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giovedì 13 settembre 2012

Il 41 bis


Ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa sollevare il problema relativo al regime del 41 bis per essere stato investito, quando ho affrontato l’argomento, da invettive, insulti e inviti a finire i miei giorni in un gulag. So poi che, assieme ai soliti ignoti a caccia di buglioli in cui vomitare il loro odio, debbo mettere nel conto anche  il rischio di essere frainteso dai soliti aruspici che amano leggere chissà quali dietrologie in articoli innocenti, e le sacrosante proteste di quanti portano impresse sulla loro pelle i segni delle ferite riportate sul fronte della lotta alla mafia. Ma sono testardo e torno sull’argomento che, seppure impopolare, ha il fascino della lotta impari e della pietà sentita come imperativo morale.
Mi rivolgo innanzitutto ai parenti delle vittime di mafia. Di essi condivido lo sdegno e comprendo l’ira, ad essi, se la Cassazione deciderà in via definitiva che sono mafioso, seppure estraneo alle loro sofferenze ma colpevole dell’identità inflittami, chiederò perdono, ma ad essi sento di  rivolgermi come a compagni di un medesimo viaggio, titolari di quello che Gibran ha chiamato il comune destino in cui “insieme sono intessuti il filo bianco e il filo nero e, se il filo nero si spezza, il tessitore dovrà esaminare la tela da cima a fondo e provare di nuovo il suo telaio.”
Ad essi dico che il loro desiderio di giustizia è sacrosanto ma che questo desiderio non può confondersi con la voglia di sangue di cui si nutrono gli squallidi personaggi che usano i drammi altrui per liberare la loro anima malvagia, che essi sono l’umore dal quale sono germogliati gli spiriti di uomini che hanno sacrificato la loro vita, che il loro dolore è troppo nobile per sporcarsi col rancore e la vendetta. I loro destini servono a riscattare altri destini e ad essi chiedo di unirsi ai familiari dei carnefici dei loro cari per un atto di giustizia. Quando parlo di giustizia non intendo indulgenza nei confronti delle colpe e delle pene. A ciascuno il suo, ai colpevoli l’espiazione della pena, ai giusti la pretesa del rispetto dei fondamentali diritti umani. Il rigore dell’espiazione non deve essere frainteso e confuso con la tortura, l’espiazione deve procedere senza sconti ma avendo riguardo per la dignità del colpevole e dei suoi familiari. Quando in un mio post proposi la lettera di un detenuto in regime di 41 bis che descriveva le condizioni strazianti in cui si svolgeva il colloquio tra se e suo figlio di pochi anni, ho dovuto registrare il sarcastico commento di un anonimo che si compiaceva della crudeltà del colloquio descritto e si augurava sofferenze ancora maggiori. Ecco cosa intendo per giustizia di contro al giustizialismo, non certo il perdono da parte dello Stato che non può abdicare al suo rigore, ma neanche la vendetta e l’accanimento nei confronti del reo al cui fianco mi piace immaginare la pietà della vittima che ben conosce la sofferenza e ne avverte l’insensatezza.
Ad altri mi rivolgo con diverse motivazioni e, fra esse, non certo la pietà. Alle coscienze libere che hanno a cuore l’equità del diritto mi rivolgo per ricordare loro che hanno dormito a lungo, che tra diritto e sicurezza urge una scelta e che l’opzione della sicurezza finora prevalsa non fa onore alla tradizione dei lumi e delle garanzie liberali. La pena non può essere utilizzata come risposta eccezionale ad una condizione d’emergenza e lo Stato di diritto deve sapere tenere i nervi saldi non dimenticando che la contrapposizione fra sicurezza e diritto va gestita con misura ed equilibrio. Vi è chi si richiami alla lezione Dei Beccaria, dei Montesquieu, dei Locke, e sappia gridare che la pena non è afflizione e che non è ammissibile che esseri umani fatti della stessa carne di noi tutti subiscano l’inferno di una condizione intollerabile quale è quella del 41 bis reiterato ininterrottamente per decenni, senza alcuna considerazione per le mutate circostanze e per le nuove sensibilità nel frattempo maturate nell’animo dei detenuti, in cui la vita fisica e quella psichica vengono giorno dopo giorno spente con un crudele stillicidio di vessazioni che coinvolgono i reclusi e i loro familiari?
Dal mio non invidiabile osservatorio percepisco che mio figlio non è più quello di sette anni fa e constato lo smarrimento di mio nipote costretto a sottoporsi al martirio del colloquio mensile col padre, il vuoto del suo sguardo, la mia inadeguatezza a dare risposte alle sue domande mute e il mio terrore per le derive che possono nascere nel suo animo provato.
Uomini come il Capo dello Stato, campioni del pensiero liberale che hanno a cuore la tutela dell’individuo come Ostellino, luminari della scienza che hanno sostenuto la capacità dell’uomo di cambiare e di avere diritto ad una seconda opportunità come Veronesi, combattivi difensori dei diritti umani come Pannella, Della Vedova e Manconi, portatori di una concezione giuridica rigorosamente garantista come Pisapia e Ferrajoli, giornalisti intellettualmente onesti come Panza, Polito, Battista e carismatici come Scalfari, non hanno alibi se continuano a latitare in una contesa che riguarda la civiltà del diritto ancor prima della sopravvivenza di vite umane. Ad essi ricordo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 39/46 del 1987 ha approvato una Convenzione contro la tortura e ha obbligato gli stati contraenti ad adottare una serie di provvedimenti in sintonia con la convenzione approvata. La legislazione italiana non si è ancora adeguata a quest’obbligo e, se si fa riferimento all’art. 27 della Costituzione sulla umanizzazione della pena, non c’è dubbio che il 41 bis è un regime di tortura e che la sua applicazione è un vulnus del nostro sistema giudiziario. D’altronde siamo destinatari di parecchie censure in merito da parte della Comunità europea. La giustizia in uno stato liberale altro non è che una valutazione morale esercitata in un ordinamento legale, grazie alla quale lo Stato può giustificare il ricorso alla violenza, attraverso la condanna e la carcerazione, in risposta alla violenza del cittadino. Ma lo Stato che affida ad una valutazione morale la ragione della sua violenza, non può prescindere da un analogo imperativo morale che imponga il rispetto della condizione umana alla quale è costretto a fare violenza.
E’ questo un appello alle coscienze libere, agli Ostellino, ai Veronesi, ai Pannella, Della Vedova, Manconi, Pisapia. Ferrajoli, Panza, Polito, Battista, Scalfari e ad altri uomini di buona volontà perché si rivolgano alla associazione Liberarsi a Grassina (Fi) ( assliberarsi@tiscali.it ) che da tempo si batte in difesa dei diritti dei detenuti e assieme ad essa si intestino una battaglia per l’abolizione del 41 bis, una battaglia che so difficile perché combattuta contro avversari che godono di seguito, di potere di veto e coagulano umori giacobini coltivati a lungo e capillarmente diffusi in una opinione pubblica spaventata e incitata al linciaggio, ma che ha il fascino delle lotte degne perché riguarda l’uomo della cui centralità cominciò a parlare un certo Socrate attirandosi l’accusa di empietà, perché riguarda la sua dignità che è quella di tutti noi.
Avevo previsto di rivolgere questo appello al cardinale Martini, così vicino alle sofferenze dei carcerati, ma sono arrivato tardi. Sono comunque certo che da lassù ci darà una mano.

28 commenti:

  1. io la 41bis la darei ai signorotti vestiti da bravi ragazzi che in giacca e cravatta comandano e decidono e che oggi ti baciano,domani ti accoltellano...che ci fottono e ci prendono in giro...a quelli la darei la 41 bis(ma solo nel caso non sia possibile sgozzarli come galline).
    Lei ha la mia solidarieta'

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  2. Il fatto che hai la sfrontatezza di scrivere simili bestialità dimostra che il 41 bis non è abbastanza per la feccia come te: è per colpa di esseri indegni come te e di bestie come i tuoi compari che questo Paese è diventato lo schifo che è.
    Avete sterminato il meglio della società condannando un'intero popolo alla sottomissione, privandolo dei diritti fondamentali e di una vita normale e decente: mi fai schifo, te e tutti i tuoi compari, a partire dai tuoi amichetti che hanno usurpato le Istituzioni infangandole con la loro indecenza, fino all'ultimo degli scagnozzi che hanno loro spianato la strada.
    Non è vendetta: è semplice decenza, quella che voi avete negato a milioni di altri esseri umani. Nessuno vi ha obbligato a fare le scelte che avete fatto: avete perso il diritto, che voi negate agli altri, di lamentarvi. Dovrebbero darvi l'ergastolo a tutti automaticamente e tenervi in assoluto isolamento fino a che non dite tutto ciò che sapete, animali!
    Fate schifo, siete veramente disgustosi: ipocriti e viscidi!

    Loris Prezia,
    via Reggio 23, Torino: ora mandami uno dei tuoi...
    Non tutti vi temono.

    MRN

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    1. Loris, perdonami, ma ho alcune domande da porti. Ti rendi conto di quello che scrivi? Come mai tanta rabbia verso gente che già soffre? Hai mai letto il Vangelo? Quando dici che 'nessuno li ha obbligati a scegliere il crimine', ti sbagli riguardo a molti casi. Prova a nascere in una famiglia della criminalità organizzata e poi ne riparliamo.

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  3. Sig. Mandalà, disapprovo il fatto che le permettano di utilizzare un blog per esprimere liberamente le sue ideee. Io non credo, pur comprendendo l'amore di padre e di zio, che lei dovrebbe esprimere liberamente la richiesta di abolizione del 41 bis con l'aggravio della pubblicità che le ha procurato Il Fatto Quotidiano e Santoro. Lei parla del Beccaria ma il Beccaria puntava al recupero del singolo dandogli la possibilità di avere una seconda chance. Ma chi è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa, consapevole del male che procurava e premeditando tale male, non può e non deve godere di agevolazioni che comportino l'abolizione oppure il miglioramento delle condizioni relative al 41 bis. Come diceva la vedova Schifani, agente morto nella strage i Capaci, "loro non cambiano!" e non cambieranno mai a meno che la mafia non venga finalmente e definitivamente sconfitta e ci sia una revisione del fenomeno come è avvenuto con il terrorismo. Lasci poi in pace il Cardinal Martini, strumentalizzare le sue parole e le su azioni non le gioverebbe.

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  4. Gentile Sig. Nino Mandalà,
    sono approdato casualmente sul suo blog mentre cercavo informazioni sulla trattativa stato-mafia e mi sono appassionato a tal punto da leggere quasi tutti i suoi post.
    Ho apprezzato molto sia i contenuti che giudico di altissimo valore morale, sia la sua grande cultura, sia il suo stile letterario.
    Ancor di più ho apprezzato che, nonostante i grandi dolori che la vita le ha riservato, ha mantenuto non solo la forza di andare avanti, ma anche il coraggio di condurre una difficilissima battaglia.
    Questa è l'idea che mi sono fatto di lei e ho anche pensato che se in italia esistono ancora persone di questa caratura morale, allora forse c'è ancora speranza per il nostro futuro.
    Ma... poi ho cercato in rete informazioni sui sui "presunti" reati, e quello che ho trovato stride tantissimo con ciò che esprime nel suo blog. In pratica la dipingono come un boss mafioso.
    Sono passato emotivamente dalle stelle alle stalle.
    Mi deve scusare se il mio commento può sembrare offensivo, le assicuro che non intende esserlo.
    E' solo che ho voglia di capire e magari posso darle la possibilità di chiarire le idee a chi come me resta incredulo di fronte a questa dicotomia.
    Insomma lei chi è: un mafioso che si è redento? un innocente ingiustamente perseguitato?
    Spero vivamente in una sua risposta, e comunque la ringrazio perchè molti dei suoi post mi hanno arricchito e mi hanno dato grandi spunti di riflessione.

    Commenti come "disapprovo il fatto che le permettano di utilizzare un blog per esprimere liberamente le sue idee" mi rigettano, purtroppo, nello sconforto e nell'amarezza, per non parlare di chi ha come unica argomentazione l'insulto.

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    1. Ma non l'hai capito che questi sono falsi fino al midollo osseo?
      Se non avessero preso lui e suo figlio (assassino condannato all'ergastolo) sarebbero ancora in giro a fare del male.
      Il figlio di questo individuo si è portato il figlioletto a fare un sopralluogo nel posto dove poi ha ucciso una persona!
      Hai capito che gente è?

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  5. lei ha tutto il diritto di chiedere l'abolizione del 41bis, pero' d'altro canto noi abbiamo il diritto di chiederle di schierarsi contro la mafia apertamente e di partecipare a iniziative anti-mafia (quelle serie, non quelle dell'anti-mafia dei chiacchieroni che vanno per salotti televisivi a vendere libri).
    Lo farebbe ?

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  6. vorrei dire ad Aledo di tenersi forte se teme di " cadere nello sconforto" e di pensare allo sconforto che vivono da anni i siciliani, vessati in ogni modo dalla mafia e in particolare allo sconforto visuto dai familiari delle vittime della mafia. Ci sono due gradi di giudizio che condannano il sig Mandalà e tanto basta. Io come cittadino qualunque e senza le amicizie del sig Mandalà, non avrei potuto esprimere il dissenso che lui esprime sui giornali e in televisione. Francamente non ho alcuna pietà per il figlio dl sig Mandalà, quando penso ai numerosi servi dello stato rimasti esanimi per terra e penso ai loro figli e penso ai siciliani onesti. Il sig Mandalà forse voleva conforto e giustizia da questo blog, ma ha sbagliato i suoi calcoli, per la giustizia ci sono le sedi appropriate. Con questo chiudo il mio intervento, quindi scrivete quello che vi pare insultatemi se vi viene la voglia. Il sig. Mandalà non merita fino alla sentenza definitiva più la mia attenzione. Si ricordi soltanto una cosa sig. Mandalà, questo blog le si potrebbe ritorcersi contro.

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  7. sign. mandalà,
    cos è questo? un blog? o forse sta cercando di mandare qualche messaggio segreto a quelli che ancora lì fuori godono della protezione delle istituzioni? ai suoi compari insomma, che ogni giorno vessano i poveri cittadini "ca si vuscanu u pani" onestamente e calpestano la dignità degli stessi quotidianamente, chiedendo loro il pizzo e spacciando droga?
    Come avrà capito io sono siciliano, di Bagheria per la precisione (roccaforte del suo boss Provenzano).Nato e cresciuto lì.Quindi il fenomeno mafioso lo conosco bene e, anche se non la conosco personalmente, conosco le "facce" dei mafiosi, le loro movenze, il loro atteggiarsi, insomma vi conosco bene. E quindi, sign. Mandalà, lei potrà prendere per il culo tutti ma sicuramente a me non fa nessuna tenerezza e sarei propenso a votare per la pena di morte per quelli come lei se ne avessi la possibilità.
    Non sapete come uscire da sto 41 bis eh? C avete provato con il figlio d provenzano che, tutto "piatusu" e figlio devoto, ha avuto il coraggio di presentarsi in tv da Santoro e chiedere che al povero padre venissero accordate misure più rispettose della sua condizione di salute. Mi viene da ridere. Un boss come Provenzano, "u tratturi" lo chiamavano no? e non per la sua stazza o per amore verso l agricoltura, ma perchè ricordava la sua efferatezza nell'uccidere la gente, dicevo, il sign. Provenzano dovrebbe essere trattato con più umanità? sorrido e lascio perdere.
    Ammiro la sua verbosità e noto con piacere che non siete tutte bestie ignoranti ma bestie restate, niente di più. E' ovvio che il suo è un tentativo che usa la retorica per ottenere un trattamento migliore per la sua condizione.
    Spero che le sue preghiere muoiano con lei.
    Quelli che il fenomeno mafioso l hanno visto solo in tv non potranno mai capire cos è, ed è a loro che lei si rivolge perchè sa che in sicilia la gente onesta sputerebbe sul suo nome.
    Si penta sig. Mandalà e dimostri che ancora un po di dignità le è rimasta. Usi la sua cultura per combattare la mafia e non agevolarla chiedendo che venga sospeso il 41bis.
    saluti
    Nicolò Lo Piparo

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  8. Sig. Mandalà, dopo due gradi di giudizio a lei avversi per uno dei reati più infamanti nel panorama penale italiano, il buon senso e il decoro vorrebbero che le si astenesse da fare commenti sul 41bis e sulla tematica mafia.
    Aspetti serenamente il terzo grado (la Cassazione, ossia quello di forma, non di merito) e qualora venga condannato, sconti la sua pena secondo quanto la società civile ed onesta ha deciso.
    Se le rimane della dignità, si astenga.
    Danilo

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  9. Quante belle parole, quante belle citazioni. Mi meraviglio anche che qualcuno parli di dignità riferita a gentaglia che, a mio parere, a causa degli atti immondi di cui si è macchiata, non ha neppure il diritto di vivere, figuriamoci quello di parlare.

    Sig. Mandalà lei è solo fortunato a vivere in una terra disastrata, sopratutto giuridicamente, dalle troppe infiltrazioni mafiosi nei poteri forti dello Stato, com'è l'Italia. In altri più civili Paesi, lei e quelli come lei li manderebbero alla sedia elettrica, è il caso di dirlo, seduta stante.
    Altro che 41bis. Voi mafiosi dovrebbero sterminarvi, come si fa con i parassiti, una volta per tutte. Dovrebbero "ripulire" questa povera Nazione, dalla vergogna che rappresentate agli occhi della gente onesta e per la quale siamo famosi, e derisi, in tutto il mondo.
    Ma come dicevo, lei è fortunato a vivere in Italia. Può permettersi di scrivere anche in un blog. Ma tant'è prima o poi, come tutti noi, anche lei e tutti quelli della sua "specie" dovrete morire. Sarà allora un giudice imparziale e giudicare i vostri atti e a chiedervene conto.

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  10. Trovo assolutamente inopportuno, diseducativo e soprattutto vergognoso,
    che un CRIMINALE, BOSS MAFIOSO, possa avere un suo spazio PUBBLICO dove esternare tranquillamente le sue opinioni.
    Se lei avesse un minimo di pudore, cosa che di certo non si può pretendere da "persone" come lei, se ne guarderebbe bene dall'esprimersi con tanta disinvoltura.
    Deve ringraziare anche politici accondiscendenti e istituzioni corrotte, se il Cancro Mafia è ancora ben lontano dall'essere estirpato!!!!

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  11. Mandalà, fino a quando non denunci i tuoi complici sei anche tu un ASSASSINO.
    Il 41 bis E' POCO PER GENTE COME TE.

    Ma lo sapete che il figlio di questo signore, condannato all'ergastolo, si è portato il figlioletto durante uno dei due sopralluoghi fatti nella zona in cui poi ha effettuato un omicidio!

    http://www.ateneonline-aol.it/080429anco.php

    Vi rendete conto di cosa potrebbe pensare un domani il nipote del sig. Mandalà a proposito di che personaggi sono il nonno e il padre?
    Avrei voluto evitare di fare questa orrenda citazione, ma lo sdegno nel leggere le parole di questo individuo è troppo.


    MANDALA', l'unico modo per recuperare un minimo di dignità umana è quello di DENUNCIARE I TUOI COMPLICI!

    OPPURE SMETTI DI AMMORBARE LA RETE!

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  12. Non capisco innazitutto cosa ci faccia lei con un blog. Il regime carcerario che le è stato assegnato dovrebbe, come anche lei sostiene, isolarla completamente dal resto del mondo e invece lei è libero di lanciare messaggi e segnali a chicchessia.
    La seconda riflessione è che un personaggio come lei vissuto in ambienti mafiosi che, immagino avrà causato tantissimo dolore e sparso sangue, contribuendo al sottosviluppo della mia meravigliosa regione, come pretende un personaggio come lei di insegnare alla società civile, alla quale lei non appartiene, come comportarsi?

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  13. Signor Mandalà,
    posso capire che il 41bis possa diventare una tortura. Posso immaginare l'effetto che ha sulla psiche di persone che, da avere il mondo ai loro piedi, sono costrette in una tana senza vita.
    Ma vorrei chiederle di fare un passo indietro.
    Non crede forse che spiegare oggi i passaggi che hanno portato a questo provvedimento sia più importante e determinante per il futuro di una battaglia contro lo stesso 41bis?
    Dovremmo forse spiegare come davvero la mafia …non esiste..
    Perchè solo con la dichiarazione di esistenza lo stato e noi stessi riusciamo a vederla, a farcene una rappresentazione. Solo enunciando dopo aver saputo il corpo rinchiuso riusciamo a credere di poter capire. La mafia non esiste, ma il 41bis ci dà la possibilità di vederla, di sapere che c'è, che si è incarnata ed è rinchiusa in una grotta con una grossa pietra a bloccarne l'ingresso.
    Ma la mafia per molti, e per i furbi, continua a non esistere. Forse dobbiamo ricominciare, e capire perché Cosa Nostra. Da dove. Per quali profondi motivi. E poi capire cosa è successo, cosa è avvenuto negli anni fino ai giorni nostri. Dobbiamo cercare cosa esiste. Cosa possiamo vedere sentire e capire nella realtà: la storia di un popolo, la storia di fame e ingiustizia che i siciliani hanno tatuato sul cuore, di come i ricordi divengano decaloghi fra le generazioni di siciliani e il perché di tutta la letteratura orale, mitologica, quindi vera per la verità che spetta al mito, riguardanti uomini d'onore pronti a soccorrere il bisognoso, il fratello, l'uomo buono. E poi? E poi capire i rapporti all’interno di quel particolare cosmo che è la famiglia siciliana. Dobbiamo spiegarci come le persone amino concepire la famiglia in Sicilia. Come pensano il buon padre e la buona madre. Come intendono la parola rispetto e la parola onore, e la parola amore. Per poi fare luce sulla micro-solidarietà, pilastro economico e sociale della vita isolana. Dobbiamo riuscire a scoprire se in Sicilia oggi è il bisogno a rendere i cittadini schiavi o altro. Perché è una terra di schiavi senza dignità ormai. Schiavi a tutti i livelli. Dobbiamo chiederci perchè quando qualcuno in Sicilia ottiene un potere, invece di diventare responsabile, diventa solo dominante. E perchè le donne e gli uomini di Sicilia trattengono come un respiro il loro desiderio di libertà. Da dove prendono la forza per rinunciare a essere se stessi? Como si consolano? Perchè non cercano di cambiare il senso di una società, anche salvando tutte le peculiarità del vivere siciliano?
    E poi il grande e meschino libro della paura, che oggi miete i frutti migliori e maturi.
    Che fare quindi?

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    1. La battaglia contro la tortura dell'ingiustizia non deve partire prima fra le strade della Sicilia, nelle case, nelle scuole e nei luoghi di lavoro per poi arrivare fino alle carceri? O crede che si dovrebbe partire da lì, dal luogo che detiene, come in un rapimento, l'unico corpo materiale della mafia? Con il 41bis abbiamo la possibilità di ripensare e riscrivere un mito, poiché lo stesso 41bis è mitico, è pena epica, oltre umana, come del resto sono lontani dall’umanità i reati di chi al 41bis è destinato. Siamo in un racconto di Dei decaduti. Di Dei ammalati. Rinchiusi e quindi vivi non più nella loro vita ma nell’immaginario popolare, immaginario indispensabile ad ogni società per un primo moto al riconoscimento di sé. E’ d’accordo?
      La violenza estrema in cui sono sommersi tutti i siciliani, autentico stupro della libertà individuale in Europa, non può portare che al 41bis, ma il solco lo scava il segreto mafioso, altro isolamento, e l’omertà, altro silenzio incomunicabile.
      Eppure una cosa è certa, il 41bis smaschera del racconto mafioso di oggi le crepe profonde e forse oramai insanabili. L’esito, immaginano i giusti, è un nuovo equilibrio. Non credo sperino di più.
      Un equilibrio anche auspicato da molti, come si legge, da tutte le vittime della mafia, dai loro parenti ma forse anche da una parte consistente di mafiosi, vittime della loro vita, delle loro scelte irrevocabili, della loro violenza.
      Io credo che ci siano uomini in Sicilia, nei tribunali nei giornali nelle associazioni, che vivano ben più isolati dei detenuti del 41bis. L’eroe è solo. Purtroppo. E' un problema culturale che affiora in ogni trincea. Quando questi uomini non saranno più soli, quando arriverà calore umano a queste anime condannate alla tristezza, se non alla morte, allora non servirà l'isolamento totale del detenuto di mafia. Quel giorno la mafia esisterà nella testa di tutti, e sarà più facile.
      Oggi il detenuto isolato è l’ombra del magistrato o del poliziotto ucciso. L’ombra che non vuole abbandonare il corpo di un innocente assassinato. E come ombra vaga sulla terra, la resistenza al lutto la tiene imprigionata, ben legata alla memoria, nella speranza di far rivivere quei morti incolpevoli. E’ una guerra strana, una guerra, così si dice. Ma in una guerra le diplomazie non smettono mai di parlarsi, non è vero? Una guerra fra isolati, una guerra fra malinconie. Una guerra fra persone non libere.
      Ma in Sicilia dopo i comandamenti di Cristo vengono le leggi dello stato e sopra ogni cosa le leggi del feudo mafioso. Che fare? Forse la mossa spetta a Cosa Nostra. Se vuole abbattere il senso del 41bis deve uscire allo scoperto. Combattere una guerra diversa. Non con le stragi! Deve ripudiare l’omertà e il segreto e dichiararsi stato, smontando le armi e tornando al sogno di una Sicilia indipendente e pacifica. Solo allora il quadro cambierebbe completamente. I morti non ci sarebbero, la percezione della mafia sarebbe diversa, la violenza cesserebbe e non si cercherebbero cavalli di troia da mandare a Roma o a Palermo a fare il male di tutti, ma si chiederebbe conto direttamente ai cittadini che fino ad ora hanno solo subito. Ma…

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    2. Ma… è fantasia.. non accadrà una cosa del genere, e da Roma, almeno ufficialmente, non si toglierà il suo famigerato articolo. Mai la mafia diventerà adulta, mai uscirà da quel complesso adolescenziale di ebbrezza delle potenza. Mai comprenderà, come hanno fatto altri gruppi politici o terroristici o addirittura di narcotraffico, che il tempo passa, che le cose cambiano, e che o si cresce e si diventa adulti, meglio se responsabili maturi e rispettosi, o si muore.
      Io credo in ideali difficilmente realizzabili ovunque, e in special modo nella mia terra di origine, ma mi accontenterei, per sperare, di un primo passo verso la vita, verso la libertà primaria, verso una dignità minima…
      …pensando a quanto gli appartenenti a Cosa Nostra avrebbero guadagnato in certezza di libertà e rispetto: perché non hanno mai aiutato il benessere del loro popolo? Perchè quando i mafiosi hanno fatto i “grandi soldi” non hanno voluto migliorare la vita dei siciliani, anche poi controllando ogni cosa senza sfuggire alla loro visione delle cose? Avrebbero potuto costruire un paradiso, se avessero voluto avrebbero potuto essere autonomi e ricchissimi, con le persone ancor più prone, non devote per paura ma per ricchezza. In un posto del genere nessuno avrebbe osato proporre il 41bis, o sbaglio?
      Perchè le città sicule languono nell'orrore?
      Perchè i disoccupati si annoiano al sole?
      Perchè i giovani devono fuggire?
      Perchè tutto è lasciato morire?

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  14. non solo state in vacanza a spese della collettivita', avete anche il coraggio di lamentarvi della civilta' con cui venite trattati mentre dovreste essere appesi a testa in giu' nelle piazze delle citta' libere della sicilia... libere da gentaglia vigliacca e parassita come voi.

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  15. A tutti coloro che si stupiscono che Mandalà abbia un blog..
    Io credo che ogni cosa che si smuove faccia bene. Sia che si parli a favore o contro la mafia, sembra assurdo, ma per capire quel mondo è indispensabile per prima cosa comunicare. Inoltre un boss mafioso non è un criminale comune. Non è un gangster, non è uno stupratore o un politico corrotto. Certo la mafia è molto cambiata negli anni, è sempre più spietata, si è via via allontanata dal territorio e forse possiamo pensare a correnti di pensiero ora dominanti ora in minoranza all'interno della mafia, ma il mafioso fa parte di una cultura, profonda, immane, complessa come la società che la genera. Se banalmente consideriamo e trattiamo i mafiosi come criminali comuni dimostriamo di non aver capito nulla. Sono altro. Profondamente altro. La mafia è un sistema di valori, lontani o assurdi per molti di noi, ma se non capiamo questo non la vinceremo mai. Occorre entrare nella sua complessità, anche con rispetto, per capirne le dinamiche, gli aspetti psicologici e sociali. E non urlare vendette irrealizzabili e inutili. Un saluto

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    1. Adesso stare a differenziare mi pare esagerato .
      Pero' qui bisogna stabilire se vogliamo vendetta o giustizia .
      Se quelli che si accaniscono tanto, poi sono gli stessi del popolo delle agende rosse o quelli che mettono le firme per difendere i magistrati, allora c'e' qualcosa che non va .
      Siamo in uno stato di diritto e il signor Mandala' sta esercitando i suoi, come lo stanno facendo i Sofri e i Fioravanti, che pontificano senza aver scontato a pieno la pena .
      Pero' quelli gli insulti non se li beccano .
      E' ipocrisia .
      E a proposito di sistema di valori e mentalita' mafiosa, quelli che vengono qua a gridare, quanto hanno fatto per sradicarla ? O pensano che augurare la morte a un mafioso gli ripulisca le coscienze ?

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  16. 1. Un giorno, di mattino presto, Gesù si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andò da Lui ed Egli, sedutosi, li istruiva.
    2. Allora gli scribi ed i farisei Gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, Gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora, Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”
    3. Ma lo dicevano per metterLo alla prova e per trovare un'accusa contro di Lui. Ma Gesù, chinatosi, cominciò a scrivere col dito per terra, come se non li sentisse.
    4. Siccome insistevano nell'interrogarLo, si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei.”
    5. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. E quelli che avevano udito furono toccati dalla propria coscienza e se ne andarono uno dopo l'altro, dagli anziani fino agli ultimi; e Gesù rimase solo; solamente la donna era rimasta lì.
    6. Dopo essersi alzato e non vedendo che la donna, Gesù le disse: "Donna, dove sono coloro che ti accusano? Nessuno ti ha condannata?” Ed essa Gli rispose: "Nessuno, Signore.” E Gesù le disse: "Neanche Io ti condanno; d'ora in poi non peccare più e va' in pace.” (Cap. 36, 1-6)

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    1. E allora? Quella era una trombata e invece qui si parla di omicidi. Ma da quale parrocchia esci? E comunque a Don Mandalá, immagino gli piaccia di piú il tiolo di Don piuttosto che Signore, gli stiamo facendo un bel favore a scrivere sul suo blog che non si cagava nessuno. Se difatti andate vedere i suoi interventi passati, sono privi di commenti o al massimo ce ne sono uno/due.

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    2. No, Renato, non era una... come l'hai chiamata tu. All'epoca l'adulterio era un reato grave per il quale era prevista la lapidazione. Gesù ha fatto un esempio che vale ancora oggi. E se non te lo ricordi era venuto per i peccatori e non per i giusti come te che potrebbero esprimersi in maniera meno volgare riguardo agli atti sessuali. E San Disma che oggi sarebbe un vero e proprio malavitoso condannato al 41 bis adesso sta pregando per te. Qui non si tratta di dare una spacca sulla spalla a chi fa parte della criminalità organizzata e dirgli 'Vai pure', si tratta di offrire condizioni di vita sane che non nuocciano all'integrità psico-fisica di nessuna persona. Non appartengo alla mafia e non ho parenti che vi appartengano, ma trovo degno dei lager il trattamento riservato ai detenuti del 41bis o quello che è. Credo anche che dialogare con Don Mandalà civilmente gioverebbe a tutta la società. Magari questa persona farebbe chiarezza sui suoi errori e noi pure, ma purtroppo ci stiamo comportando come animali.

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  17. @Renato ” E Gesù le disse: "Neanche Io ti condanno; d'ora in poi non peccare più e va' in pace.”

    Caro Renato leggi bene: è un invito al signor Mandalà al pentimento.

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  18. A Filippo Franzone: vedo che non nutre alcun dubbio sulle mie colpe.E' la lettura dei Vangeli che le ispira tanta certezza?

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  19. @nino mandalà . No io nutro molti dubbi,specialmente con i media di oggi.I Vangeli possono aiutarci a riflettere . Con il mio post intendevo raggiungere questo obbiettivo.Per quanto riguarda il suo pentimento mi riferivo ad un eventuale ravvedimento dettato dalla propria coscienza.

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  20. Sig Mandala'Lei ha tutta la mia stima e la mia comprensione!E u pensiero va atutti i compagni che sono al 41bis!!Ci dovebbero mettere questi cornuti di politici al 41bis!!Che se ne fottono della gente !E pensano solo ai loro interessi!!
    Salutammo!!!!!!

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