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giovedì 11 dicembre 2014

Lo Stato di diritto




Il Leviatano ha fatto il suo tempo. Con buona pace delle buone intenzioni di Hobbes, siamo allo stato di natura: homo homini lupus.  Lo Stato che ha la funzione di garantire che i diritti siano uguali per tutti i cittadini, si è dato alla latitanza rinunziando al suo potere sovrano e venendo  meno all’accordo concluso con i suoi cittadini. L’elenco delle sue inadempienze è lungo quanto sono infinite le sofferenze inflitte agli italiani, e spaziano dalla insensibilità nei confronti degli anziani lasciati a patire sotto la soglia della indigenza, alla incapacità di dotare i giovani di un futuro, dalla voracità del prelievo fiscale, alla inadeguatezza dei servizi, dalla resa ai poteri forti, siano essi le corporazioni autonome che decidono nella assoluta impunità, i lobbisti acquattati nell’ombra, i grand commis che controllano e condizionano la macchina dello Stato, alla boria nei confronti dei cittadini inermi che non hanno santi in paradiso.
Per non parlare della giustizia a corrente alternata. Senza meccanismi di controllo autentici, questa parvenza di Stato non riesce a sottrarsi alla tentazione di ricavarsi delle zone franche e opache nelle quali avviene di tutto senza che nulla trapeli all’esterno. In quelle che potremmo definire le praterie del Far West, ci si fa giustizia in maniera spicciativa obbedendo ad una sorta di razzismo nei confronti di uomini ritenuti inferiori e nella consapevolezza di non dovere rispondere degli abusi commessi. È quello che sta avvenendo in questi giorni nel carcere di Ascoli Piceno contro i detenuti in regime di 41 bis  sui quali, allo stesso modo di quello che accade negli States  agli afroamericani, si ha licenza di sparare (nel nostro caso solo metaforicamente), tanto sono negri. I negri del 41 bis di Ascoli non possono contare neppure sui diritti riconosciuti dal Magistrato di Sorveglianza (si chiama così perche vigila che la detenzione si svolga secondo le regole), perché lo sceriffo con la pistola fumante nelle vesti del direttore si infischia del provvedimento del magistrato e lo disattende. L’autorità amministrativa in una delirante interpretazione del proprio ruolo si sovrappone al potere del magistrato, e, se il detenuto protesta, via con metodi intimidatori, tanto chi vuoi che intervenga in difesa del negro! In una sorta di giustizia sommaria tutti i detenuti del carcere di Ascoli in questi giorni vengono sottoposti ad una serie di punizioni perché  protestano contro la mancata concessione del loro sacrosanto diritto ad effettuare il colloquio con i figli minori senza l’impedimento del vetro divisorio, come previsto dalla legge. Cornuti e mazziati, come dicono a Napoli. Potete immaginare come guarderanno i giovani figli dei detenuti a questo Stato che invece di garantire il “giusto governo” (Bodin), perpetra l’abuso! Perché dovrebbero rispettarlo?
Il Ministro di Grazia e Giustizia che, sia detto per inciso, non ha battuto ciglio contro le affermazioni di Alfano e Grasso secondo cui le infiltrazioni mafiose nel comune di Roma ci sono ma il comune non va sciolto, che dice? Lo sceriffo di Ascoli è mafioso o no? E se si, va sciolto?

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