La signora Bachelet, alto commissario per i diritti umani dell’ONU
di recente nomina, ha esordito col
botto. Secondo lei l’Italia sarebbe un Paese razzista al punto da dovere
essere sottoposto alla verifica degli ispettori dall’ONU. Da che mondo è mondo
il bue chiama cornuto l’asino e allo stesso modo la signora Bachelet, rappresentante
di un organismo che ha perduto la sua credibilità avvitandosi in imbarazzanti
contraddizioni proprio sul tema dei diritti civili, pretende di impartire
lezioni ad un Paese come l’Italia. Non sempre si possono condividere le sparate
di Salvini ma stavolta non si può non essere d’accordo con lui quando afferma
che l’ONU non si può permettere di accusare di razzismo un Paese che è in testa
alla lista delle nazioni che prestano opera di volontariato in tutti gli angoli
del mondo e che sul proprio suolo ha fatto approdare e in parte accolto più
migranti di qualsiasi altro Paese europeo. Né noi italiani possiamo essere
liquidati come razzisti solo perché qualche idiota, che rappresenta solo una
infinitesima parte di quel caritatevole popolo che è il popolo italiano, si
abbandona a qualche gesto di intolleranza. La signora Bachelet ha tutto il
diritto di esprimere il suo dissenso sul provvedimento che ha bloccato a bordo
della Diciotti 177 migranti per diversi giorni, ma non quello di disporre una
ispezione sul nostro territorio trattandoci alla stregua di uno dei tanti Paesi
dall’incerta connotazione democratica di cui trabocca l’ONU e contro cui
proprio l’ONU, chissà perché, si guarda bene dall’intervenire. Da noi, grazie
al cielo, gli anticorpi funzionano, esiste una magistratura che vigila e che nella
fattispecie si è mossa prontamente agendo contro quello che, a torto o a
ragione, ha ritenuto un reato, non c’è dunque bisogno di gendarmi esterni,
abbiamo le nostre istituzioni che funzionano egregiamente e sanno essere un
efficace baluardo dei diritti. Evidentemente gli occhiuti commissari dello
strabico organismo internazionale si sono distratti e hanno colpito il
bersaglio sbagliato rivolgendo all’Italia accuse che dovrebbero rivolgere
all’Europa per il cinismo con cui essa ignora il problema dell’emigrazione riversandolo
tutto sulle spalle dell’Italia. E’ bene chiarire che un conto è la disposizione
discutibile di trattenere per giorni centinaia di migranti sulla Diciotti, un
altro conto è correre ai ripari chiudendo i nostri porti alle navi che
soccorrono i migranti esattamente come fanno tanti altri Paesi affacciati nel
Mediterraneo e quelli dell’entroterra che chiudono le loro frontiere. Il nostro
giro di vite serve proprio a risolvere nell’interesse dei migranti un problema
che da soli non siamo in grado di affrontare o che rischiamo di affrontare male
e non può diventare pretesto per mettere in dubbio la nostra umanità e la nostra
proverbiale disponibilità all’accoglienza. In base a quale principio i migranti
dovrebbero approdare tutti sulle nostre coste e perché, se tentiamo di
impedirlo, siamo accusati di razzismo, mentre invece gli altri Paesi possono tranquillamente
adottare una politica di respingimento senza dovere temere nulla? E’ una domanda
che poniamo alla solerte signora Bachelet
rappresentante di un organismo che ha eletto alla presidenza del
Comitato Consultivo del Consiglio dei diritti umani nientemeno che l’Arabia
Saudita paladina, come tutti sappiamo, dei diritti umani. Ed è una domanda alla
quale dovrebbero rispondere certi personaggi della nostra sinistra i quali,
come al solito, hanno perduto una buona occasione per tacere.
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