Non vogliamo entrare nel merito dell’implosione del Pdl, di chi è più o meno responsabile di essa, di chi ha torto o ragione, di chi ci ha ridotti in un cul de sac dopo averci illuso che ci attendeva la stagione delle riforme epocali, perché siamo stanchi del “teatrino della politica” lamentato da Berlusconi e di cui, guarda caso, la legge del contrappasso lo ha visto protagonista. Ci penseranno gli elettori a dire chi ha avuto torto o ragione o forse a non dire un bel niente e a farsi gabellare dai consueti mistificatori dalla faccia di bronzo. Ci intriga invece il personaggio amletico che è venuto fuori da questa vicenda e che, bisogna dirlo, ci confonde, quello dell’on. Fini.
In un recente articolo Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera, che ama fare le pulci alle anomalie italiane con dati solitamente inconfutabili, ha colto la contraddizione del nostro personaggio garantista e giustizialista a corrente alterna citando dichiarazioni e comportamenti che hanno contraddistinto le diverse tappe della vita politica del presidente della Camera.
Stella risale alla prima esternazione dell’on. Fini resa a proposito del famoso discorso di Craxi alla Camera dei deputati all’epoca di tangentopoli, con cui il segretario del Psi fece una chiamata di correità dell’intera classe politica e che l’on. Fini definì “una patetica autodifesa”. Sempre Stella ricorda la posizione intransigente di Fini contro l’esortazione di Scalfaro ai magistrati perché non esagerassero con le manette, l’esultanza dopo il primo avviso di garanzia ad Andreotti e la sua proposta di sospendere gli stipendi ai parlamentari inquisiti considerando un privilegio medievale l’immunità parlamentare. Infine è di questi giorni la dichiarazione: “ Il Parlamento deve essere garantista ma ciò non può giustificare quello che giustificabile non è, perché l’etica dei comportamenti pubblici è la precondizione perché ci sia fiducia nelle istituzioni”. Tutte esternazioni che non lasciano dubbi sul rigore dell’on. Fini e che meritano rispetto, anche se Bobo Craxi qualche dubbio sulla autenticità di questo rigore lo ha espresso definendolo sprezzantemente “forcaiolo”. Per quanto ci riguarda ci limitiamo far notare che le dichiarazioni intransigenti dell’on. Fini contraddicono comportamenti di segno opposto messi in atto allorché egli ha traghettato il suo partito in un contenitore, il Pdl, garantista senza ma e senza se, inducendolo a votare contro tutte le richieste di arresto dei parlamentari avanzate dai magistrati nei confronti di Previti, Cito, Giudice, Dell’Utri, Sanza etc., secondo quanto riferisce l’impagabile Stella e a far quadrato, aggiungiamo noi, in difesa dell’on. Bocchino quando questi è stato sfiorato da una inchiesta giudiziaria. Compendio di queste contraddizioni è il ruolo di paladino della morale pubblica nel quale si è calato l’on. Granata che pure in passato è stato assessore nel governo Cuffaro e oggi è supporter del governo Lombardo bacchettato dai magistrati per “condotte moralmente deprecabili”. Garantismo dunque o giustizialismo?
Confessiamo di non capirci granché e respingiamo la tentazione di condividere le maldicenze del chiacchiericcio sussurrato secondo cui le dichiarazione e i comportamenti dell’on. Fini si barcamenano tra il rigore dei principi e la strategia dei….fini che di volta in volta egli si prefigge!
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