I pruriti moralistici
I pruriti moralistici sono le ipocrisie con cui ci
produciamo in fughe in avanti agitando la presunzione di una etica superiore.
Un esempio di ipocrisia istituzionale è quello fornitoci dalla
nostra Costituzione che all’art. 3 recita così: “E’ compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese”.
Prima dei nostri padri costituenti ci avevano pensato Hobbes
e Hegel a teorizzare lo stato etico e non si sentiva certo il bisogno che la
nostra Costituzione, grazie allo zelo di alcuni suoi redattori campioni di una
ideologia dura a morire, fornisse ai cultori del diritto teleologico l’alibi
per imperversare con la pretesa di redimere il mondo e sciogliere il nodo uguaglianza
o libertà a favore della prima.
I pruriti moralistici hanno inoltre generato una casta
moralmente superiore che esercita il razzismo etico, divide gli uomini in buoni
e cattivi e stabilisce la primazia dei principi che devono regolare il mondo.
Grazie all’equivoco dei buoni propositi uomini da cui dipendono le nostre sorti
ci hanno catapultato nel buio di un tunnel di cui non vediamo l’uscita.
Dilettanti della ragione che barano con i buoni sentimenti ci hanno mandato
allo sbaraglio perché non hanno saputo adottare l’arte del possibile ed essere,
quando era il momento, giustamente cattivi.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In nome delle
buone intenzioni i nostri governanti hanno sperimentato un qualunquismo
egalitario e ci hanno apparecchiato la forbice allargata a dismisura di una
diseguaglianza sempre più accentuata, spalmando, in questo caso in misura veramente
uguale, la cosiddetta decrescita felice Sullo scenario internazionale i pruriti moralistici hanno
prodotto guai ancora maggiori. Incerti tra Antigone e Macchiavelli, i potenti
della terra alla fine hanno fatto la scelta peggiore. Rincorrendo pietismi nei
confronti di un terzo mondo vessato dai tiranni, si sono prodotti in una
strategia confusionale che ha sostituito il male col peggio, hanno pasticciato
sul vero senso della politica e, infischiandosi della ragion di Stato e degli interessi
superiori, ci hanno regalato l’Iraq, la Libia , l’Egitto e per ultima la Siria , una via senza uscita
nella quale Obama si è cacciato sproloquiando di linea rossa e di principi
morali.
Non voglio certo tessere l’elogio del cinismo e chiudere gli
occhi davanti all’orrore di innocenti massacrati da Assad con le armi chimiche né
ignorare gli ideali di libertà che anche nel mondo arabo hanno dato segni di
vita. Pur avvertendo il terribile valore simbolico delle morti procurate dall’impiego
di gas chimici, non dobbiamo scandalizzarci per esse più di quanto non ci
scandalizziamo per quelle più numerose procurate dalle armi tradizionali, e
dobbiamo essere più cauti nelle scelte proprio per il rispetto dovuto a quegli
ideali. Gli aneliti di libertà rivendicati dai giovani della primavera araba sono
costretti a misurarsi con la realtà di un conflitto tra fazioni che con la
libertà non hanno nulla da spartire, e una presa di posizione a favore dell’una
o dell’altra parte non è sempre la scelta a favore di un mondo migliore.
Gli USA che hanno una loro responsabilità agli occhi del
mondo, debbono riflettere di più prima di abbandonarsi alla sindrome dello
sceriffo che spesso praticano in maniera dilettantesca a spese di tutti.
I pruriti moralistici
sono un lusso che ciascuno di noi si può permettere nel chiuso del proprio
orticello ma che non ha il diritto di far pagare all’intera collettività.
E' sempre un immenso piacere leggerLa Dott. Mandalà. Anche nel mio messaggio (mail) di gratitudine che Le ho inviato ieri e che spero tanto che ha letto o che legga, Le ho scritto che quel che posta su questo Blog lo condivido pienamente. A presto. Cordialmente
RispondiEliminaMichele Nardelli