Natale e non sentirlo, perché quella nascita di 2000 anni fa
è stata tradita e Dio è morto nel cuore degli uomini. Privi dei dubbi e paghi
delle nostre conquiste ci sentiamo Dei noi stessi, rinunciamo al fascino di
quell’avventura che Platone chiamava eros, la scalata dell’uomo verso il
trascendente, e ci areniamo nelle secche di una immanenza dozzinale dal respiro
corto. Sentiamo solo le verità che ci vengono propinate dal politicamente
corretto nell’enorme agorà digitale, la rete che ha trasformato l’interlocuzione
in un dialogo tra sordi, un vaneggiamento intriso d’intolleranza, un deserto
desolante dove le relazioni si fondano su
fonti senza controllo piuttosto che sulla nostra conoscenza diretta, su
opinioni e pregiudizi di altri che decidono per noi senza che ne abbiamo
consapevolezza, sul rancore e le frustrazioni che si autoalimentano entro i
confini di un mondo autistico chiuso ad ogni verifica e proteso verso crudeltà
gratuite. Vi navighiamo in mezzo zigzagando indolenti e ci giriamo dall’altra
parte sordi alla sofferenza che ci circonda, incapaci di leggere dentro il
nostro cuore mentre precipitiamo nel baratro alla mercé dei maitres à penser
che colonizzano le nostre menti e generano schiere di zombi in marcia verso il nulla. Patiamo il nostro
malessere e non lo percepiamo mentre scava nel vuoto della nostra coscienza.
Che resterà di noi quando le élite che ci governano saranno fagocitate
dall’intelligenza artificiale, il mostro che hanno creato? A Natale celebriamo il
funerale della nostra umanità e il sacrificio degli scarti della società che la
nostra cattiva coscienza ha confinato nelle ridotte degli appestati. Quest’anno
l’emblema della nostra perduta umanità è il sindaco di Como impegnato nella
crociata contro i clochard in difesa del decoro cittadino. Buon Natale a lui e
pazienza se nelle nostre pingui città i reietti all’addiaccio tirano le cuoia,
come è accaduto in questi giorni a Palermo, buon Natale ai bravi cittadini
impegnati a festeggiare l’annuale appuntamento
col rito pagano della crapula, e pazienza se un numero sempre maggiore
di paria conosce la nuova condizione di povertà che li ha artigliati
infischiandosi del clima festivo, se i figli di un Dio minore vivono il loro calvario
sparsi nei luoghi della sofferenza, lambiti dall’eco lontana dell’empio
frastuono natalizio.
Ciao Nino, complimenti per il tuo blog. Come stai? Chissà se ti ricordi di me... di noi... Un caro saluto!
RispondiEliminaSei il figlio di Riccardo? Se si, fammi sapere come ti posso contattare. Un caro abbraccio
RispondiEliminaSì, sono proprio io. Dammi il tuo indirizzo e-mail, ti scrivo io.
EliminaOk Claudio, ecco il mio indirizzo e-mail:ninomandala@libero.it ciao
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