Il suicida anonimo
A pié pagina, nascosta tra le pieghe di notizie più importanti, leggo la notizia: “ Licenziato per un furto di 5 euro, si uccide ”.
Anche la cronaca ha una sua logica spietata e, se ad uccidersi è un povero diavolo sommerso dalla vergogna per in’accusa di furto seppur lieve ma che gli è costato il licenziamento, l’ordine dei valori relega questa notizia all’interno del giornale e la liquida con poche righe.
Non importa quello che è passato per la mente e per il cuore di quest’uomo tanto da indurlo ad un gesto estremo solo perché sospettato di avere rubato 5 euro di buoni spesa che al netto dell’utile dell’azienda si riducono a 3 euro, la logica di mercato non fa eccezioni e non si cura della banale disperazione di un uomo che non fa notizia.
Immaginiamo quest’uomo mentre, seppur marito di una giovane sposa e padre di un bambino di 3 anni, spoglia il suo cuore di ogni pietà e si abbandona alla crudeltà di un addio, la testa in fiamme, si annoda la corda intorno al collo, preda della sua lucida follia, si lascia penzolare dal nodo che gli attanaglia e gli lacera la gola e ci guardiamo attorno sperando di imbatterci in una penna pietosa che voglia descriverne la disperazione ultima. Ma la ricerca risulta vana e si smarrisce nell’indifferenza delle penne d’autore distratte e ciniche, impegnate altrove a descrivere i pruriti erotici del Cavaliere e ad avviare sbavanti guardoni dietro il buco della serratura.
Persino la viltà del suicidio ha una sua nobiltà in confronto a tanta disumanità ed anche questo è il segno dei tempi
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