Sul Corriere della Sera di ieri il signor Alfio Sciacca mi ha definito boss di Villabate. Nonostante io non sia stato condannato con sentenza definitiva ed abbia dunque diritto alla presunzione di innocenza, il signor Sciacca, beato lui, non è sfiorato da alcun dubbio circa la mia mafiosità, per lui sono un boss!
Sarà che un imputato di mafia è carne da macello su cui si può tranquillamente e impunemente imperversare, che può essere dato in pasto all’opinione pubblica e condannato definitivamente in piazza, sarà che, allo stesso modo in cui lo Stato mi tiene da undici anni sulla graticola con un processo che ancora arranca in secondo grado, un giornalista può con altrettanta disinvoltura lasciarsi guidare da impulsi liquidatori nei confronti di un uomo a perdere come il sottoscritto, tutto può essere dato, ma è un fatto che il signor Sciacca l’ha “scafazzata”.
Io che posso fare? Potrei fare una querela ma sono scoraggiato dall’esito, anzi dal mancato esito di due querele presentate un anno fa contro il Giornale di Sicilia e la Repubblica e ancora fermi in Procura. Non mi resta dunque che sperare nella sensibilità del signor Sciacca il quale, prendendo atto dell’abbaglio, magari, chi lo sa, potrebbe chiedermi scusa. Ma senza tante illusioni: sono pur sempre un imputato di mafia!
Nessun commento:
Posta un commento