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sabato 23 febbraio 2019

I manettari


Il gesto dei polsi incrociati del senatore Giarrusso che evoca le manette, è l'odiosa espressione di un animo malvagio che non conosce la pietà e si realizza istigando alla gogna. Esso la dice tutta su come in casa grillina il senso della giustizia sia fatto coincidere con la voglia di linciaggio e con la pretesa di processare sulla pubblica piazza e condannare senza inutili lungaggini procedurali il malcapitato che ha il torto di militare nel campo avverso. Paradossalmente nello stesso momento in cui levano solennemente il grido in difesa della legalità, i grillini spodestano l'unico potere delegato a sovrintende al rispetto di essa, la magistratura, e si sostituiscono a quest'ultima emettendo sentenze in proprio che sono univoche: le manette per tutti coloro che sono sfiorati dal sospetto, secondo il dogma caro ad una certa cultura che considera il sospetto l’anticamera della verità, purché il sospetto riguardi gli avversari. La conferma di tale vocazione si è avuta nel caso Salvini con il ministro dell'interno graziato da un insolito approccio garantista anziché crocifisso dalla solita intransigenza forcaiola, e la magistratura scippata delle proprie funzioni. Certo sulle accuse della magistratura c’è da discutere e un dibattito si imponeva su come dovesse intendersi il comportamento del ministro, se reato o legittimo esercizio della propria funzione, ma questo dibattito avrebbe dovuto svolgersi nelle sedi competenti, non consultando in rete quattro gatti che sono stati spacciati per voce del popolo solo perché iscritti nella piattaforma della Casaleggio & C., e poco importa che non conoscessero la materia su cui erano chiamati a pronunciarsi. Altro che democrazia diretta, questa è usurpazione della democrazia ad opera di una olocrazia che manipola l'oclocrazia vociante. Ed è stato anche un escamotage che ha permesso all’universo grillino di uscire dalle secche in cui rischiava di incagliarsi il governo, nel segno dei peggiori maneggi della tanto deprecata prima repubblica. Altro discorso quello che riguarda gli avversari politici della compagine gialloverde, i quali anche loro in passato si sono attestati su posizioni giustizialiste salvo adesso reagire frignando contro il gesto del parlamentare grillino. Accade di essere investiti prima o poi dalla nemesi della storia quando è il proprio turno di incappare nel mostro giustizialista coltivato allorché faceva comodo alla propria parte. E non è indignandosi, come ha fatto buona parte dello schieramento politico, per la sorte di due settantenni finiti agli arresti domiciliari genitori, guarda caso, di Matteo Renzi, che si dimostra di avere a cuore una equa amministrazione della giustizia. E' questa una indignazione sospetta che dosa la propria sensibilità a seconda del censo, visto che non si è mai levata a favore dei tanti ultrasettantenni figli di un dio minore che in carcere ( quello vero non ai domiciliari con concessione del diritto di ricevere in casa chiunque e potersi relazionare con chicchessia ), ci marciscono per anni, alcuni in regime di alta sicurezza o addirittura di 41 bis, e scontano preventivamente la pena in attesa di sapere se sono innocenti o colpevoli. Alcuni di essi, ottantenni, in carcere ci muoiono!

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