Il gesto dei polsi incrociati del
senatore Giarrusso che evoca le manette, è l'odiosa espressione di
un animo malvagio che non conosce la pietà e si realizza istigando
alla gogna. Esso la dice tutta su come in casa grillina il senso
della giustizia sia fatto coincidere con la voglia di linciaggio e
con la pretesa di processare sulla pubblica piazza e condannare senza
inutili lungaggini procedurali il malcapitato che ha il torto di
militare nel campo avverso. Paradossalmente nello stesso momento in
cui levano solennemente il grido in difesa della legalità, i
grillini spodestano l'unico potere delegato a sovrintende al rispetto
di essa, la magistratura, e si sostituiscono a quest'ultima emettendo
sentenze in proprio che sono univoche: le manette per tutti coloro
che sono sfiorati dal sospetto, secondo il dogma caro ad una certa
cultura che considera il sospetto l’anticamera della verità,
purché il sospetto riguardi gli avversari. La conferma di tale
vocazione si è avuta nel caso Salvini con il ministro dell'interno
graziato da un insolito approccio garantista anziché crocifisso
dalla solita intransigenza forcaiola, e la magistratura scippata
delle proprie funzioni. Certo sulle accuse della magistratura c’è
da discutere e un dibattito si imponeva su come dovesse intendersi il
comportamento del ministro, se reato o legittimo esercizio della
propria funzione, ma questo dibattito avrebbe dovuto svolgersi nelle
sedi competenti, non consultando in rete quattro gatti che sono stati
spacciati per voce del popolo solo perché iscritti nella piattaforma
della Casaleggio & C., e poco importa che non conoscessero la
materia su cui erano chiamati a pronunciarsi. Altro che democrazia
diretta, questa è usurpazione della democrazia ad opera di una
olocrazia che manipola l'oclocrazia vociante. Ed è stato anche un
escamotage che ha permesso all’universo grillino di uscire dalle
secche in cui rischiava di incagliarsi il governo, nel segno dei
peggiori maneggi della tanto deprecata prima repubblica. Altro
discorso quello che riguarda gli avversari politici della compagine
gialloverde, i quali anche loro in passato si sono attestati su
posizioni giustizialiste salvo adesso reagire frignando contro il
gesto del parlamentare grillino. Accade di essere investiti prima o
poi dalla nemesi della storia quando è il proprio turno di incappare
nel mostro giustizialista coltivato allorché faceva comodo alla
propria parte. E non è indignandosi, come ha fatto buona parte dello
schieramento politico, per la sorte di due settantenni finiti agli
arresti domiciliari genitori, guarda caso, di Matteo Renzi, che si
dimostra di avere a cuore una equa amministrazione della giustizia.
E' questa una indignazione sospetta che dosa la propria sensibilità
a seconda del censo, visto che non si è mai levata a favore dei
tanti ultrasettantenni figli di un dio minore che in carcere (
quello vero non ai domiciliari con concessione del diritto di
ricevere in casa chiunque e potersi relazionare con chicchessia ), ci
marciscono per anni, alcuni in regime di alta sicurezza o addirittura
di 41 bis, e scontano preventivamente la pena in attesa di sapere se
sono innocenti o colpevoli. Alcuni di essi, ottantenni, in carcere
ci muoiono!
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