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martedì 17 settembre 2013

Italiani brava gente

La rissa tra destra e sinistra ci dà la misura del livello d’eccellenza raggiunto dalla nostra politica. Un esempio ci viene fornito da Renzi il quale, con una battuta da bar dello sport, ha dichiarato che, in caso di elezioni anticipate, “asfalterà” il PDL. Non c’è che dire, una bella dimostrazione di stile da parte di chi aspira a guidare il Paese!
Viene da chiedersi in che modo riuscirà a funzionare la democrazia rappresentativa in un Paese che non ha più rappresentanti in grado di rappresentare alcunché al di fuori della loro improntitudine.
Come si è arrivati a questo punto? Senza farla troppo lunga, si può senza dubbio dire che tutto nasce dalla mancanza di una identità del popolo italiano, incapace di munirsi durante la sua storia di un profilo che ne determinasse in via più o meno definitiva i connotati. Siamo un popolo senza Patria se per Patria si intende comunanza di ideali che contemperi le diversità, siamo apolidi e privi di un sogno comune.
Quando siamo nati come nazione, potevamo scegliere tra illuminismo ideologico e illuminismo pragmatico, tra la dottrina che avrebbe prodotto i dispotismi del Novecento e quella che stava producendo le grandi democrazie liberali.
La sinistra italiana ha imboccato la prima via e ha issato una bandiera che la storia si è incaricata di sbrindellare ma che non ha impedito agli sconfitti di assumere una identità orgogliosa e continuare a esibirla sostituendo il loro sogno fallito con la rivendicazione di una pretesa superiorità morale e culturale. Il vecchio Partito Comunista Italiano, quando ha pattuito con la Democrazia Cristiana la spartizione del patrimonio della Repubblica, si è accaparrato i santuari della cultura e ha posto le basi per orientare la coscienza della gente e determinare che cosa è politicamente corretto. Da quel momento è stata una corsa alla manipolazione in cui sono state impiegate le leve sfornate nelle fucine dei centri culturali appaltati dalla sinistra, i giornali, i maitres à penser, alcuni magistrati, tutti protesi a normalizzare le coscienze e a costruire le “verità”.
Dall’altra parte non c’è stata altrettanta vivacità e lungimiranza. Dopo gli approcci autenticamente liberali di Cavour e il decennio giolittiano, la destra italiana è stata travolta dagli eventi e dalla sua insipienza. Il corpaccione senza anima e senza identità della nostra borghesia ha, tutto sommato, accettato il fascismo e, nel dopoguerra, tenuta insieme unicamente dal collante dell’anticomunismo, si è fatta rappresentare dalla Democrazia Cristiana che tutto aveva tranne una vocazione liberale. Si è riaffacciata sulla scena nel 1994 per esprimere Berlusconi e in questa scelta ha palesato la sua anima mercantile, incapace di volare nei cieli di ideali universali. Priva di una identità culturale legata a tradizioni che altrove, in Europa e nel mondo, hanno partorito solide democrazie, attenta al proprio particulare, ha espresso quello che si meritava, quel Berlusconi che non ha realizzato le riforme epocali promesse, che ha barattato le garanzie di tutti con leggi e ad personam, che, in tema di giustizia, ha emanato leggi liberticide cavalcando una intransigenza che serviva a lustrare la sua reputazione compromessa, fottendosi dei diritti fondamentali ai quali ci richiamano le censure dell’Europa, e dimenticando i proclami liberali con cui si riempie la bocca. Alla fine la legge del contrappasso gli ha presentato il conto e l’on. Alfano dovrebbe avere i l buon gusto di non affliggerci con i suoi starnazzamenti sul diritto sfregiato, lui che da ministro di Grazia e Giustizia ha contribuito a sfregiarlo. Robespierre ha trovato qualcuno più giustizialista di lui.
Ma destra e sinistra hanno perduto entrambi la partita. Padrona del campo è rimasta solo la casta dei magistrati. Come giustamente osserva Angelo Panebianco, “il diritto penale è, fra tutte le forme del diritto, la più primitiva e barbarica…..e quando diventa il mezzo dominante di regolazione dei rapporti sociali, allora ciò che chiamiamo civiltà moderna è a rischio estinzione”. La coazione che è pur sempre una violenza, va usata quando è assolutamente necessaria e su ciò bisogna vigilare.
E invece una politica tremebonda e in preda ad una sorta di cupio dissolvi, anziché vigilare, si è persino privata dell’immunità e ha consegnato sé stessa e il Paese nelle mani di un Potere senza controllo che può decidere a suo piacimento di “regolare i rapporti sociali” e di determinare la sorte di vite umane e di imprese.





4 commenti:

  1. Avvocato,illuminante come sempre...pero'riguardo al "mercante di sogni"anche lei si e'lasciato abbindolare....L'unico partito che veramente meriterebbe un consenso apocalittico e cioe'i radicali,viene sempre lasciato nell'oblio...perche'?

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  2. Non sono avvocato e non mi sono lasciato abbindolare. Ho creduto come tanti alla realizzazione di un sogno e mi sono svegliato bruscamente. I radicali hanno il torto di non avere una autentica struttura di partito e di non offrire agli italiani occasioni di lucrare.

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  3. Non sono avvocato e non mi sono lasciato abbindolare. Ho creduto come tanti alla realizzazione di un sogno e mi sono svegliato bruscamente. I radicali hanno il torto di non avere una autentica struttura di partito e di non offrire agli italiani occasioni di lucrare.

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  4. Come sempre mi ritrovo in tutto quello che Lei, magistralmente, espone. Mi piacerebbe però conoscere un pò di più il Suo pensiero politico e quello che Lei auspicherebbe in un non lontano futuro per salvare l'Italia dalla "casta". Con stima

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