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domenica 28 marzo 2010
Il Sacerdote
Il Sacerdote imperversa imperterrito sulla scena della desolante società civile. Egli si esprime con "fecimo" ed "ebbimo" fiero della sua rozzezza che brandisce con l'orgogliosa noncuranza di chi ha ben altro da fare che curarsi della forma. Ha una missione da compiere, quella di salvare il mondo, di redimerlo dalle zozzure, di pulirlo dalle sue incrostazioni corrotte con un passione la cui purezza non tollera di essere intralciata da leziosità lessicali. Non importa se dietro la sua approssimazione formale si annida una altrettanta approssimazione sostanziale, è importante che la sua purezza ideologica possa dilagare senza ostacoli. Novello Eutifrone, egli si erge a paladino della giustizia purchè sia punitiva e senza appello, stabilisce ciò che giusto e ingiusto, ciò che è santo e ciò che è empio e, assiso sulle sue farisaiche certezze, decide di accusare il padre per non contaminarsi, ritenendo santo ciò che è empio e confondendo i piani della morale. In verià è gretto, intollerante, fanatico e procede nella sua crociata perchè spinto dalla sua meschinità d'animo alla quale la sua ambizione e malvagità assegnano destini gloriosi. Egli avvelena l'acqua del pozzo cui un popolo dabbene e sprovveduto si abbevera preparando il processo a Socrate e tuona, a cavallo del suo delirio, evocando lo spettro del tiranno, incitando all'odio e pregustando il luogo della vergogna, un Piazzale Loreto prossimo venturo.
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