Il capitalismo ingordo che ha
dimenticato la sua vocazione di motore produttivo e ha fatto della
finanza uno strumento di speculazione selvaggia allargando sempre più
la forbice tra ricchezza e povertà, si è visto presentare il conto
dalla democrazia che qualche volta si incazza e se la prende con
tutti, ricchi, poveri, senza tanti complimenti. Churchill soleva dire
che la democrazia è la peggior forma di governo eccezion fatta per
tutte le altre forme che si sono sperimentate finora. Il problema è
che Churchill ha conosciuto una democrazia che oggi non ha patria.
Oggi alla democrazia storicamente intesa si è sostituita una
oclocrazia che si oppone alla plutocrazia in una gara a chi perde in
misura maggiore la ragione e in particolare la ragione etica. Uno
spaccato plastico di questo conflitto si è avuto in Gran Bretagna
tra i sostenitori del leave e quello del remain. La Gran Bretagna che
ruota attorno alla City e gestisce la maggior parte dei mercati
valutari del mondo aveva tutto l’interesse di rimanere nella Ue,
perché solo restando ancorata al sistema dell’euro, avrebbe potuto
mantenere il suo predominio finanziario. Il 2008 e l’anno
terribile, il 2011, con i loro rintocchi sinistri hanno messo in
allarme i mercati finanziari fino a quando la brexit è stata data in
vantaggio. Incertezza dei mercati, incapacità delle banche di
finanziarsi sono tutte voci di un bilancio che dal 2008 in poi ha
lasciato parecchie vittime sul terreno e che rischiava di ripetersi.
Quando gli exit polls hanno cominciato a dare vincente il fronte del
remain e hanno confermato questo trend fino a pochi minuti prima
della chiusura delle urne, i grandi gestori, i soli che si sono
potuti permettere la lettura di questi costosi dati, hanno rialzato
la cresta e hanno agito sul mercato delle valute secondo i loro
interessi. L’esito delle urne li ha puniti e assieme a loro ha
punito tutto il resto. Le borse a livello planetario hanno subito un
crollo, lo spread italiano è aumentato, e si può esser certi che ci
saranno altre conseguenze di cui al momento non siamo in grado di
valutare la portata e che investiranno non solo la Gran Bretagna ma
l’intera Europa. La brexit è piombata sul mondo occidentale come
una sorta di ordalia che può essere la pietra tombale dell’Europa.
Il popolo, spinto sempre più ai margini della società, ha mandato
in soffitta la ragione e si è affidato all’istinto primordiale, si
è riconosciuto nel populismo che agita il fantasma dei nemici alle
porte, ha bocciato la logica dell’inflessibilità che privilegia il
rigore dei conti piuttosto che i conti in tasca della gente e si è
rivoltato contro chi attenta ai suoi bisogni primari. E’ accaduto
in Gran Bretagna, accadrà, emuli gli altri Paesi, nel resto
d’Europa. Ma non hanno motivo di gioire quelli che l’hanno
favorita né di temere quelli che l’hanno avversata, è una rivolta
destinata al fallimento, per dirla con Shakespeare, tanto rumore per
nulla. Si può esser certi che, nell’ambito delle trattative tra
Europa e Gran Bretagna che accompagneranno quest’ultima fuori dalla
Ue, le lobby finanziarie troveranno il modo di mettersi d’accordo
lasciando col cerino in mano il qualunquismo inconcludente di quanti
strillano contro il potere della grande finanza. L’Europa ha
fallito la sua missione e perduto la sua anima liberale, come un
novello Crono ha divorato i suoi figli.
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