Tutto ormai è all’insegna del politicamente corretto e il politicamente corretto impone che si obbedisca alle verità dei pochi stabilite nelle sedi che contano. Chi dissente è oggetto di scomunica, rischia il rogo riservato agli eretici e ciò che esce fuori dal novero delle verità protette è destinato all’indifferenza se non al disprezzo. I toni sono trancianti e non ammettono replica. Se ne ha la sensazione netta leggendo le analisi che da più parti sono state fatte sui temi in scaletta nell’intesa programmatica sulla quale Berlusconi dovrebbe intendersi con Fini, economia, federalismo, giustizia, Mezzogiorno e via proponendo e suggerendo le precedenze che, all’interno di ciascun tema,devono essere date, rivendicando alle esigenze dei cittadini il diritto di dettare le precedenze e naturalmente pretendendo di dettare il decalogo di queste esigenze. Apprendiamo così che tra le esigenze primarie dei cittadini c’è l’accantonamento della “sciagurata legge sulle intercettazioni che ha come scopo di condizionare la stampa”, anche se qualche giornalista che sa il fatto suo ha messo in dubbio che la battaglia ingaggiata dalla Federazione della stampa contro “ la legge bavaglio “ sia una battaglia in difesa della libertà di informazione quanto non piuttosto una battaglia in difesa dell’impunità dei giornalisti. Rientra tra le esigenze prioritarie dei cittadini la difesa della casta dei giornalisti?
Apprendiamo inoltre che in tema di giustizia le esigenze dei cittadini impongono che si dia priorità alla riforma della giustizia civile perché, si dice, i cavilli e i laccioli di cui è disseminata la legislazione che regolamenta la giustizia civile deprimono le imprese e i tempi lunghi che affliggono la conclusione dei processi (sempre quelli civili) scoraggiano investimenti di aziende estere. Potenza degli affari! Nessun accenno invece alle condizioni della giustizia penale. Per quanto ci siamo sforzati non abbiamo trovato menzione di alcuna proposta che ritenga prioritario porre mano alla riduzione della lunghezza dei tempi dei processi penali e della detenzione preventiva, evitare che il diritto d’informazione si trasformi in diritto d’arbitrio con norme che obblighino a riferire con pari rilievo le ragioni dell’accusa e della difesa sulle vicende giudiziarie di chi ancora deve essere processato ed è costretto a subire esecuzioni sommarie in piazza grazie ad un giornalismo che si appiattisce sulle posizioni dell’accusa: altro che libertà d’informazione!
Non abbiamo trovato traccia dell’invocazione di alcuna esigenza con riferimento all’affollamento delle carceri e alle condizioni di vita dei detenuti che sempre più spesso conducono al suicidio. Ma capiamo che questa è materia che urta la sensibilità dei palati raffinati e provoca un senso di fastidio in quanti considerano le esigenze di questi concittadini sporchi, brutti e cattivi, un lusso di cui non merita occuparsi e lo rimuovono con un’alzata di spalle. Meglio ignorarli, meglio non dare l’idea della solita Italia mammona e incline al pietismo accattone che rischia di proiettare l’immagine di un Paese che sui temi della sicurezza non offre garanzie di severità, meglio rassicurare i bravi cittadini che la loro quiete è al riparo da colpi di mano, tanto questi delinquenti sono senza santi protettori e non servono a nessuna causa, di loro ci si può tranquillamente e con serafica indifferenza dimenticare!
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