Come ogni anno la Pasqua è l’occasione per i soliti rituali che
vedono impegnati i bravi cristiani nelle liturgie dei buoni propositi. La
misericordia soprattutto e la pietà la fanno da protagonisti indiscussi con
proclami solenni sulle buone intenzioni che accompagneranno le nostre azioni
future. Ci ripromettiamo di perdonare i torti subiti, di rinunciare al rancore che
sostituiamo con un’orgia di buonismo all’apparenza
sincero ma in realtà farisaico. Perché, ahinoi, i sentimenti non sono così
autentici come appaiono e non includono i reietti della scala sociale che
rimuoviamo con colpevole indifferenza giocando a rimpiattino con la nostra
coscienza. Alla Pasqua gaudente e
festaiola dei cristiani redenti si oppone la mala Pasqua degli ultimi che la
redenzione sembra avere dimenticato, dei clochard ai margini delle strade, dei
carcerati lontani dagli affetti, degli anziani parcheggiati nei cimiteri degli
elefanti che chiamiamo case di riposo in cui si consuma la spietatezza di noi
figli, dei poveri privi delle necessarie provvidenze e della necessaria dignità,
dei malati dimenticati nelle corsie degli ospedali. E ancora di coloro che
vivono una disperante solitudine esistenziale e in questo periodo sentono di
più la loro angoscia privi come sono di un qualsiasi appiglio al quale
aggrapparsi presso i propri simili indaffarati nelle incombenze festive, e dei
figli di una generazione che vive un malessere profondo e maledice le festività
percepite come un insulto alla propria condizione precaria, e di quelli che non
hanno fede e si muovono disorientati nel clima di festa come degli alieni in un
pianeta inospitale. Di coloro ai quali per decenni è stato impedito di abbracciare
i propri cari detenuti in quell’universo kafkiano che è il 41 bis e che durante
le feste sentono ancora di più la crudeltà di questa innaturale mutilazione degli
affetti praticata da uno Stato vendicativo e dedito alla tortura. E di Stefania
che, senza piangersi addosso e con forza d’animo, sta combattendo la battaglia
più dura della sua vita contro l’ingiustizia di un male vile che aggredisce la
sua età innocente. Stiamo parlando dell’indifferenza di un mondo sempre più
scristianizzato. Che dire? Buona Pasqua o mala Pasqua? A ciascuno la Pasqua che la sorte gli ha assegnato. .
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