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sabato 25 aprile 2015

L’impero della miseria

Il male ha una delle sue componenti più drammatiche nella ineluttabilità della miseria, una costante mai sconfitta nella vita degli uomini. Quanto sta accadendo in questi giorni, con la moltitudine di profughi che fuggono da condizioni di vita invivibili e sono inghiottiti dal mare, narra l’epopea miserabile di uomini che vivono sotto la soglia della dignità umana. E’una condizione che purtroppo abbiamo imparato a conoscere anche noi italiani incamminati ormai da anni, sempre più numerosi, verso la povertà assoluta. Quando i figli di quella che è stata una società opulenta, combattono la battaglia per sopravvivere cercando di inventarsi espedienti che spesso vanno oltre il lecito e il moralmente tollerabile e si dibattono tra le spire di una disperazione senza via d’uscita abdicando all’amor proprio e al rispetto di sé, in che cosa differiscono dagli ultimi del mondo? E dove è la nostra cultura cristiana? Perché di questo bisogna parlare, dobbiamo chiederci cioè se la stessa cultura cristiana non sia stata sconfitta. Come scrisse Croce, non si può non essere cristiani, perché quello che siamo è l’eredità di un messaggio lanciato duemila anni fa da un pacifico rivoluzionario di nome Gesù. L’uomo che ha preso coscienza della propria dignità cancellando l’istituto della schiavitù che prima di Cristo non costituiva scandalo, la donna che si affranca dal gineceo e guadagna gli stessi diritti dell’uomo, i vecchi e i malati non più abbandonati come esseri inutili, i bambini non più alla mercé di un padre che nella società contadina di un tempo poteva non accettarli e decidere di disfarsene come di una inutile mercanzia, i diritti fondamentali dell’uomo che hanno trovato solenne consacrazione in proclami e convenzioni in tempi relativamente recenti, lo stesso concetto d’amore considerato non solo come eros ma anche come agape, come donazione di sé, sono il risultato della cultura cristiana di cui l’Europa è stata permeata e che si è diffusa in tutto il mondo. Questa immensa eredità rischia di essere rimessa in discussione. Nietzsche, un nemico per eccellenza del cristianesimo, ha dovuto riconoscere: “Tutto quanto soffre, tutto quanto è appeso alla croce è divino…..e l’individuo non lo si poté più sacrificare”. Ma oggi è ancora vero ciò o non è l’uomo sacrificato tutte le volte che è lasciato alla crudeltà del mondo e alla mercificazione della persona? E non parliamo solo dei migranti che muoiono in mare, parliamo anche di quelli che riescono ad approdare nelle nostre coste e si prestano alle attività più mortificanti fornendo lo spettacolo di una umanità che ha rinunciato alla propria identità e contende il primato del degrado ai diseredati di casa nostra, in una gara di sofferenza ignorata da una società sempre più secolare ed endogamica (giusto quanto temuto da Claudio Magris) e abbracciata solo dall’abnegazione dei credenti in nome di una vocazione alla condivisione del dolore altrui alla quale li richiama il patibolo di Cristo. La loro fede però non può andare oltre, sconfitta dalla dimensione di un esodo biblico e dalla deriva di una economia asfittica che colpisce i più deboli e che la loro generosità non è in grado di affrontare. E’così che, mentre l’anima dei giusti, appagata dal suo spicchio di sofferenza, vola verso una prospettiva di santità, la dignità dell’individuo non riesce ad affrancarsi dalla morsa della miseria materiale e lo stato dell’uomo ritorna alle condizioni anteriori alla venuta di Cristo. E’ vero che, come sostiene la Chiesa, Cristo non è venuto a civilizzarci ma a santificarci ma è anche vero che, secondo Arnold Toynbee, “la democrazia è una pagina del Vangelo”. A Bruxelles sembrano avere dimenticato il lascito del Vangelo dal quale sono stati formati e, così come hanno abolito il crocifisso, hanno rinnegato le loro origini, in una corsa ad un relativismo morale che privilegia la logica miope e miserabile del piccolo interesse privato e ignora l’ecatombe epocale di uomini con un volto e un cuore come tutti, che parlano, mangiano, amano e hanno un loro discernimento esattamente come qualsiasi altro uomo. Ma, quel che è peggio, non hanno consapevolezza dell’ecatombe che ha falcidiato le loro coscienze.  

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