L’appello lanciato da qualcuno che invita a trattare la
vicenda Dell’Utri dimenticando il nome e avendo considerazione solo per l’uomo,
contiene in sé i limiti di una proposta impraticabile. Una notizia di cronaca
balza con maggiore o minore evidenza al centro della ribalta proprio in virtù
del nome più o meno noto, e prescindere da esso è illusorio. Lo si vede proprio
con la vicenda Dell’Utri. Vicende drammatiche in carcere se ne consumano
parecchie in un silenzio assordante, quella di Dell’Utri al contrario è esplosa
proprio grazie ad una notorietà che la pone al centro del dibattito e la
privilegia. Perché Salvatore Meloni è stato fatto morire in carcere dopo 66 giorni
di sciopero della fame e un mio compagno di detenzione con entrambe le gambe
amputate continua ad arrancare su una
sedia a rotelle in carcere (non ne ho più notizie, non so se intanto è morto), perché
un altro mio compagno consumato dall’aids ha dovuto subire l’insulto del
carcere fino all’ultimo giorno della sua vita trascinando a fatica i poveri resti
del suo povero corpo, senza che si sia levata una sola voce in loro difesa? E perché
invece gli appelli a favore di Dell’Utri si sprecano col risultato che gli è
stata concessa l’anticipazione da settembre a luglio della data dell’udienza in
cui si deciderà sulla sospensione della sua pena per motivi di salute? Sia
chiaro che la notizia non può che rallegrarci, chi ha vissuto l’esperienza del
carcere non può che essere solidale con gli sventurati compagni di pena, ma ciò
non toglie che la decisione che anticipa la data dell’udienza, nel momento
stesso in cui procura una sensazione di sollievo, ha un sapore amaro. Perché a
Dell’Utri si e agli altri no? Semplice, perché poniamo al centro del dibattito
non un principio di civiltà giuridica che stabilisca un valore universale ma il
nome cui assegniamo il riconoscimento dei diritti in rapporto al suo spessore. E’
così che funziona fino a quando non ci doteremo di una giustizia migliore che
valga per tutti e continuerà a fare notizia solo l’ingiustizia di una
detenzione incompatibile con il carcere quando essa riguarda la sorte del
Dell’Utri di turno.
Voi mafiosi e concorrenti esterni dovreste marcire tutti in galera senza alcuna distinzione. Avete ucciso centinaia di persone, distrutto l'economia del meridione, rovinato la vita e la dignità di tanti...
RispondiEliminaErgastolo e carcere duro per tutti, fino a quando non confessano i loro reati e contribuiscono a distruggere le mafie. E non come suo figlio che ha solo dichiarato di avere fatto parte di cosa nostra per cercare di avere la pena ridotta (disgustoso).
Basta piagnistei, siate uomini almeno una volta.