Il Leviatano ha fatto il suo
tempo. Con buona pace delle buone intenzioni di Hobbes, siamo allo stato di
natura: homo homini lupus. Lo Stato che
ha la funzione di garantire che i diritti siano uguali per tutti i cittadini,
si è dato alla latitanza rinunziando al suo potere sovrano e venendo meno all’accordo concluso con i suoi
cittadini. L’elenco delle sue inadempienze è lungo quanto sono infinite le
sofferenze inflitte agli italiani, e spaziano dalla insensibilità nei confronti
degli anziani lasciati a patire sotto la soglia della indigenza, alla
incapacità di dotare i giovani di un futuro, dalla voracità del prelievo
fiscale, alla inadeguatezza dei servizi, dalla resa ai poteri forti, siano essi
le corporazioni autonome che decidono nella assoluta impunità, i lobbisti
acquattati nell’ombra, i grand commis che controllano e condizionano la
macchina dello Stato, alla boria nei confronti dei cittadini inermi che non
hanno santi in paradiso.
Per non parlare della
giustizia a corrente alternata. Senza meccanismi di controllo autentici, questa
parvenza di Stato non riesce a sottrarsi alla tentazione di ricavarsi delle
zone franche e opache nelle quali avviene di tutto senza che nulla trapeli
all’esterno. In quelle che potremmo definire le praterie del Far West, ci si fa
giustizia in maniera spicciativa obbedendo ad una sorta di razzismo nei
confronti di uomini ritenuti inferiori e nella consapevolezza di non dovere
rispondere degli abusi commessi. È quello che sta avvenendo in questi giorni
nel carcere di Ascoli Piceno contro i detenuti in regime di 41 bis sui quali, allo stesso modo di quello che accade
negli States agli afroamericani, si ha
licenza di sparare (nel nostro caso solo metaforicamente), tanto sono negri. I
negri del 41 bis di Ascoli non possono contare neppure sui diritti riconosciuti
dal Magistrato di Sorveglianza (si chiama così perche vigila che la detenzione
si svolga secondo le regole), perché lo sceriffo con la pistola fumante nelle
vesti del direttore si infischia del provvedimento del magistrato e lo
disattende. L’autorità amministrativa in una delirante interpretazione del
proprio ruolo si sovrappone al potere del magistrato, e, se il detenuto
protesta, via con metodi intimidatori, tanto chi vuoi che intervenga in difesa
del negro! In una sorta di giustizia sommaria tutti i detenuti del carcere di
Ascoli in questi giorni vengono sottoposti ad una serie di punizioni
perché protestano contro la mancata
concessione del loro sacrosanto diritto ad effettuare il colloquio con i figli
minori senza l’impedimento del vetro divisorio, come previsto dalla legge.
Cornuti e mazziati, come dicono a Napoli. Potete immaginare come
guarderanno i giovani figli dei detenuti a questo Stato che invece di garantire
il “giusto governo” (Bodin), perpetra l’abuso! Perché dovrebbero rispettarlo?
Il Ministro di Grazia e
Giustizia che, sia detto per inciso, non ha battuto ciglio contro le
affermazioni di Alfano e Grasso secondo cui le infiltrazioni mafiose nel comune
di Roma ci sono ma il comune non va sciolto, che dice? Lo sceriffo di Ascoli è
mafioso o no? E se si, va sciolto?
Nessun commento:
Posta un commento