni altrimenti
impensabili. Personaggi destinati all’anonimato si ritagliano una loro
visibilità pontificando dall’alto di una superiorità morale che spesso è
usurpata, maratoneti delle fughe in avanti si segnalano fra i più attivi nello
sforzo di cancellare con pennellate di intransigenza le tracce di un passato
che vogliono far dimenticare, abili press agents di se stessi lucrano sulle
disgrazie altrui o sulla simulazione delle proprie promuovendo carriere e
affari, letterati mediocri e chierici d’assalto sfruttano la gallina dalle uova
d’oro per soddisfare vanità e coltivare interessi.
Agli intransigenti in buona fede ma a tema unico sottopongo
alcune riflessioni.
L’ Italia ha subito dalla mafia ferite difficilmente
rimarginabili, di più, offese agli affetti più cari dei propri cittadini e
oltraggi alla propria immagine, attentati al proprio ordinamento civile che
l’hanno indotta a provvedimenti ai limiti della legittimità giuridica. Non
voglio accendere in questa sede un ulteriore dibattito sulla giustezza o meno
dei provvedimenti adottati ma credo di poter dire, senza ombra di dubbio, che
essi sono stati, giusti o no, di una durezza senza precedenti. Si è ritenuto
che le circostanze richiedessero una risposta adeguata, che la collettività
corresse dei rischi e non si è andato tanto per il sottile. Ma, chiedo ai
crociati antimafia: è solo la mafia che attenta alla dignità del nostro popolo,
alle istituzioni e all’ordinamento civile? E dunque è solo la mafia che merita
tanta intransigenza e, in compagnia dei soli movimenti eversivi, provvedimenti
così disumani?
Osservo la realtà che mi circonda e mi chiedo perché tante
sacche di malcostume che aggrediscono la nostra società con la stessa forza
devastante della mafia possono tranquillamente prosperare senza suscitare una
indignazione che vada oltre il solito vezzo degli italiani per la protesta
sterile.
Dove sono i comitati anticorruzione che, sfilando per le vie
delle città, invochino la reclusione in regime di massima sicurezza per i
sicari della nostra economia e dei nostri destini? Dove una commissione che,
come la Commissione Antimafia ,
combatta le altre mafie che soffocano il libero funzionamento della nostra
democrazia, la burocrazia che tiene prigioniera la politica, privilegia gli
appartenenti al cerchio magico e impedisce le riforme, le organizzazioni
consortili che blindano assetti consolidati, i potentati finanziari che hanno
sostituito la produzione con la speculazione saccheggiando realtà imprenditoriali
e vanificando la crescita di tutti noi, i politici che hanno assolto al solo
compito di realizzare rendite di posizione personali, enclaves di impunità,
prebende la cui scandalosa gestione esplode in una Piedigrotta grottesca che
mette a nudo la loro inadeguatezza persino nel malaffare, che aprono le maglie
della legge agli appetiti dei disonesti e che, per il resto, hanno portato il
Paese allo sfacelo continuando imperterriti a riproporsi al palato accomodante
di noi italiani, i cosiddetti poteri forti, mitici burattinai di un mondo
misterioso che non devono rendere conto a nessuno, i responsabili di una
giustizia civile e penale che ci regala ogni cinque giorni il consueto
annunciato suicidio in carcere e arranca in coda alla graduatoria dell’efficienza
e dell’equità in Europa e nel mondo, i manipolatori delle nostre coscienze che
si avvalgono del loro potere mediatico per imporci le loro verità.
In che cosa queste mafie differiscono dalla mafia
comunemente intesa? Certamente nella veste paludata che non richiama l’immagine
cruenta di Cosa Nostra, ma non nella loro crudeltà, perché esse sono, se
possibile, più crudeli e letali di Cosa Nostra, sono più invasive, hanno
saccheggiato il futuro dei nostri giovani e cancellato il passato dei nostri
vecchi, ci hanno spogliato della dignità di cittadini trasformandoci in
sudditi, hanno ucciso la nostra facoltà di scegliere e l’ hanno sostituita con
l’unica opzione oggi possibile, la rincorsa affannosa agli espedienti per
sbarcare il lunario, ci hanno rubato la serenità necessaria a un minimo di
qualità di vita, ci fanno convivere con l’incertezza del diritto e la certezza delle ingiustizie diffuse, ci
condannano all’impotenza e alla frustrazione in uno scenario senza speranza.
E allora, perché a questi mafiosi non si infliggono le
stesse pene dei mafiosi tradizionali?
Perché i mafiosi tradizionali li precipitiamo in tombini
dove chiunque passi può sputare, li rimuoviamo come si fa con qualcosa che
sentiamo estranea e ci imbarazza, e invece ai mafiosi paludati ammicchiamo con
indulgente complicità come a dei geniali birbanti? Forse perché di questi
birbanti invidiamo l’abilità e le fortune e alla loro famiglia sentiamo, tutto
sommato, di appartenere privi come siamo di un minimo di senso civico? O forse perché uomini delle istituzioni e colpevoli
si nutrono dello stesso brodo di coltura, frequentano gli stessi luoghi,
appartengono alle stesse caste, si sposano fra di loro e contraggono omertose
connivenze avendo cura di distogliere la rabbia della gente dal proprio mondo e
indirizzarla contro i soliti iloti figli di un dio minore?
I metodi dei mafiosi tradizionali sono piu' cruenti degli altri e generano una serie di reati di portata anche maggiore sia per visibilita' che efficacia, narcotraffico riciclaggio etc. La spettacolarita' delle loro azioni, ci permette di prendere le distanze e scagliarci contro . I reati nella pubblica amministrazione indignano, ma non permettono grandi manovre a quelli che campano di campagne anti-mafia . Il sangue reale fa piu' effetto di quello virtuale . La trattativa stato-mafia in un certo senso ha costituito uno spartiacque, perche' la gente ha finalmente capito che bisogna cercare chi c'e' dietro la storiella della mafia cicoria e ricotta . E anche il fatto che quando ci riferiamo ai mafiosi tradizionali, non pensiamo mai alla mafia come mentalita' e cultura, quindi non ci sentiamo coinvolti, perche' materialmente noi non ammazziamo . Mentre per politici e amministratori corrotti, siamo un po' responsabili perche' li abbiamo mandati noi la'. Chiedere il 41bis per loro, sarebbe come chiederlo per noi stessi .
RispondiEliminaEgr. Dott. Mandalà,
RispondiEliminaE' un bellissimo post il Suo, in cui mi ritrovo in tutto. Sono rimasto affascinato e colpito dalla chiarezza espositiva e soprattutto da come Lei riesca a far "vedere", o meglio "percepire" al lettore interessato queste tristi realtà, queste tremende verità.
Con stima, cordialmente
Michele