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domenica 1 aprile 2018

La Pasqua


Come ogni anno la Pasqua è l’occasione per i soliti rituali che vedono impegnati i bravi cristiani nelle liturgie dei buoni propositi. La misericordia soprattutto e la pietà la fanno da protagonisti indiscussi con proclami solenni sulle buone intenzioni che accompagneranno le nostre azioni future. Ci ripromettiamo di perdonare i torti subiti, di rinunciare al rancore che sostituiamo con un’orgia di buonismo  all’apparenza sincero ma in realtà farisaico. Perché, ahinoi, i sentimenti non sono così autentici come appaiono e non includono i reietti della scala sociale che rimuoviamo con colpevole indifferenza giocando a rimpiattino con la nostra coscienza.  Alla Pasqua gaudente e festaiola dei cristiani redenti si oppone la mala Pasqua degli ultimi che la redenzione sembra avere dimenticato, dei clochard ai margini delle strade, dei carcerati lontani dagli affetti, degli anziani parcheggiati nei cimiteri degli elefanti che chiamiamo case di riposo in cui si consuma la spietatezza di noi figli, dei poveri privi delle necessarie provvidenze e della necessaria dignità, dei malati dimenticati nelle corsie degli ospedali. E ancora di coloro che vivono una disperante solitudine esistenziale e in questo periodo sentono di più la loro angoscia privi come sono di un qualsiasi appiglio al quale aggrapparsi presso i propri simili indaffarati nelle incombenze festive, e dei figli di una generazione che vive un malessere profondo e maledice le festività percepite come un insulto alla propria condizione precaria, e di quelli che non hanno fede e si muovono disorientati nel clima di festa come degli alieni in un pianeta inospitale. Di coloro ai quali per decenni è stato impedito di abbracciare i propri cari detenuti in quell’universo kafkiano che è il 41 bis e che durante le feste sentono ancora di più la crudeltà di questa innaturale mutilazione degli affetti praticata da uno Stato vendicativo e dedito alla tortura. E di Stefania che, senza piangersi addosso e con forza d’animo, sta combattendo la battaglia più dura della sua vita contro l’ingiustizia di un male vile che aggredisce la sua età innocente. Stiamo parlando dell’indifferenza di un mondo sempre più scristianizzato. Che dire? Buona Pasqua o mala Pasqua? A ciascuno la  Pasqua che la sorte gli ha assegnato.       .

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